
Un poetico ritorno a casa. Potrebbe essere questo il filo conduttore della mostra che Modena dedica a Carlo Mattioli (1911–1994), uno dei protagonisti assoluti dell’arte italiana del Novecento, che torna nella città natale con l’esposizione “Colors”, ospitata nel Complesso ex chiesa di San Paolo (via Selmi 63), a pochi passi dalla casa dove l’artista nacque nel 1911, in via Selmi 6, in una famiglia di artisti.
La mostra, a ingresso libero, sarà visitabile dal 24 ottobre 2025 all’8 gennaio 2026, il venerdì dalle 15 alle 19.15 (ultimo ingresso alle 18.45) e il sabato e la domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19.15. L’esposizione è accompagnata da un catalogo a cura della Fondazione Carlo Mattioli, promotrice dell’iniziativa insieme al Comune di Modena.
La presentazione della mostra si è svolta questa mattina alla presenza di Anna Zaniboni Mattioli, nipote dell’artista, del giornalista e scrittore Marco Pozzali, entrambi in rappresentanza della Fondazione Carlo Mattioli, e dell’assessore alla Cultura Andrea Bortolamasi che così spiega: “Il ritorno a Modena delle opere di Mattioli chiude un cerchio ideale, iniziato con la sua nascita, nel 1911, a pochi passi dal Complesso culturale San Paolo, lo spazio che ospita questa mostra, tanto importante quanto attesa: un appuntamento culturale che si inserisce nel percorso di valorizzazione del Complesso culturale San Paolo e delle arti figurative e visive.”
Nato a Modena l’8 maggio 1911, Carlo Mattioli trascorse qui la primissima infanzia, in via Selmi, a pochi passi proprio dal Complesso di San Paolo che oggi accoglie la mostra. Nel 1925 la famiglia si trasferì a Parma, dove l’artista avrebbe costruito la propria identità culturale, umana e pittorica, entrando in contatto con personalità come Antonio Delfini e Ugo Guandalini, anch’essi modenesi, e intrecciando un dialogo profondo con poeti e intellettuali come Attilio Bertolucci, Mario Luzi, Oreste Macrì, Giorgio Morandi e Roberto Longhi.
Nonostante il lungo radicamento a Parma, Modena non dimenticò Mattioli. Già nel 1949 la città gli dedicò una personale, presentata da Bertolucci, nella storica Galleria “La Saletta” degli Amici dell’Arte. Oggi, più di settant’anni dopo, la sua Modena lo accoglie di nuovo, in un omaggio che ha il sapore della memoria e il respiro della riconciliazione: un ritorno alle origini, alle radici, alla bellezza.
“Colors” raccoglie una trentina di opere, datate tra il 1974 e il 1992, che documentano la fase matura di Mattioli, quando il suo linguaggio si fa pienamente personale e riconoscibile. In questi anni il pittore esplora il rapporto tra natura e colore, trasformando il paesaggio in una vibrazione continua di materia e luce.
Il colore, per Mattioli, non è semplice strumento espressivo, ma linguaggio assoluto, voce interiore, incarnazione della vita stessa. I suoi rossi ardenti, i verdi palpitanti, i neri profondi come ferite e i bianchi contaminati di luce e ombra rivelano un universo in cui la pittura diventa esperienza sensoriale totale: visiva, tattile, emotiva.
Scriveva Gauguin: “Il colore, essendo esso stesso magico, non può essere usato che magicamente”. Mattioli ne fa il proprio credo: in lui il colore prende la parola, diventa pensiero e respiro, “sangue denso” – per usare una sua stessa immagine – che scorre nella corrente della pittura.
Nei paesaggi di Mattioli la natura non è rappresentata, ma evocata, filtrata da una sensibilità che la riduce all’essenziale per restituirne l’anima. I contorni netti, le campiture pure, le geometrie semplici rivelano un bisogno di ordine e di misura, mentre i colori – densi, stratificati, vitali – generano un’energia interiore che trascende la forma. È una pittura sospesa tra figurazione e astrazione, come già intuiva Nicolas de Staël quando diceva: “Una pittura dovrebbe essere contemporaneamente astratta e figurativa. Astratta in quanto muro, figurativa come rappresentazione di uno spazio”.
L’“albero di Mattioli”, icona e archetipo del suo immaginario, appare e scompare, si moltiplica, si sposta nel quadro come un attore su una scena teatrale, generando attesa e ritmo. La luce è protagonista silenziosa: taglia il cielo, plasma la terra, filtra tra le chiome, si riflette sull’acqua. Ogni quadro è un luogo mentale, una meditazione sulla pittura e sulla vita.
La mostra modenese offre l’occasione di riscoprire l’intero percorso di un artista appartato ma centrale, che ha attraversato il Novecento senza mai farsi imprigionare dalle mode, fedele a un’idea pura e intransigente della pittura.
Mattioli fu anche incisore, illustratore e ritrattista – noti i suoi ritratti di De Chirico, Carrà, Guttuso, Morandi, Manzù e Longhi – ma trovò nel paesaggio il suo lessico più intimo e universale. La sua è una pittura che parla del tempo, della memoria e della solitudine della natura, attraversata da una tensione poetica che ancora oggi commuove per la sua attualità.
Come scriveva Cézanne, “lo stesso soggetto visto da un’angolatura diversa offre materiale di studio così variato che potrei restare per mesi senza cambiare posto”. Anche Mattioli, davanti al suo paesaggio, sembra non muoversi: cambia lo sguardo, cambia la luce, cambia il colore. Ma il cuore resta fermo, fedele all’essenza della pittura.
Mostra “Carlo Mattioli. Colors”
Complesso ex chiesa di San Paolo, via Selmi 63, Modena
24 ottobre 2025 – 8 gennaio 2026
Venerdì 15–19.15 (ultimo ingresso 18.45)
Sabato e domenica 10–13 / 15–19.15 (ultimo ingresso 18.45)
Ingresso libero
Catalogo a cura della Fondazione Carlo Mattioli