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Giorno della Memoria, le celebrazioni in Sinagoga a Reggio e la Pietra d’Inciampo al Gattaglio

“Quando l’Europa ha saputo riconoscere e sostenere il valore della diversità – declinata in tutte le sue forme e ambiti di vita: culturale, religiosa, sociale, politica, ideale… – ha creato pace in se stessa e nel mondo. Sebbene ancora fragile sotto questo profilo, come dimostrano le tante ricadute attuali nell’intolleranza, nella discriminazione, nell’odio e nel razzismo, la comunità europea ancora oggi, soprattutto oggi, può dare molto nel riconoscimento delle diversità e della costruzione di pace.

E’ l’Europa migliore quella che vogliamo e dobbiamo realizzare, l’Europa culla della civiltà, l’Europa che sa superare anche i propri confini divenendo Europa dei Popoli. Da qui l’importanza di un investimento culturale, sociale, educativo costante sulla Memoria. Non possiamo e non dobbiamo rompere il filo della Storia, perché cancelleremmo la Memoria, personale e collettiva, ricadendo negli errori del passato: credo sia il significato più utile e importante della Giornata che celebriamo oggi, per scongiurare ciò di cui ci ha ammonito in questi giorni Liliana Segre, cittadina onoraria di Reggio Emilia, cioè che la Shoah sia ricordata, in un futuro non lontano, con un rigo nei libri di storia”.

Così il sindaco Luca Vecchi, oggi nella sinagoga cittadina, dove si sono svolti gli interventi commemorativi del Giorno della Memoria a Reggio Emilia. Il discorso del sindaco è stato preceduto dalla deposizione di una corona di alloro ai piedi della lapide di via dell’Aquila, sulla facciata della sinagoga, nella quale sono scolpiti i nomi di dieci dei deportati ebrei reggiani, che non fecero più ritorno a casa. In via dell’Aquila, una delle strade dell’antico Ghetto, si sono tenuti un momento di raccoglimento in silenzio e la preghiera salmodiante del rabbino capo della Comunità ebraica di Modena e Reggio Emilia, Beniamino Goldstein.

Erano presenti fra le autorità il presidente della Provincia Giorgio Zanni, il prefetto Iolanda Rolli e il questore Giuseppe Ferrari, Tiziana Ferrari rappresentante della stessa Comunità ebraica, il presidente di Istoreco Arturo Bertoldi e Matthias Durchfeld dello stesso Istituto storico.

Il Giorno della Memoria a Reggio Emilia ha visto momenti celebrativi anche in Prefettura e in Questura, mentre la mattinata si era aperta con la posa di una Pietra d’Inciampo in ricordo di Luigi Bellelli davanti a quella che fu la sua abitazione in via del Gattaglio 1.

“Luigi Bellelli – ha ricordato il sindaco – era un operaio delle Reggiane, partigiano, poi catturato e deportato. Morì il 22 dicembre 1944. A lui da molti anni è intitolato un Nido d’infanzia della nostra città, dove di recente genitori ed educatori hanno svolto studio e riflessione sul tema e anche i bambini del Nodo stamani hanno partecipato alla cerimonia di installazione della Pietra d’Inciampo dedicata a Luigi. Credo sia stato anche questo un lavoro di presa di coscienza, un lavoro che si aggiunge all’impegno di Reggio Emilia per scongiurare l’indifferenza e per mantenere vivo, come ci ha detto la stessa senatrice Segre, ‘lo stupore per il male altrui’, che manifestò chi il 27 gennaio 1945 scoprì il campo di Auschwitz. Un male inaudito, che Hannah Arendt definì come il più atroce abominio compiuto da persone normali, con l’intento di distruggere la diversità.

“Con le ormai cento Pietre d’Inciampo nel nostro territorio, con i Viaggi della Memoria, con la Cittadinanza onoraria a Liliana Segre e con le molte altre preziose iniziative in città e in provincia, Reggio Emilia, con cittadini e istituzioni, dice che non dimentica e non vuole dimenticare lo sterminio di sei milioni di ebrei, sinti, rom, omosessuali, perseguitati per ragioni politiche e di appartenenza diversa per ragioni diverse – ha sottolineato il sindaco Vecchi – Promuoviamo quindi ogni anno un calendario civile di manifestazioni, di incontri, di cui fanno parte a pieno titolo anche il 25 Aprile, il 7 Luglio e le commemorazioni del 28 Luglio (Eccidio delle Reggiane), del 28 Dicembre (Eccidio dei Fratelli Cervi e di Quarto Camurri) e del 30 Gennaio (Sacrificio di don Pasquino Borghi e otto antifascisti).

“Non è ritualità vuota, non è retorica – ha concluso il sindaco – E’ Memoria, è riflessione, è ricordo con comprensione e compassione, per potersi inoltrare nel presente e nel futuro senza spezzare il filo vitale della Storia, per fermare intolleranza, discriminazione e quel rischio di un progressivo scivolamento nell’indifferenza. Parliamo di tesori di Memoria, che dopo il Covid fanno i conti con il ritorno della guerra in Europa. Una Memoria che nel tempo ormai prossimo non avrà più testimoni diretti e che spetta a noi tramandare per mantenere pace e civiltà”.

 

















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