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Finale Emilia, Torre dei Modenesi e Castello delle Rocche: il sindaco aggiorna la cittadinanza

Torre dei Modenesi (Maurizio Goldoni)

Nel corso dell’ultima seduta, il Consiglio Comunale di Finale Emilia ha ospitato, tra le comunicazioni del sindaco, gli interventi degli architetti Lavinia de Bonis e Antonino Libro, entrambi dirigenti del Commissario delegato per la Ricostruzione, che da poco più di un anno hanno assunto, per conto dell’amministrazione comunale e in convenzione con l’Ufficio del Commissario regionale delegato alla Ricostruzione, l’incarico di Responsabile Unico di Procedimento dei progetti di ricostruzione della Torre dei Modenesi e del Castello delle Rocche.

«Ho invitato gli architetti de Bonis e Libro – ha affermato il sindaco Claudio Poletti – perché desideravo spiegassero direttamente al nostro Consiglio Comunale, quanto è stato fatto dal momento del loro incarico, poco più di un anno fa, ad oggi. Un lavoro spesso sotto traccia ma molto concreto che ci avvicina sempre di più alla possibilità di veder partire i lavori di ricostruzione di questi due importantissimi simboli della nostra comunità».

L’architetto de Bonis, che si sta occupando della torre, e l’architetto Libro, che è al lavoro sul castello, hanno illustrato ai consiglieri comunali le attività svolte fino a oggi.

«Con la profonda convinzione che “un buon progetto derivi da un’approfondita conoscenza a 360 gradi” – ha detto de Bonis, riferendosi alla Torre dei Modenesi – il gruppo di progettazione coordinato dal RUP ha fatto un grande lavoro di studio, un’approfondita ricerca storica, archivistica, bibliografica e iconografica, un confronto tra rilievi storici e nuovi rilievi integrati, attività di indagine conoscitiva, geognostica e stratigrafica. In questi giorni sono partiti i lavori di aggiornamento e integrazione della messa in sicurezza del basamento della Torre, lavori che permetteranno di eseguire indagini indispensabili mai svolte all’interno della cella, e di realizzare alcune opere preliminari all’intervento di ricostruzione».

Sulla base di questo approfondimento conoscitivo ci si sta indirizzando ad un progetto di ricostruzione con materiali e tecnologie tradizionali al fine di restituire una struttura rispettosa della storia antica e della memoria collettiva.

«Il progetto – ha aggiunto de Bonis – prende in considerazione, per quanto possibile, il riutilizzo dei 14 mila mattoni, recuperati e salvati, da decine di volontari all’indomani del crollo nel 2012. Il progetto di fattibilità tecnico-economica, oggi in corso di redazione, è soggetto al rilascio delle autorizzazioni del ministero della Cultura e sismiche. L’obiettivo principale che si pone la ricostruzione, nel rispetto dei principi fondamentali della Teoria del restauro, è di ripagare il danno provocato nella popolazione dal sisma del 2012 attraverso il riconoscimento di un’istanza identitaria di restituzione e riempimento di un vuoto sia fisico che psicologico».

Nel 2024 e nei primi mesi del 2025 sono stati fatti grossi passi in avanti anche per quanto riguarda il progetto di recupero e riqualificazione del Castello delle Rocche, uno degli edifici più complessi del cratere sismico e più significativi dal punto di vista economico.

Castello delle Rocche

«È stato indispensabile, come primo passo – ha spiegato Libro – redigere una sorta di regesto: una raccolta ordinata e sintetica di tutto il materiale disponibile sul castello, inclusi interventi, rilievi e analisi già esistenti. Questo lavoro preliminare ha consentito di aggiornare l’intervento di messa in sicurezza della torre marchesana, realizzato nel 2012».

Dopo più di dieci anni, infatti, quell’intervento non garantiva più il livello di sicurezza necessario. Grazie a fondi regionali appositamente stanziati, si è potuto procedere con un nuovo intervento indispensabile per assicurare l’affidabilità strutturale in attesa dell’avvio dei lavori di restauro.

«Durante questi lavori – ha aggiunto Libro – è stato possibile individuare tracce di decorazioni che confermano come il Castello delle Rocche di Finale Emilia fosse interamente dipinto all’esterno. La rilevanza artistica di questi ritrovamenti paragonabili per qualità all’apparato pittorico di Casa Romei a Ferrara, ha orientato la scelta verso un primo intervento di consolidamento, realizzato con il coinvolgimento della Soprintendenza competente. Parallelamente, sono state eseguite verifiche sulle parti sommitali delle altre due torri, per le quali è in corso di definizione un progetto di conservazione, propedeutico al futuro progetto di restauro complessivo dell’edificio».

Tutto questo rientra nell’ambito dell’articolo 8, comma 2, del Regolamento del Commissario (Ordinanza n. 13 del 26 giugno 2024), che consente di finanziare – per gli immobili vincolati e gravemente danneggiati – gli interventi preliminari necessari all’avvio della progettazione.

«Questa azione – ha detto Libro – permette di intervenire tempestivamente su parti del castello che non possono attendere i tempi lunghi di una progettazione complessa. Il quadro normativo offerto dal Commissario per la Ricostruzione ci consente di anticipare lavorazioni fondamentali e propedeutiche. Questi interventi non solo mettono in sicurezza le parti oggi più fragili, ma anticipano anche alcune attività previste nel progetto di restauro complessivo».

Nel frattempo, è stato definito il quadro esigenziale – approvato dalla Giunta nel luglio 2024 – ed è stato affidato l’incarico per la redazione del DOCFAP (Documento di Fattibilità delle Alternative Progettuali), insieme al riordino e aggiornamento dei rilievi architettonici e strutturali, con relative indicazioni per le campagne di indagine.

«La redazione del DOCFAP – ha concluso Libro – è obbligatoria, secondo il Codice degli Appalti, per gli interventi con importo pari o superiore a 5.538.000 euro. Una volta conclusa questa fase, si procederà alla stesura del Documento di Indirizzo alla Progettazione, che costituirà la base per le gare di affidamento della progettazione. Questo documento rappresenta una tappa cruciale: non solo guiderà la ricostruzione post-sismica del castello, ma definirà anche le principali destinazioni d’uso che, come comunità, desideriamo affidare a questo importante bene culturale».

 

















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