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“Pastasciutta antifascista” sabato 26 agosto a Borgo Venezia

A Sassuolo, nella cornice del Parco comunale “Norma Barbolini” a Borgo Venezia, in via Monchio 1, si terrà sabato 26 agosto alle 19.30 la quinta “Pastasciutta antifascista” promossa da A.N.P.I  SASSUOLO, FIORANO, FORMIGINE, MARANELLO, di concerto con CGIL-SPI Sassuolo, ARCI-Modena e Circolo Alete Pagliani APS, con il sostegno di COOP Alleanza 3.0.

Sarà offerto a tutti un piatto di pasta gratuita all’amatriciana e, a richiesta, gnocco con salumi in monodose, bevande e dessert.

La cena sarà accompagnata dalle canzoni  e musiche eseguite da MARCO DIECI, GIGI CERVI E CLAUDIO UGHETTI.

Nell’occasione saranno ricordati i caduti partigiani sassolesi Oliviero Cassani nato a Sassuolo il 19 aprile 1911, partigiano Capo Squadra Divisione Modena Montagna, Brigata Bigi e Andrea Roversi nato a Sassuolo il 13 febbraio 1924 partigiano Divisione Modena Montagna, Brigata Bigi, caduti a Monte Cenere di Lama Mocogno il 13 agosto 1944 nelle operazioni di guerra che accompagnarono l’attacco nazista e fascista alla libera Repubblica partigiana di Montefiorino.

È gradita la prenotazione ai seguenti numeri di telefono entro giovedì 24 agosto: cell. 345 5313351 – 377 2368187 – 393 033288.

Come noto l’origine della Pastasciutta antifascista è nella famiglia dei Cervi a Campegine.

Il 25 luglio del 1943, a seguito della riunione del Gran Consiglio del Fascismo, Mussolini viene destituito e arrestato. Dopo 21 anni terminava il governo del Partito Fascista. Il Re designò il Maresciallo dell’esercito Pietro Badoglio come nuovo capo del governo.

Nonostante la caduta del Fascismo, la guerra continuava a fianco dei tedeschi: nei giorni successivi l’arresto vi furono numerose sollevazioni popolari; il 28 luglio, a Reggio Emilia, i soldati spararono contro gli operai delle Officine Reggiane facendo 9 morti.

I Cervi non vennero immediatamente a conoscenza della notizia della caduta di Mussolini perché impegnati nei campi, ma fu sulla via del ritorno a casa che incontrarono numerose persone in festa.

Sebbene sapessero che la guerra non era davvero terminata, decisero di festeggiare comunque l’evento, un momento di pace dopo 21 anni di dittatura fascista. Si procurarono la farina, presero a credito burro e formaggio dal caseificio e prepararono chili e chili di pasta.

Una volta che questa fu pronta, caricarono il carro e la portarono in piazza a Campegine pronti a distribuirla alla gente del paese. Fu una festa in piena regola, un giorno di gioia in mezzo alle preoccupazioni per la guerra ancora in corso: anche un ragazzo con indosso una camicia nera (forse era l’ultima rimasta?) fu invitato da Aldo a unirsi e a mangiare il suo piatto di pasta.
















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