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“Scuole Aperte” per sperimentare un modello di comunità educante: finanziato il progetto del Comune di Reggio Emilia

Attività pomeridiane e in estate progettate con i soggetti del territorio. Assessora Marwa Mahmoud: “Il nostro modello è basato su reciprocità, ascolto e condivisione”

La conciliazione dei tempi di vita e di lavoro secondo il modello reggiano che valorizza l’ascolto, la reciprocità e la centralità del bambino e della famiglia. Un modello che ha consentito alla cittadina emiliana di raggiungere tassi di scolarizzazione record e di essere di riferimento a livello nazionale e internazionale sui temi dell’educazione e che si vuole sperimentare anche negli anni di formazione successivi, in particolare nella scuola primaria.

Si chiama “Scuole aperte: sperimentazione di un modello di comunità educante” il progetto promosso dal Comune di Reggio Emilia che ha appena ottenuto un finanziamento dalla Regione Emilia-Romagna attraverso il bando Partecipazione.

Il progetto nasce con l’obiettivo di individuare risposte al grande bisogno di conciliazione vita-lavoro espresso dalle famiglie, ma intende farlo in modo collettivo, attivando una rete territoriale di cui sono soggetti attivi la scuola, l’ente locale, il terzo settore e le imprese: una comunità che si fa educante, capace di affrontare le attuali sfide educative con ascolto, reciprocità e corresponsabilità. L’iniziativa si inserisce pienamente nelle linee di mandato dell’Amministrazione e nella tradizione di partecipazione ed educazione che da sempre caratterizza Reggio.

“Scuole aperte” punta a rafforzare il legame tra scuola e comunità attraverso una co-progettazione, valorizzando la scuola come presidio sociale e culturale anche oltre l’orario curricolare, aprendo gli spazi scolastici nei pomeriggi e durante l’estate per ospitare nuove attività educative e ricreative.

Il progetto prevede, a partire da settembre, una prima fase di ascolto e raccolta dei bisogni delle famiglie e dei territori. Successivamente saranno individuate due Istituti comprensivi e i rispettivi quartieri di riferimento per avviare la sperimentazione.

La costruzione di un patto educativo tra scuola, amministrazione comunale, terzo settore, famiglie, gli stessi bambini e ragazzi, quali utenti dei servizi, e le imprese del territorio sarà il punto di partenza per co-progettare un’offerta formativa ad integrazione di quella curriculare, con attività di carattere educativo, culturale, sportivo e ricreativo, volte a contrastare le disuguaglianze educative, la carenza di servizi pomeridiani e le difficoltà di conciliazione tra tempi di vita e di lavoro.

L’iniziativa mira a rafforzare le capacità delle comunità locali di deliberare insieme su politiche pubbliche, generare proposte condivise e costruire alleanze durature che pongano al centro le persone, migliorando coesione sociale e benessere collettivo.

L’apertura degli spazi scolastici anche nei pomeriggi e durante l’estate intende trasformare le scuole in veri e propri centri di comunità, capaci di accogliere attività che sostengano la crescita dei bambini e delle famiglie.

I progetti pilota che emergeranno saranno oggetto di valutazione e analisi con l’obiettivo di replicarli gradualmente su scala cittadina, in particolare nelle scuole primarie, ma analogo modello potrà essere applicato anche nelle scuole secondarie di primo grado.

“In questo primo anno di mandato mi sono confrontata quotidianamente con i bisogni reali delle famiglie, sempre più spesso prive di quella rete parentale che un tempo rappresentava un sostegno fondamentale, afferma l’assessora Marwa Mahmoud, titolare delle deleghe all’Educazione e alla Conciliazione vita-lavoro. “Scuole, servizi comunali, comunità e il ricco tessuto associativo del nostro territorio si attivano già in molti casi per dare risposte concrete, ma l’offerta non è sempre omogenea e, in alcuni contesti, risulta ancora frammentata. Abbiamo bisogno di sederci attorno a un tavolo comune, riconoscerci reciprocamente nei ruoli e nei contributi che ciascuno offre e, nel rispetto delle differenze, costruire insieme un progetto condiviso che ponga al centro la scuola. Solo partendo dalla comunità educante potremo dare vita ad un nuovo modello educativo che possa abbattere le diseguaglianze e permettere ai ragazzi di coltivare relazioni, interessi e competenze. La responsabilità dell’educazione non è solo dei genitori, ma di tutta la società – conclude l’assessora ricordando un antico proverbio africano che recita ‘Per crescere un figlio ci vuole un villaggio’ e che ben rappresenta la filosofia del progetto – Scuole aperte vuole essere un passo concreto verso una città sempre più inclusiva, solidale e coesa”.

















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