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Rallenta in regione la crescita delle vendite

La ripresa del commercio prosegue, seppure a un ritmo più contenuto. Questo è quanto emerge dall’indagine congiunturale realizzata da Camere di commercio e Unioncamere Emilia-Romagna

Nel secondo trimestre 2022 le vendite a prezzi correnti degli esercizi al dettaglio in sede fissa sono aumentate nuovamente rispetto allo stesso periodo del 2021 (+2,7 per cento), seppure con una dinamica più rallentata rispetto ai primi tre mesi dell’anno in corso.

Il recupero è stato ampio e consistente, anche se non ha ancora colmato del tutto le perdite subite rispetto all’analogo trimestre del 2019 (-0,9 per cento rispetto a quella data).

La tendenza positiva emerge dai giudizi delle imprese. La quota di aziende con vendite in aumento rispetto allo stesso trimestre del 2021 è risalita di quasi sette punti e si è portata al 46,7 per cento, mentre il numero di quelle che hanno registrato un livello inferiore si è ridotto in misura più ampia (8,6 punti) riportandosi al 28,1 per cento. Il saldo tra le quote delle imprese che hanno rilevato un aumento o una diminuzione tendenziale delle vendite è quindi migliorato fino a raggiungere +18,5 punti.

 

Le tipologie del dettaglio

La fase di ripresa in corso ha interessato tutte le tipologie, ma con risultati non omogenei. La pandemia e la ripresa inflazionistica stanno accentuando i processi di cambiamento che da anni caratterizzano il settore del commercio e i comportamenti dei consumatori, con effetti che emergono evidenti dalla considerazione di un periodo più lungo di soli 12 mesi.

Le vendite dello specializzato alimentare sono aumentate dell’1,3 per cento rispetto allo stesso trimestre 2021, appesantite dalla dinamica inflazionistica.

Al contrario, il dettaglio specializzato non alimentare ha beneficiato di un ulteriore incremento delle vendite (+3,5 per cento), connesso a un parziale recupero dei consumi dilazionati. Tra le tipologie del dettaglio non alimentare, le vendite di abbigliamento e accessori sono leggermente aumentate rispetto allo stesso trimestre del 2021 (+2,5 per cento).      Prodotti per la casa ed elettrodomestici hanno avuto una crescita più sostenuta (+5,2 per cento). Infine, la ripresa delle vendite di altri prodotti non alimentari è stata più contenuta (+3,4 per cento).

Dopo due trimestri in rosso, Iper, super e grandi magazzini hanno invertito la tendenza e fatto segnare una leggera ripresa tendenziale delle vendite (+1,7 per cento).

Va sottolineato il fatto che, grazie anche alla capacità di gestire le aperture e di effettuare consegne a domicilio durante la pandemia e ai cambiamenti di comportamento dei consumatori, le vendite correnti sono risultate decisamente superiori a quelle dello stesso periodo del 2019 (+11,4 per cento).

 

La dimensione delle imprese

La disaggregazione dei dati economici testimonia l’esistenza di una marcata correlazione positiva dell’andamento delle vendite con la dimensione aziendale.

Tra aprile e giugno 2022, le vendite della piccola distribuzione (da 1 a 5 addetti) sono aumentate del 2,5 per cento rispetto allo stesso periodo del 2021. Anche le imprese di media dimensione (da 6 a 19 addetti) hanno ottenuto un incremento (+3,2 per cento). Per le imprese di maggiore dimensione (con almeno 20 addetti) la crescita è stata più ridotta (+2,8 per cento), ma il recupero è pieno rispetto allo stesso periodo del 2019 (+7,2 per cento).

 

Il registro delle imprese

A fine giugno 2022 le imprese attive nel commercio al dettaglio sono risultate 42.548 e rispetto a un anno fa è ricominciato il calo (-0,9 per cento, -403 unità). L’andamento è sensibilmente migliore di quello a livello nazionale che ha visto la base imprenditoriale del settore subire una nuova riduzione (-1,7 per cento) sensibile e più rapida delle precedenti.

 

La forma giuridica

L’andamento rilevato in ambito regionale continua a essere frutto della composizione tra due tendenze.

La prima, positiva, è costituita da un incremento delle società di capitale (+5,3 per cento, +267 unità). La seconda, negativa e più rilevante, è data dalla diminuzione delle ditte individuali (-439 unità, -1,5 per cento), e soprattutto, delle società di persone (-2,5 per cento, -215 unità), a cui si aggiunge la flessione delle cooperative e dei consorzi (-7,8 per cento).

















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