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Reggio Emilia città storica e sostenibile: ecco la nuova piazza del Popol Giost

Sarà prevalentemente pedonale, alberata, con una lunga e versatile seduta. Avrà una chiara identità e contribuirà a contrastare l’isola di calore estiva

Per la piazza del Popol Giost, lungo via Roma nel quartiere storico di Santa Croce interno, è un ritorno al futuro. Il rettangolone di circa 1.300 metri quadrati – ricavato dalla demolizione del vecchio isolato di via Borgo Emilio e via Francotetto nel secondo dopoguerra e utilizzato quasi da subito per parcheggiare le auto del boom economico e quale punto di affaccio di un ingresso scolastico secondario – cambia volto e sostanza.

Condannato nei decenni a un ruolo residuale e implosivo nella narrazione urbana del quartiere e del centro storico, questo spazio intitolato al Popolo Giusto di Santa Croce, che era perlopiù povero, emarginato o operaio nei casi più fortunati, riottiene il ruolo per cui era nato: essere piazza, luogo di incontro, scambio e pausa a metà della seconda metà del rettilineo dell’antico Cardo di Regium Lepidi, appunto via Roma.

Prima condizione affinché ciò avvenga, è la parziale pedonalizzazione. Dopo un importante percorso di sperimentazione avvenuto negli ultimi anni, piazza del Popol Giost diventa quindi in gran parte pedonale.

Avviene con il progetto definitivo-esecutivo di riqualificazione e rigenerazione approvato dalla giunta comunale e finanziato in maniera importante dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) con 500.000 euro, su un costo di investimento di 600.000 euro complessivi, per la parte restante finanziati dal Comune.

Il progetto vuole dare un’anima nuova, sia pure memore di quella antica, una nuova centralità di uso e interesse a questo spazio, ‘riattivandolo’, restituendolo alla sua gente, rendendolo riconoscibile all’interno del centro storico e rafforzando alcuni legami con il suo intorno anche grazie alla sua adattabilità ad usi e funzioni diversi.

Non solo. Dato che questo progetto, realizzato per il Comune di Reggio Emilia dallo studio Enrico Dusi di Venezia, segna un ritorno della piazza guardando all’oggi e al futuro, la sostenibilità ambientale comanda la sua parte: ecco perciò che il progetto ripensa lo spazio anche secondo i principi dell’architettura adattativa, perseguendo la Strategia di adattamento ai cambiamenti climatici di Reggio Emilia.

L’intervento è stato infatti individuato come azione pilota del progetto europeo Life City Adap3, che prevede un coinvolgimento delle aziende partner che co-finanzieranno con una donazione liberale parte dell’opera.

Il progetto è stato inoltre incluso all’interno del percorso partecipativo del Laboratorio di Cittadinanza (il primo in centro storico), coinvolgendo così attivamente gli abitanti e i commercianti del quartiere in un confronto sulla proposta progettuale, che ha tenuto conto dei suggerimenti e delle istanze portate dai cittadini.

L’avvio dei lavori è previsto in gennaio 2024, compatibilmente con il termine di altri cantieri attualmente presenti, e la conclusione entro giugno 2024.

 

HANNO DETTO – “Da parcheggio a spazio pubblico di qualità. Questo si appresta a divenire la piazza del Popol Giost. Il progetto è stato elaborato anche attraverso un confronto proficuo con i residenti e i comitati di via Roma, che ringrazio per i loro contributi”, ha detto il sindaco Luca Vecchi presentando l’intervento ai media.

“Questa piazza – ha aggiunto il sindaco – si inserisce ora nel novero delle diverse riqualificazioni del centro storico, che hanno riguardato altre piazze e direttrici di ingresso importanti, migliorando la qualità urbana e le connessioni all’interno del centro e fra il centro e i quartieri intorno ad esso. Là dove sono intervenute riqualificazioni di spazi pubblici, come ad esempio via Guasco, abbia assistito a una ripresa spontanea delle relazioni sociali e delle attività economiche, in particolare commerciali e di ristorazione molto significative.

“L’azione sulla piazza del Popol Giost – ha concluso il sindaco – è parte di quelle che abbiamo pianificato in particolare per le zone nord dell’Esagono, che presentano alcune criticità e riguardo alla stessa via Roma va ricordato che è in fase di elaborazione progettuale il nuovo sottopasso alla circonvallazione e alla ferrovia Milano-Bologna, a porta Santa Croce, altra opera di riqualificazione che porterà con sé una attesa rigenerazione sia urbana e del decoro sia delle relazioni sociali e della sicurezza”.

“Siamo giunti con soddisfazione a questa elaborazione progettuale – ha detto l’assessora alle Politiche per la sostenibilità Carlotta Bonvicini – grazie al lavoro dei professionisti, al dialogo e ai diversi contributi delle persone nel Laboratorio di cittadinanza di via Roma, il primo istituito in centro storico, e con l’apporto dei comitati civici oltre che dei miei colleghi assessori De Franco, Sidoli e Tria per le loro rispettive competenze.

“Questa riqualificazione porterà a una rigenerazione dell’ambiente urbano e sociale, intercettando e dando risposte alle diverse criticità presenti – ha aggiunto – Fra queste, l’adattamento ai cambiamenti climatici in un tessuto urbano fortemente costruito e impermeabilizzato. Infatti l’intervento è stato individuato come seconda azione pilota a Reggio Emilia del progetto europeo Life City Adap3, che prevede anche un coinvolgimento di privati partner, quali erogatori di contributi liberali per un valore di circa 50.000 euro, grazie ai quali si realizzeranno appunto piantumazioni e opere volte al contrasto dell’isola di calore.

“Il miglioramento delle condizioni di percorribilità per ciclisti, pedoni e persone con disabilità – ha concluso l’assessora – sono altri elementi di valore di questo come di altri interventi, realizzati in centro storico e in altri quartieri della città”.

Ursula Montanari, dirigente del Servizio Cura della città e l’architetto  Enrico Dusi hanno illustrato i dettagli del progetto.

 

COME SARÀ – Al centro dell’area-piazza viene predisposta un’ampia seduta – una maxi panca con profondità di 120 centimetri – a delimitare uno spazio nuovo, un luogo di nuova collettività, di scambio, come suggerito dalla sua conformazione geometrica. L’ampiezza e la capacità di questo elemento di seduta vuole simboleggiare un’occasione nuova per incontrarsi, stare insieme, conoscersi, dialogare.

La piazza sarà alberata. La contiguità con il polo scolastico dona un ulteriore significato al luogo, che è predisposto per poter ospitare anche lezioni all’aperto, conferenze, concerti, all’ombra degli alberi. Al di fuori dell’orario scolastico, la nuova piazza rinnova infatti il suo potenziale collettivo, divenendo punto di ritrovo prima e dopo l’orario scolastico, area di gioco circoscritta e sicura grazie alla schermatura rispetto agli assi stradali vicini, luogo di incontro per persone di tutte le età.

La scelta della seduta alberata introduce a ulteriori opportunità e proposte di utilizzo. Per identificare questa ‘porzione urbana’ e al fine di predisporre una continuità spaziale, viene scelta una pavimentazione ‘a binderi’ in pietra di Luserna, coerente con quanto utilizzato nelle riqualificazioni del centro storico, in modo da legare anche matericamente la nuova piazza al centro storico. Con la stessa pietra, viene realizzato il cordolo che divide la piazza da via Roma, in modo da ridurre la percezione della presenza di questo margine tra i due ambiti. Questa nuova continuità spaziale e la riduzione visiva dell’ambito ad uso automobilistico permettono una connessione con l’area pedonale a sud, in diretta continuità con gli esercizi commerciali presenti.

I percorsi pedonali a sud risultano dunque in diretto legame con lo spazio della nuova piazza, spingendo il progetto verso una riconnessione spaziale in cui la persona, il pedone, è il soggetto principale.

La porzione di suolo circoscritta dalla lunga e ampia panca viene de-pavimentata e predisposta come permeabile, così come due fasce di suolo nell’immediata vicinanza degli edifici adiacenti il lotto. La superficie de-pavimentata risulta pari al 50% dell’area di intervento. Questa percentuale di suolo permeabile consente non solo di attenuare l’Isola di calore estiva, ma rende anche più efficace l’assorbimento delle acque piovane in caso di eventi atmosferici intensi. Le due aree a verde marginali vengono realizzate con un leggero ribassamento in modo da poter rilasciare gradualmente l’acqua piovana. Queste due aree ospitano specie arbustive e erbacee utili alla fitodepurazione delle acque piovane prima della permeazione negli strati di suolo più profondi.

Il progetto si presenta dunque come un’Isola per la collettività cinta da alberi, pensata come un’oasi di verde e freschezza nelle stagioni più calde grazie a un sistema di nebulizzazione predisposta centralmente rispetto all’oggetto architettonico della panca. La coesistenza dell’ombra, data dai nuovi elementi arborei, e dell’acqua nebulizzata rendono possibile il mantenimento di un uso collettivo durante tutto l’anno con un alto livello di comfort, essendo la piazza predisposta per sostenere stati climatici estremi, tra cui le onde di calore tipiche delle stagioni estive in città.

Le specie arboree scelte – l’albero di Giuda – Cercis siliquastrum, il ligustro giapponese – Ligustrum japonicum – e la magnolia sempreverde – Magnolia grandiflora – sono particolarmente resistenti a climi estremi sia in estate che in inverno, mantenendo il proprio fogliame anche nelle stagioni autunnali e in parte dell’inverno.

Le specie di progetto risultano inoltre particolarmente performanti in termini di assorbimento di CO2, permettendo un miglioramento anche rispetto alla qualità dell’aria. La caratteristica forma degli elementi arborei selezionati nel progetto di paesaggio, a fusto alto e snello, permette di garantire la sicurezza nell’area consentendo una totale visibilità dello spazio. La seduta, che garantisce il passaggio di irrigazione e nebulizzazione, accoglie inoltre un apparato di illuminazione dedicato al luogo.

 

L’ACCESSIBILITÀ – L’accessibilità dello spazio della piazza viene garantita grazie all’assenza di salti di quota importanti, garantendo al tempo stesso una buona accessibilità da parte di utenti ciechi e ipovedenti tramite la predisposizione di lievi cambi di quota come segnale di margine naturale tra strada e panca. Questi vengono previsti anche lungo i margini delle aree a verde marginali, in cui la lama di chiusura risulta leggermente rialzata rispetto alla quota della pavimentazione in binderi.

I moduli di accesso allo spazio interno alla panca risultano anch’essi avere un leggero salto di quota, pari a 1,5 centimetri, con il margine ‘stondato’ e in materiale liscio in calcestruzzo, in modo da permettere una comprensione di cambiamento di stato, un segnale che qualcosa sta accadendo e che si tratta di un margine naturale ma valicabile (a differenza dei punti in cui a margine vi è la seduta). Il contrasto tra colorazione della pavimentazione in pietra e del calcestre aiuta inoltre nell’individuazione di ambiti con destinazioni specifiche differenti tra loro. Nel punto di attraversamento a nord-est viene previsto un segnale di ostacolo valicabile, da entrambi i lati della strada. Le soluzioni sono state sviluppate nel corso di colloqui con l’area tecnica del Criba.

 

LA SEDUTA – La seduta, elemento fulcro dell’area di progetto, viene prevista in continuità cromatica rispetto alla pavimentazione in pietra di Luserna circostante. In questo modo l’elemento della panca appare come un’estrusione del suolo tipico del centro storico di Reggio Emilia. I moduli in cui viene suddivisa sono prefabbricati, studiati in modo da accogliere le alberature di progetto e movibili in caso di manutenzioni necessarie al sistema. La profondità della seduta è pari a 120 centimetri, dimensione che la rende utilizzabile su ambo i fronti, verso l’interno e verso l’esterno dello spazio circoscritto. Laddove vengono previsti gli accessi allo spazio interno alla seduta, i moduli in calcestruzzo, nello stesso materiale della seduta, mantengono la quota del suolo in modo da garantire una totale accessibilità mantenendo una unitarietà di gesto della panca.

 

LO SPAZIO NELLA STORIA – La piazza del Popol Giost risulta ad oggi e storicamente un vuoto urbano nel tessuto consolidato del centro storico, prendendo luogo nella porzione attestata su via Roma dello storico isolato denominato Borgo Emilio. Quest’area della città si presenta come un agglomerato di edifici residenziali di dimensioni ridotte, sviluppatisi attorno all’attuale via Roma e a porta Santa Croce.

La piazza del Popol Giost è un’emblematica conseguenza delle complesse vicende urbanistiche che interessarono Reggio Emilia fra gli anni Trenta e Sessanta del secolo scorso. Il primo Piano edilizio di risanamento del quartiere di Santa Croce dell’ingegnere Getulio Artoni, risalente al 1936, costituisce infatti il seme da cui germogliarono sia la successiva pianificazione comunale che, nello specifico, gli eventi che portarono a compimento l’inserimento della nuova piazza nel contesto consolidato di via Roma.

Il Piano regolatore in questione fu poi approvato nel 1940 e con esso, attraverso il Piano particolareggiato di esecuzione del centro cittadino del 1941, Artoni esprimeva il pensiero dell’epoca scarsamente attento alle questioni sociali e ancora legato a una ripartizione arcaica delle stesse: il centro riservato alla ricca borghesia, gli altri ceti distribuiti sulle aree esterne. Il Piano si poneva principalmente tre finalità: l’intervento nel centro storico per il risanamento degli aggregati urbani in stato fatiscente, la ristrutturazione della rete viaria e la pianificazione delle prime espansioni. L’ingresso in guerra determinò la sospensione di tali previsioni urbanistiche e solamente dopo il conflitto, nel 1961, fu approvato il Prg Albini, portando a conclusione il processo di revisione di Artoni e a compimento molti dei piani particolareggiati da quello derivati, fra cui anche il piano di risanamento del quartiere di Santa Croce, area che nel frattempo aveva subito anche i pesanti bombardamenti del 1944.

















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