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Bologna, il sindaco Matteo Lepore ricorda Marino Golinelli a 102 anni dalla sua nascita

Marino Golinelli_ph. Giovanni Bortolani

In apertura della seduta odierna, il sindaco Matteo Lepore ha ricordato la figura di Marino Golinelli, scomparso all’inizio di quest’anno, in occasione del 102° anniversario della sua nascita.

“Grazie, Presidente. Gentili consigliere e gentili consiglieri, desidero aprire il Consiglio di oggi con un ricordo di Marino Golinelli, che l’11 ottobre avrebbe compiuto 102 anni.
Ringrazio la moglie Paola che oggi è qui in rappresentanza di tutta la famiglia e Antonio Danieli, vicepresidente della Fondazione. Con loro ci siamo visti in diverse occasioni e anche recentemente la nostra Vicesindaca ha partecipato alla posa di una targa commemorativa, anzi direi divulgativa più che commemorativa nel luogo dove tutta l’avventura lavorativa e industriale di Marino Golinelli ebbe inizio.

Marino ci ha lasciato all’inizio di quest’anno e, anche se non sembra per la vita della nostra città, effettivamente è ancora qui presente tra noi per la traccia indelebile che ha lasciato nella storia di Bologna e anche nella sua contemporaneità. Marino era un uomo dall’entusiasmo contagioso e dal pensiero sempre in movimento, ottimista, rivolto al futuro. Chiunque abbia avuto modo di dialogare con lui avrà percepito questo.

Io ho conosciuto Marino e Paola, perché eravate assieme, in un grattacielo a Shanghai, credo al diciottesimo piano. Ero allora in un’altra veste, ero presente all’Expo di Shanghai nel 2010, ero presente là per un lavoro che stavo facendo sulla promozione della città e, girato l’angolo, entrai in questa stanza dove era esposto un quadro di Morandi, che era stato inviato proprio per rappresentare l’orgoglio e l’identità del nostro territorio. Il primo impatto fu di questa coppia così sfavillante che era presente al diciottesimo piano di un grattacielo come quello, che era straordinario. Ancora si celebrava “Shanghai Contemporary”, quella fiera internazionale che per molti anni in Oriente ha rappresentato l’arte contemporanea e Bologna.
Da allora abbiamo avuto molte occasioni di confronto nei tanti anni in cui sono stato assessore alla Cultura e all’innovazione della nostra città, anche momenti riservati nei quali con Marino abbiamo avuto modo di confrontarci sia prima della nascita dell’opificio Golinelli, perché una delle prime discussioni che facemmo con Marino e il suo gruppo di lavoro fu intorno alla nascita delle serre dei Giardini Margherita, progetto nel quale anche la Fondazione poi ebbe un ruolo molto importante insieme alla Regione Emilia-Romagna.

Nacque l’opificio Golinelli e fu un piccolo sogno di come trasformare e rigenerare una parte della nostra città, a partire dall’uso delle aree dismesse, portare fuori dal centro storico una centralità culturale e scientifica. L’idea di portare nel cuore pulsante di Bologna un metodo nuovo che era quello non solo di incontrare i ragazzi, fare loro formazione, ma riuscire a trasmettere loro l’importanza della scienza e dell’arte. L’idea che nella loro esperienza di vita, a partire da quella formativa e poi professionale arte e scienza potessero forzare l’uomo (e la donna aggiungo io), in una visione di futuro e di umanizzazione del nostro pianeta, delle tecnologie della nostra città. Quell’esperienza negli anni ha visto attraversare gli spazi da parte di migliaia di giovanissimi, di famiglie, perché poi l’opificio è aperto anche all’infanzia, a tantissimi cittadini, imprenditori, innovatori, persone competenti che da tutto il mondo hanno scelto Bologna grazie alla presenza dell’opificio, grazie alla reputazione di Marino Golinelli, che poi attraverso il trust della Fondazione ha davvero saputo trasmettere a tutti noi cosa significa la responsabilità sociale di un imprenditore. Un imprenditore che nella propria vita ha saputo costruire più di un’azienda e più di un’attività che ha avuto successo e ha dedicato l’ultima parte della sua vita – che significa decenni, perché stiamo parlando di un centenario -, a tutta questa seconda parte, cioè alla costruzione del saper fare con la città.
Credo che sia la costruzione della sua azienda, l’Alfa, poi la Fondazione Golinelli, l’opificio Opus 2065, siano sempre stati uno scalare più in alto e più in grande quello che voleva essere l’obiettivo finale.

Mi ricordo in una conversazione che ho avuto a casa sua, in particolare una volta, quando gli raccontai del nostro rapporto con Barcellona: l’idea di realizzare il gemello digitale delle due città. Molti anni prima che diventassi Sindaco.
Lui mi consigliò, di fronte all’idea di trasformare la città, di renderla più internazionale, di aprirla agli investimenti, sempre di guardare a Bologna come città della conoscenza e mai come semplicemente ad una città chiusa su se stessa. La capacità di avere fiducia nel futuro e la capacità di avere fiducia nella scienza e nell’arte, tanto quanto lui ricercava i giovani artisti, i nuovi linguaggi di tutto il mondo, non soltanto come collezionista, anzi come investimento sulla novità, su quello che ancora non avevamo capito da tante parti del mondo. Così come la scienza, la capacità di interpretare e di comprendere l’uomo e la natura, la capacità di scovare attraverso il Dna, attraverso i dati, le informazioni, attraverso ogni brandello di questo nostro pianeta come le cose nel futuro sarebbero andate.

Ricordo in particolare, parlando del Covid, quando lui mi guardò e mi disse “ma noi l’avevamo già capito cinquant’anni fa che i virus potevano cambiare la vita sociale delle nostre città e del nostro pianeta”, e che la soluzione e il vaccino sarebbe stato a pochi passi, ma che la vera cosa che avremmo dovuto costruire sarebbe stato un modo diverso di stare insieme, di immaginarci l’utilità della scienza e l’umanizzazione del nostro pianeta, della nostra comunità.

È riuscito a fare il bene di Bologna attraverso investimenti e risorse, questo ovviamente è il lato più materiale del rapporto che ha avuto con Bologna. Ma io credo che le tante occasioni pubbliche e le tante occasioni di festa, le tante occasioni di entusiasmo e di incontro siano state le cose che soprattutto hanno convinto tanti amici, tante persone che l’hanno incontrato, il mondo della politica stesso ad avere fiducia nelle sue sfide.
Se noi in questo nostro mandato abbiamo alcune idee, è anche grazie a Marino Golinelli e sentiamo la missione di voler migliorare e cambiare la città a partire da quella sua esperienza, che rimane ed è per noi infinita. Quindi viva Marino, viva quello che lui ha fatto per Bologna e viva chi vuole bene a lui e continuerà a farlo in tantissime altre imprese e iniziative.
Grazie alla fiducia che lui ha avuto, questo trust, nella nostra comunità, che lui ha deciso di lasciare a tutti noi una grande eredità morale, culturale e imprenditoriale. Quindi tutti noi ci dobbiamo sentire in dovere di portarla avanti. Grazie ancora”.

















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