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Record: a Casina 30 paioli sabato 26 per la Festa del Cicciolo. Torna dopo un anno di stop

Alla fine ne è nata una piccola fiera capace di richiamare all’aperto persone accumunate dal gusto del buono e dello stare assieme. Dopo un anno di stop a Casina, nell’Appennino Reggiano, sabato 26 febbraio torna l’attesissima Festa del Cicciolo.
“La pandemia – spiega Stefano Costi, sindaco di Casina – ci ha lasciato un forte desiderio di ritrovarci e uscire dalle case. La quinta Festa del Cicciolo va nella direzione di una nuova primavera e, per essa, ringrazio le numerose persone e associazioni che la hanno fatta crescere così tanto”.

“Andremo a eleggere il cicciolo più buono tra 30 squadre in gara – commenta soddisfatto Antonio Falbo, consigliere comunale e ideatore di questo appuntamento così cresciuto negli anni –. Una sfida a colpi di colesterolo che sarà combattuta, dato che a Casina, oltre alle squadre locali gareggeranno norcini da fuori regione, abbiamo infatti già iscritti anche da Boretto, Gonzaga e Mantova…”

La sfida inizierà alle 9 del mattino di sabato 26 febbraio e proseguirà sino alle 15 ora in cui inizierà il duro lavoro della giuria dell’Accademia del Cicciolo, presieduta da Pier Grosset. A lei il compito di eleggere il Cicciolo d’oro.
Sono circa 1.200 i Kg di grasso di maiali dell’Appennino che si utilizzeranno. Si stima che saranno prodotti circa 150 Kg di questo calorico alimento che, un tempo, era ghiottoneria energetica per le povere mense rurali. I ciccioli saranno messi in vendita al pubblico.
“Non è stato facile mettere assieme un così grande numero di paioli – spiega Falbo – ma con il passaparola siamo riusciti a raggiungere questo risultato così strabiliante che profumerà il parcheggio – e non solo – del parcheggio del Bar Palazzina, in centro paese”.

I norcini che volessero ancora ora iscriversi sono ancora in tempo (329.7652823 Antonio o 3494515797).

Completerà questa gustosa giornata un riuscito mercato alimentare del territorio dove il pubblico potrà acquistare il Pecorino dell’Appennino Reggiano, l’Aceto balsamico di Reggio, salumi tipici, carne di cinghiale e, in una gustosa anteprima della Fiera del Parmigiano Reggiano, il formaggio delle due Latterie di Cortogno e Migliara. Nello stand della Pro Loco di Cortogno, oltre al Re dei formaggi, sarà possibile naturalmente acquistare i ciccioli sfornati a getto continuo dalla mattina.
L’Associazione di Protezione civile “I Lupi dell’Appennino” organizzerà il gioco del “Ciapa al Salam”, la scuola primaria per l’infanzia organizzerà il gioco del peso del prosciutto, mentre la Croce Rossa Italiana del paese presiederà l’intero evento per gli aspetti sanitari.

COSA SONO I CICCIOLI CHE I REGGIANI CHIAMANO GRASOL

I ciccioli sono un prodotto alimentare ottenuto dalla lavorazione del grasso del maiale nella preparazione dello strutto. Macellato il maiale, il grasso che si ricava viene tagliato in piccole parti e viene messo a cuocere su fuoco lento così da far fondere la parte grassa e consentire l’evaporazione dell’acqua contenuta. Quando i pezzi di grasso hanno acquistato un colore giallastro sono versati in un canovaccio di lino, spremuti a mano o con torchio e infine insaporiti con l’aggiunta di aromi, la cosiddetta ricetta. Tra gli aromi chiodo di garofano, cannella, pepe, noce moscata o altro, in dosi e proporzioni variabili a seconda del salumaio che li prepara. A volte vengono salati.
La parte colata darà origine allo strutto, la parte solida rimasta nel canovaccio, appunto, i ciccioli. Dopo la torchiatura i ciccioli possono essere lasciati in formella oppure sbriciolati a caldo. Si conservano fino a due mesi.
Si producono in tutta Italia. Naturalmente, considerata la loro origine sono un alimento ipercalorico da impiegare con moderazione. Nella tradizione contadina, rappresentavano un ottimo pasto, in unione alla polenta o da soli. Nei tempi moderni si utilizzano soprattutto per accompagnare aperitivi e antipasti.
I ciccioli, diffusi in quasi tutta Italia, vengono in alcune zone chiamati con nomi diversi: ciccioli o friccioli in Toscana, grasëtte in piemontese; graséi in piacentino, grasó o grasól in reggiano; grasooli in modenese, grasul in romagnolo; grasó o cicioli in ferrarese, grasselli o sgrisci nelle Marche; in novarese, vercellese, pavese e lodigiano gratón, in cremonese gratòon; gréppole nel Mantovano e nel Bresciano; cicines o fricis in friulano; sfrizzoli nel centro Italia; cìguele in Molise; lardinzi, siccioli, cicoli, frittole, sprittoli, scittole in Campania; scarafuagli, curcuci, risimoglie, frisulimiti o sprinzuli in Calabria; frittula, ziringuri in Sicilia; gherda, gerde, jelda o gigiole in Sardegna; nel vicentino, sisoli o zizoli ; in Capitanata vengono chiamati cicoli. Basilicata sfritti o ciccioli

















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