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Reggio Emilia, la Cisl: “Sanità provinciale allo stremo. Da due anni in trincea senza risposte su contratti e assunzioni”

Copyright e Autore: Brancolini Roberto

Una sanità provinciale allo stremo delle sue forze. Questa la descrizione del quadro attuale all’interno dell’Ausl della Cisl Funzione Pubblica, la categoria che segue il pubblico impiego e la sanità in particolare.

“Da un giorno all’altro i dipendenti sono tornati indietro nel tempo di due anni: annunci di ennesime riorganizzazioni che, nel concreto, consistono nel prendere decine di persone e mandarle, con un preavviso nullo o minimo in un servizio Covid dove non lavorano da mesi. Significa stravolgere i piccoli equilibri, anche famigliari, che ogni persona aveva costruito soprattutto per questo periodo di feste. Significa, ancora una volta, l’ennesima, vedersi arrivate richieste di turni aggiuntivi perché i colleghi sono sempre più contagiati e quindi in quarantena”.

Il personale della nostra sanità, circa 5.550 persone in provincia tra professioni sanitarie, tecnici e amministrativi, è stravolto: “A ottobre sono state lasciate a casa centinaia di persone con contratti precari per ragioni di bilancio. Questo ha significato un sovraccarico di lavoro per tutti i colleghi. E ora, anche tra i sanitari come in tutta la nostra comunità, riesplodono i contagi e stanno arrivando già richieste di ulteriori doppi turni”.
Inoltre, continua il sindacato, ormai i dipendenti sono anche stanchi di una mancanza di riconoscimento da parte della politica: “Da due anni si sentono solo elogi. Ieri l’assessore regionale manda l’ennesima lettera di natale ringraziando i dipendenti. Ma i colleghi vogliono due cose: lavorare in sicurezza con organici sufficienti e non sempre in emergenza e, non di minore importanza, che si rinnovi anche dal punto di vista economico un contratto nazionale che fa dei dipendenti della sanità dei lavoratori sottopagati rispetto alle competenze richieste e alle responsabilità che si devono assumere”.

“E il rischio che stiamo correndo tutti, è che questi 5.500 lavoratori perdano la motivazione e l’amore per il proprio lavoro. Se fino ad oggi, nella nostra sanità, sono stati raggiunti risultati spesso importanti, lo si deve anche al fatto che migliaia di persone hanno amato la propria professione andando oltre le difficoltà contingenti. Se si perde, come si sta rischiando, questo valore aggiunto allora è davvero più che mai a rischio l’intero sistema. E non sono parole vuote. E se c’è qualcuno che non ci crede, lo invitiamo ad incontrare, svestendosi del proprio ruolo, qualsiasi dipendente che lavori in sanità e a chiedergli come sta e come sta vivendo questi giorni”.

















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