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Disturbi cognitivi e Sclerosi Multipla: a Baggiovara un progetto per testare un nuovo percorso di diagnosi e riabilitazione mirata

Grazie a un finanziamento di ROCHE da 18.000 euro

Maria Giulia Corni, neuropsicologa

L’efficacia di un nuovo percorso di diagnosi e riabilitazione mirata per i disturbi cognitivi dei pazienti affetti dalla Sclerosi Multipla è stata analizzata dal Servizio di Neuropsicologia della Struttura Complessa di Neurologia dell’Ospedale Civile di Baggiovara attraverso un progetto di ottimizzazione del percorso assistenziale della durata di dodici mesi, dall’aprile 2022 al maggio 2023 finanziato, tramite bando, con 18.000 euro dalla ditta Roche.

Il finanziamento ha consentito l’attivazione di un contratto con una neuropsicologa che ha collaborato con i professionisti dell’Ospedale Civile e ha seguito 46 pazienti. In Italia si stima siano circa 137.000 le persone colpite da questa patologia, caratterizzata da un esordio tipico fra i 20 e i 40 anni di età e da un costo sociale di 6 miliardi di euro/anno. I risultati del progetto hanno dimostrato l’efficacia di questo approccio, che dovrà essere confermato con ulteriori approfondimenti.

La Sclerosi Multipla è una patologia cronica, a genesi autoimmune, che colpisce il Sistema Nervoso Centrale (SNC) – spiega la dottoressa Diana Ferraro, responsabile del Centro Sclerosi Multipla dell’AOU di Modena Le persone con Sclerosi Multipla possono presentare una vasta gamma di sintomi motori, sensoriali e cognitivi; le alterazioni cognitive coinvolgono primariamente la velocità di elaborazione di informazioni, la memoria episodica, l’attenzione, le funzioni esecutive e l’analisi visuo-spaziale. I disturbi di quest’ultima tipologia possono manifestarsi già nelle prime fasi di malattia determinando una ricaduta sul livello di efficienza nello svolgimento delle attività della vita quotidiana, fra le quali l’occupazione lavorativa, lo studio, la vita sociale, nonché sul livello di aderenza a trattamenti disease-modifying. Il nostro progetto si è concentrato su questi ultimi sintomi, al fine di rilevare la presenza di eventuali alterazioni cognitive e, quando possibile, pianificare un eventuale trattamento riabilitativo personalizzato in base al profilo cognitivo, emotivo e psicosociale del paziente”.

Presso l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena, la presa in carico di persone con sospetto diagnostico di Sclerosi Multipla o che abbiano già ricevuto una diagnosi è a cura del Centro per le Malattie Demielinizzanti afferente l’UOC di Neurologia. Il neurologo del centro, quando ravvisa la presenza di un potenziale deficit cognitivo nel corso di una prima visita/visita di follow-up o nel caso sia informato dal paziente stesso di eventuali difficoltà cognitive nella vita quotidiana, può richiedere l’esecuzione di una valutazione neuropsicologica estesa, eseguita da un neuropsicologo in forza presso l’Ambulatorio di Neuropsicologia dell’UOC di Neurologia.

Il progetto finanziato da Roche, “Riabilitazione Cognitiva nel contesto dell’implementazione del percorso diagnostico, terapeutico e assistenziale (PDTA) della Sclerosi Multipla”, ha consentito alla dr.ssa Maria Giulia Corni, neuropsicologa di occuparsi della valutazione cognitiva di 46 pazienti con sospetto diagnostico di Sclerosi Multipla o con diagnosi già accertata. Ciascun paziente è stato sottoposto a un esame neuropsicologico per valutarne la candidabilità; i criteri di inclusione prevedevano che i soggetti avessero un’età compresa fra i 20 e i 60 anni, la presenza oggettiva di un’alterazione in almeno un dominio cognitivo, riferite difficoltà in ambito lavorativo/scolastico, adeguati livelli di compliance e motivazione al trattamento. Erano, al contrario, esclusi dal percorso riabilitativo i pazienti con disturbi sensoriali primari (cecità, sordità), alterazioni comportamentali e psichiatriche gravi (depressione maggiore, aggressività), concorrenti o pregressi deficit neurologici oltre il quadro di SM, storia di DSA/disturbi dell’apprendimento, trauma cranico, abuso di alcol o sostanze stupefacenti, analfabetismo o soggetti non madrelingua italiana.

Ogni valutazione – ha spiegato la dottoressa Maria Angela Molinari, neuropsicologa dell’AOU di Modena – ha previsto una prima fase di raccolta anamnestica, in cui sono state indagate anche potenziali difficoltà nelle abilità funzionali (es. cambiamenti nel livello di efficienza percepita in ambito lavorativo/scolastico) e, nel caso fosse presente alla visita, integrandole con informazioni ricevute da un familiare. In seguito alla somministrazione di test e batterie neuropsicologiche standardizzate, e alla relativa correzione statistica, la neuropsicologa ha redatto una relazione clinica integrandola con un’indagine sulle potenziali alterazioni dell’umore e della fatica percepita dal paziente stesso mediante questionari validati. In seguito alla fase diagnostica, per alcuni soggetti è stato proposto e implementato un progetto di riabilitazione cognitiva strutturata in base al profilo lesionale e alle difficoltà riscontrate nelle attività quotidiane, allo scopo di apprendere, sviluppare e consolidare strategie atte a migliorare sia i deficit cognitivi presenti sia il livello di consapevolezza di malattia e di efficienza nelle attività funzionali nonché la qualità di vita percepita”.

I trattamenti riabilitativi hanno previsto 2 sedute a settimana, svolte presso l’Ambulatorio di Neuropsicologia, della durata di 60 minuti, per 6 settimane, per un totale di 12 sedute complessive. Le sedute riabilitative prevedevano lo svolgimento di esercizi di potenziamento cognitivo, in parte computerizzati mediante l’utilizzo di software ad andamento crescente di difficoltà. Le funzioni cognitive trattate, che variavano da soggetto a soggetto in funzione del loro profilo lesionale, potevano essere l’orientamento nelle coordinate spaziali e temporali, prove di attenzione, di memoria e funzioni esecutive. Al termine del trattamento i pazienti sono stati sottoposti a colloqui di psico-educazionali, ovvero di condivisione di informazioni circa la natura, le caratteristiche e la possibile evoluzione cognitiva della malattia, con lo scopo di facilitare le performance nei contesti ecologici.

Al termine del percorso riabilitativo è stata eseguita una valutazione neuropsicologica che ha confrontato le prestazioni ai singoli test nella fase pre e post-trattamento. L’analisi dei dati ha dimostrato una efficacia del trattamento effettuato, caratterizzata da un miglioramento quantitativo e qualitativo delle performance testimoniato dalla capacità di rispondere correttamente e con tempi di reazione più rapidi a compiti di difficoltà crescente. Contestualmente, i pazienti e i familiari hanno riferito una generalizzazione dei benefici ai test formali sulle attività della vita ecologica e, indirettamente, sulla qualità della vita.

















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