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Compie un anno il centro vaccinale ospedaliero di secondo livello all’Ospedale di Baggiovara

Da un anno, ogni venerdì, all’Ospedale Civile di Baggiovara un team di specialisti accoglie i cittadini che hanno esigenza di effettuare la vaccinazione contro il Sars-Cov-2 in ambiente ospedaliero. Si tratta di persone fragili, con pregresse allergie a farmaci o vaccini o che hanno avuto episodi di allergia alla prima o seconda dose.

Questi pazienti vengono inviati Baggiovara dagli altri Punti vaccinali di primo livello oppure dai loro Medici di Medicina Generale. Qui trovano ad attenderli un pool di specialisti: infettivologi, cardiologi, pneumologi, rianimatori, specialisti in Igiene e in Medicina del Lavoro che prendono in carico il paziente, studiano il caso e mettono in atto tutte le profilassi, qualora necessarie, affinché la vaccinazione venga effettuata nella massima sicurezza. 

Si tratta di un lavoro di equipe – commenta la dottoressa Loretta Casolari – Responsabile della Sorveglianza Sanitaria e promozione della salute dei lavoratori dell’AOU di Modena – tra noi, il personale dei punti vaccinali dell’Azienda USL. Sul posto oltre a noi, c’è un team di specialisti in varie discipline e i colleghi della rianimazione dell’equipe della dottoressa Elisabetta Bertellini, Inoltre, vengono attivati percorsi specifici o consulenze con diverse strutture, un percorso specifico con la Cardiologia del prof. Giuseppe Boriani, in modo coordinato con gli altri centri regionali, per le persone che hanno avuto episodi pregressi di pericardite o miocardite, a prescindere dalla causa; le consulenze con la Reumatologia del prof. Carlo Salvarani, per pazienti affetti da patologie autoimmuni o con la Neurologia del prof. Stefano Meletti”. Tutte le diverse professionalità collaborano con il Collegio del Dipartimento di Sanità Pubica, l’organismo che valuta i casi complessi relativi alla vaccinazione.  “Il nostro Gruppo – conclude la dottoressa Casolari – lavora in sinergia con i colleghi dell’Azienda USL le cui referenti sono Letizia Nava e Cecilia Pellicciari, che vanno nominate in quanto hanno organizzato, sicuramente in sinergia con i vostri, tutto l’impianto dell’offerta vaccinale”. 

Tra i medici che prestano servizio al punto vaccinale ospedaliero c’è il dottor Vanni Borghi, per quarant’anni infettivologo del Policlinico, che dal gennaio 2020 – quando è andato in pensione – ha svolto attività di volontario in clinica di Malattie Infettive e, dal gennaio 2021, al punto vaccinale ospedaliero. “La nostra attività– ha spiegato il dottor Borghi – nasce dall’esperienza della vaccinazione dei sanitari, incominciata nel gennaio 2021. Nell’area delle piscine dell’ospedale abbiamo effettuato tra prime e seconde dosi 10.000 inoculazioni. Man mano che la vaccinazione è stata estesa ai cittadini, abbiamo messo la nostra esperienza a disposizione di un punto vaccinale di secondo livello, per chi necessita di effettuare la vaccinazione in ambiente ospedaliero. Si tratta di un lavoro di squadra che vuole rispondere alle esigenze di cittadini che hanno allergie o particolari fragilità. Si tratta di un percorso strutturato col territorio grazie anche a momenti di formazione. Noi prendiamo in carico la storia clinica del paziente, coinvolgiamo gli specialisti necessari e creiamo le condizioni per limitare le possibili manifestazioni avverse”. 

In questi dodici mesi sono stati oltre 3.000 i pazienti seguiti dal Punto Vaccinale di Secondo livello, per diverse condizioni di fragilità o pregresse allergie. Ci sono state alcune reazioni più significative, tutte risolte nell’hub vaccinale. “All’inizio abbiamo visto soprattutto persone – ha aggiunto il dottor Borghi – poliallergiche e ci siamo resi conto che il vaccino contro il COVID non dà problemi a questi pazienti. In seguito, abbiamo visto persone preoccupate per le loro patologie e quindi abbiamo studiato i diversi casi clinici in modo collegiale. Infine, è stata la volta dei pazienti che avevano manifestato reazioni alla prima dose e che, quindi, erano a rischio di reazioni anche alla seconda e alla terza. In tutti questi casi abbiamo la profilassi ha dato buoni frutti. Di solito le reazioni che vediamo si manifestano entro un’ora dalla somministrazione. Si tratta soprattutto di episodi di formicolio a labbra o mani, piedi; episodi di orticaria, abbiamo osservato la comparsa di tachicardia o lievi aritmie. In questi mesi abbiamo avuto solo qualche persona con reazioni più importanti, tutte trattate e risolte senza alcun tipo di conseguenza. La presenza, inoltre, di tante persone all’interno dell’HUB: i coordinatori infermieristici e gli infermieri, i volontari, il 118 e il personale amministrativo hanno costituito un elemento di crescita e di unione tra le persone dedicate a questa attività che ringrazio”. 

In conclusione, il dottor Borghi ha tracciato un bilancio di questi due anni: “Abbiamo conosciuto una nuova patologia senza sapere nulla nella prima ondata, e questa è stata un’esperienza molto interessante per un infettivologo ma allo stesso tempo umanamente devastante perché, soprattutto nei primi mesi, non avevamo possibilità di cure. Sembrava di essere tornati ai primi anni dell’epidemia di AIDS. Tuttavia, Modena come in tanti altri centri in Italia è stata in prima linea in molte sperimentazioni sulle terapie con immunomodulatori e nel complesso oggi abbiamo più opzioni terapeutiche che si uniscono al vaccino.”

 

















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