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In Bolognina nasce il MUCAP, Museo della Casa popolare

Per raccontare un secolo di trasformazioni di Bologna e restituire uno spazio aperto ai cittadini

Si è concluso il concorso di progettazione bandito da Comune e Acer, in collaborazione con l’Ordine degli Architetti di Bologna, per la realizzazione del museo della casa popolare che raccoglierà in un archivio e un’esposizione permanete il vasto patrimonio iconografico e progettuale dello ex IACP di Bologna. Tra i 6 progetti candidati il vincitore è quello proposto da due giovani under 30, Renato Righi e Valerio Poltrini dello Studio Nebbia con sede a Milano.

Il MUCAP si inserisce nella più ampia e complessiva strategia del Comune legata al Polo della Memoria Democratica di Bologna che verrà realizzato presso la Stazione 2 Agosto 1980. Il MUCAP diventerà quindi parte di un percorso storico che integrerà il nuovo Polo in Stazione con il Memoriale della Shoah, i luoghi della memoria della Resistenza e della Liberazione, il Museo della memoria di Ustica, i nuovi spazi destinati ad “officina della conoscenza” ricavati nell’immobile che costituiva l’accesso all’ex Mercato Ortofrutticolo in via Fioravanti, oltre al sistema di aree aperte costituito da Piazza Lucio Dalla e Liber Paradisus.
Il progetto prevede la riconversione, in museo e archivio, del Magazzino Fuochisti dello ex IACP, e nella contestuale riqualificazione delle due corti residenziali di Edilizia Residenziale Pubblica (ERP), comprese tra le vie Fioravanti, Zampieri, Albani e Di Vincenzo.
Al centro del progetto c’è l’idea di creare un nuovo spazio pubblico discreto, ma al tempo stesso multifunzionale, aperto e inclusivo: un cortile di pertinenza semipubblica diventa una piccola piazza, un sorta di piano collettivo che sorregge un edificio a uso misto composto da un piano interrato e da uno rialzato “basamentali” anch’essi a destinazione collettiva. Uno spazio che diventerà ibrido e sarà in grado di accogliere differenti attività e di rimanere vivo lungo tutto l’arco della giornata.

Al MUCAP si accederà da via Di Vincenzo, con un ingresso evidenziato da una pensilina in ferro rosso che strizza l’occhio ai colori dei materiali che caratterizzano gli arredi esterni.
La parte espositiva, al piano rialzato dell’edificio, è una grande macchina metallica, una graticcio per dirla in termini teatrali, che rende l’ambiente davvero dinamico e flessibile. Questo elemento è costituito da profili metallici che formano una graticola e solo ancorati al solaio di copertura e oltre a muovere elementi espositivi, attraverso un buco che collega sala esposizione e archivio interrato, va a pescare volta per volta gli elementi utili e li mette in mostra, da una parte per i fruitori del museo, dall’altra per quelli della piazza: la piccola piazza antistate l’edificio, ricavata nel cortile, infatti avrà a disposizione una vetrina che potenzialmente muterà in continuazione, una sorta di scena dinamica che invoglierà chi abita la piazza e ne stimolerà la curiosità.
Il piano interrato ospiterà poi l’archivio vero e proprio, con tutti i materiali dell’ex IACP di Bologna (progetti, foto d’epoca ecc.) ed è organizzato con grandi armadiature compattabili, così da rendere anche questo ambiente il più flessibile e capiente possibile.

Il cortile esterno diventa una piccola piazza raccolta e discreta, disegnata come un grande piano di calcestruzzo chiaro in cui sono incastonati sanpietrini di differenti dimensioni, proprio la stessa pietra che fornisce qualità durature a molte delle piazze bolognesi. Il sanpietrino in questo caso però non è utilizzato in modo storico e acritico, ma diventa un elemento reinterpretato e prezioso in grado di segnalare il modo di percorrere la corte e di catturare l’attenzione del visitatore che passeggia nei pressi dell’area di progetto. Nel cortile verrà ricavato anche un piccolo teatrino, all’interno di una rampa carrabile non più utilizzata, per iniziative culturali all’aperto.

Finanziato con circa 1,6 milioni di euro dei fondi del PNRR – Programma Urbano Integrato, l’intervento prevede un serrato cronoprogramma: il progetto esecutivo dovrà essere consegnato dal vincitore del concorso entro il mese di Giugno 2023 e la realizzazione delle opere, a cura dell’Acer, dovrà concludersi entro la primavera del 2026.

“Grande soddisfazione per aver contribuito ad un ampio percorso di restituzione alla città di spazi precedentemente dimenticati: da magazzino abbandonato a luogo che domani sarà pubblico e inclusivo. Il progetto, infatti, oltre a costituire un presidio museale all’interno delle corti in Bolognina, sarà anche uno spazio per studentesse e studenti che potranno usufruire delle sale come luogo di studio e di consultazione, garantendo a quelle corti una nuova dotazione di attrezzatura pubblica fruibile da tutto il quartiere – commenta la vicesindaca con delega alla Casa Emily Clancy – . Un lavoro di squadra fatto insieme ad Acer e all’assessore Laudani. Fa molto piacere inoltre che i vincitori del concorso siano giovani architetti che potranno mettere a disposizione della Città nuove energie e visioni aperte”.

















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