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Il Consiglio comunale di Modena approva il documento “PrendiaMoci Cura”, le linee di indirizzo per il welfare

Modena, panoramica (Archivio fotografico del Comune)

Un welfare universale e di comunità; trasparenza; personalizzazione delle risposte: sono i tre criteri generali che improntano “PrendiaMoci Cura”, le Linee di indirizzo per il welfare del Comune di Modena 2021-2024 approvate dal Consiglio comunale di Modena dopo un iter che ha visto il documento discusso in 14 riunioni con diversi interlocutori: dalle cooperative sociali ai gestori dei servizi in appalto, dai sindacati alle associazioni datoriali, dai Consigli di quartiere fino alle due sedute della Commissione consiliare di cui la versione finale ha accolto i suggerimenti.

La proposta illustrata in Aula dall’assessora alle Politiche sociali Roberta Pinelli, giovedì 14 ottobre, ha ottenuto il voto favorevole di Pd, Sinistra per Modena, Modena civica, Europa verde – Verdi; astenuti M5s e Modena sociale; contrari Lega Modena, Forza Italia, Fratelli d’Italia – Popolo della famiglia.

L’assessora ha sottolineato che l’idea di partenza è una rilettura dei servizi anche alla luce della pandemia: “le Linee di indirizzo, pertanto, non analizzano tutti i servizi erogati dal Settore, bensì quelli sui quali si ritiene più urgente intervenire. In un contesto che cambia ai servizi è richiesto di adattarsi a nuove sfide, fra cui le più rilevanti riguardano l’aumento del numero degli anziani, la denatalità, l’immigrazione e la necessità di imprimere un maggiore slancio alle politiche di inclusione, le ripercussioni socio-economiche dovute alla pandemia. Pinelli ha infatti spiegato che la povertà è in notevole aumento e coinvolge non solo fasce sociali già in difficoltà: è diventata trasversale, colpendo anche famiglie che hanno un lavoro e una quota significativa di nuclei giovani. E il Reddito di Cittadinanza intercetta non più della metà delle famiglie in povertà assoluta, non inserisce nel mondo del lavoro e sembra poco sensibile al carico familiare; soprattutto la povertà è correlata ad analfabetismo, una vita più breve e vulnerabile dal punto di vista della salute, esclusione e invisibilità sociale. Per questo, molto spazio è dedicato alla cosiddetta povertà educativa, per consentire anche alle famiglie in maggiore difficoltà, di svolgere al meglio la loro funzione educativa”.

Sono quindi programmati interventi integrati con i settori Istruzione, Politiche Giovanili e Sport, oltre ad azioni di accompagnamento al compito educativo e di cura dei genitori, anche con l’ausilio dei centri semiresidenziali per minori e con l’apporto del Terzo Settore.

Per quanto riguarda gli anziani le principali piste di lavoro sono Cra e assistenza domiciliare. Per le prime, si chiede la revisione dell’attuale sistema di accreditamento regionale e l’inserimento a pieno titolo nel sistema socio-sanitario studiando nuove sinergie con Ospedali di Comunità e Case della Salute. Altrettanto forte è la domanda relativa ad assistenza domiciliare per supportare le famiglie dal punto di vista sanitario e sociale, ma parallelamente occorre anche studiare forme alternative come appartamenti protetti, condominio solidale, housing sociale, reti di vicinato e telemedicina.

Il potenziamento della collaborazione fra il sociale e il sanitario è un punto saliente del documento che delinea alcuni ambiti da definire insieme al sistema sanitario, come i compiti della struttura della medicina di territorio, la revisione della formazione di infermieri e Oss, il coinvolgimento dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta con il Servizio Sociale Territoriale, la ridefinizione del sistema delle dimissioni protette e dell’assistenza domiciliare.

Altro problema a cui prestare molta attenzione è la casa, in particolare per la ricerca di alloggi in affitto per la fascia più fragile. “Manca da anni una politica nazionale sull’edilizia popolare – ha continuato l’assessora – e nonostante Agenzia Casa di Modena sia nota come la più efficiente esperienza in Regione di affitto gestito dal Comune, 800 famiglie sono in attesa di un alloggio a canone concordato e altre 700 sono in lista per una casa popolare. Le strade tentate – dai contributi per l’affitto e per la morosità incolpevole all’accordo con Prefettura e Tribunale per prevenire gli sfratti esecutivi, ai nuovi progetti come il Pinqua – ancora non bastano”.

Infine, l’assessora ha sottolineato che in attuazione dell’accordo quadro dello scorso anno fra Amministrazione comunale e Unimore sarà istituito un Osservatorio sul Welfare per conoscere e mappare i bisogni e l’offerta di servizi del Comune e delle altre istituzioni come Inps, Centro per l’Impiego e Asl. Obiettivo è conoscere dettagliatamente l’impatto sul territorio delle politiche di welfare e valutare la situazione socio-economica dei modenesi per definire con precisione e sulla base di dati certi le scelte da compiere. Le prime attività dovrebbero partire già entro il mese di novembre.

 

“POTENZIARE IL CONTRASTO A POVERTÀ EDUCATIVA”

Insieme alla delibera relativa al documento “PrendiaMoci Cura”, le Linee di indirizzo per il welfare del Comune di Modena 2021-2024, nella seduta di giovedì 14 ottobre il Consiglio comunale ha approvato anche due ordini del giorno collegati: uno presentato da Pd e Modena civica, incentrato sulle azioni di contrasto alla povertà educativa e sul coinvolgimento del Terzo settore per migliorare le azioni per il welfare, e un altro proposto da Sinistra per Modena, che interviene, tra i vari temi, per sollecitare un maggiore sviluppo del welfare abitativo. Entrambe le mozioni sono state approvate col voto dei gruppi di maggioranza (Pd, Sinistra per Modena, Modena civica ed Europa verde-Verdi); Movimento 5 stelle e Modena sociale si sono astenuti, mentre Lega Modena, Forza Italia, Fratelli d’Italia-Popolo della famiglia hanno espresso voto contrario.

Potenziare il contrasto alla povertà educativa, coinvolgendo quanto più possibile le realtà qualificate del Terzo settore nei progetti promossi dall’Amministrazione sul territorio, a partire dalle azioni di co-progettazione che, mantenendo l’evidenza pubblica, prevedano anche l’iniziativa dei soggetti privati, è l’invito rivolto alla giunta dall’ordine del giorno di Pd e Modena Civica. Il documento, illustrato in aula dal consigliere Pd Vittorio Reggiani, domanda pure di aggiornare le modalità di intervento del welfare verso le nuove forme di bisogni che verranno individuate o quelle che vedono maggiore difficoltà nell’inclusione sociale, privilegiando il sostegno alla genitorialità fragile e la rete di sostegno territoriale; e di rafforzare la centralità in città del Centro per le famiglie, anche attraverso aperture costanti al territorio cittadino. L’ordine del giorno, inoltre, propone di dare nuovo impulso alle azioni di sostegno alle politiche abitative, in primo luogo per le nuove famiglie e per i giovani che vogliono costruire percorsi di autonomia abitativa, a favore quindi del mercato degli affitti, sia coordinandosi con i progetti di riqualificazione urbana promossi dal Comune o favoriti tramite l’intervento di privati, sia avviando una verifica di servizi come l’Agenzia Casa, con l’obiettivo di ampliare le modalità di azione: si citano, per esempio, i rapporti diretti con i proprietari degli appartamenti, forme di garanzia a fronte di contratto diretto tra le parti e prestiti o contributi da restituire nel tempo per fronteggiare cauzioni o fideiussioni richieste. La mozione, infine, invita l’Amministrazione ad adottare strumenti informatici più efficaci per gestire gli aiuti diretti e indiretti, per una sperimentazione che tenga conto anche delle nuove conoscenze acquisite nel periodo della pandemia.

L’attenzione verso il welfare abitativo è uno dei punti principali dell’ordine del giorno di Sinistra per Modena, presentato dalla capogruppo Camilla Scarpa, che suggerisce alla giunta di sperimentare nuove modalità abitative per le persone non autosufficienti, nell’ottica di favorire la socialità e la gestione comunitaria degli alloggi, e di aumentare l’offerta di edilizia residenziale pubblica e sociale di modo da rispondere alle esigenze dei cittadini attraverso la rigenerazione delle strutture esistenti. La mozione, inoltre, suggerisce di incrementare l’offerta di alloggi in affitto a canone concordato e, in merito agli interventi di ampliamento dell’offerta abitativa, il documento propone di operare nell’ambito della rigenerazione urbana, evitando ulteriore consumo di suolo, anche attraverso l’accesso agli investimenti relativi al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). L’ordine del giorno, poi, indica al Comune di valutare l’apertura di uno sportello a sostegno dei cittadini e delle cittadine per aiutarli nelle procedure relative al bonus 110% per favorirne, quindi, l’accessibilità. La mozione suggerisce anche, più in generale, di potenziare l’azione di monitoraggio dei bisogni dei cittadini fragili, attraverso una maggiore presenza sul territorio dei Servizi sociali, pure tramite gli sportelli sociali, rafforzando i sistemi informativi territoriali, le relazioni con gli anziani soli e le persone in condizioni di difficoltà, l’attività di supporto ai caregivers e le competenze per la definizione dei progetti personalizzati di supporto e di intervento. Favorire l’abbattimento delle barriere architettoniche pubbliche e private per aumentare la sicurezza e facilitare la vita di relazione delle persone, promuovere una collaborazione tra Comune e Ausl al fine di consentire ai migranti senza permesso di soggiorno o con permesso scaduto l’accesso alle prestazioni sanitarie e promuovere un osservatorio territoriale sul welfare per analizzare i mutamenti in termini economici, distributivi, sociali, demografici nella città e contribuire a individuare i bisogni dei cittadini sono alcune delle ulteriori proposte presenti nel documento.

 

IL DIBATTITO IN CONSIGLIO COMUNALE

“Il documento PrendiaMoci Cura non rappresenta solo la nuova frontiera di un welfare, quello di Modena, preso come riferimento a livello nazionale, ma costituisce un elemento della strategia di rafforzamento della comunità post-Covid, anche grazie alle connessioni che si generano tra il sistema pubblico e le opportunità presenti sul territorio”. Lo ha affermato il sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli intervenendo, nella seduta di giovedì 14 ottobre del Consiglio comunale, nel dibattito che ha preceduto l’approvazione della delibera incentrata sulle Linee di indirizzo per il welfare del Comune di Modena 2021-2024 e dei due ordini del giorno collegati.

Dopo aver spiegato che a Modena esiste “un sistema sociale robusto, composto anche da volontari e associazioni che sono un punto di riferimento per l’Amministrazione”, e mettendo l’accento “sulla qualità e sull’umanità degli operatori”, il sindaco ha sottolineato che “il welfare è un tassello caratterizzante della strategia di crescita della città, un pilastro della Modena del 2040. Le scelte sul welfare rientrano all’interno nel Piano urbanistico generale del Comune e le necessità e i bisogni della comunità della società incontrano le chiavi di lettura urbanistiche, a partire dalla presenza dei servizi nei rioni”. L’obiettivo, ha concluso infatti Muzzarelli, “è allargare sempre più il perimetro delle risposte e degli interventi”.

Aprendo il dibattito per Fratelli d’Italia – Popolo della famiglia, Elisa Rossini, dopo aver espresso dubbi “sulla capacità del Comune di intercettare i reali bisogni dei modenesi”, ha detto che per gli interventi “si dovrebbe prendere come esempio come e destinatario principale la famiglia così come è definita dall’articolo 29 della Costituzione. Nel documento, invece, viene considerata un’entità indistinta e fluida”.

Pur rilevando elementi positivi “come il sostegno ai caregiver e alla coabitazione tra anziani e giovani in apposite strutture”, Enrica Manenti (Movimento 5 stelle) ha sostenuto che il documento si limita “a gestire la situazione esistente, senza fare salti in avanti”. Inoltre, il piano del welfare presenta “una criticità sul fronte della disponibilità dei dati e, in particolare, nella condivisione dei database tra enti”.

Per Lega Modena, Barbara Moretti ha osservato che “il sistema ha un vizio di fondo nell’accreditamento e nell’esternalizzazione dei servizi alla persona e ai soggetti fragili o comunque destinatari di servizi essenziali”. Inoltre, il meccanismo di aiuti e contributi “segue ancora una logica assistenziale legata alla quota mensile anche quando la norma imporrebbe un meccanismo virtuoso”. Giovanni Bertoldi ha chiesto l’adozione di una visione più ampia nell’erogazione degli interventi e dei sostegni, con una diversa distribuzione delle risorse “oggi destinate soprattutto alle persone straniere, senza tenere conto del fatto che continua a crescere il numero di persone della classe media che si inizia a rivolgersi ai Servizi sociali”.

“Questo documento cerca di rispondere con strumenti ordinari a una situazione straordinaria pure a causa del Covid”. Lo ha affermato Piergiulio Giacobazzi (Forza Italia): “Il Comune appare lontano dalla realtà e dagli obiettivi che si fissa e che non raggiunge mai, dimostrando anche incapacità e mancata volontà di ascoltare le famiglie, come è accaduto nel caso dell’assistenza alle persone con disabilità; settore che peraltro, assieme a quello degli anziani, ha visto significativi tagli alle risorse”.

L’intervento di Vincenzo Walter Stella (Sinistra per Modena) si è concentrato sul welfare abitativo: “Avere la possibilità di vivere in un alloggio dignitoso, in un ambiente civile, con costi di accesso e mantenimento proporzionati alle disponibilità economiche di chi lo abita e privo di barriere architettoniche – ha detto – è un obiettivo che il Comune deve perseguire, a partire dal sostegno alle fasce sociali più fragili”. In dichiarazione di voto Camilla Scarpa ha affermato che il documento segna l’inizio di un “percorso necessario: la pandemia ha fatto emergere criticità e nuovi bisogni a cui è necessario dare una risposta”. E il Comune non può intraprendere da solo questa strada, “occorre un’integrazione a livello regionale e nazionale e anche il coinvolgimento delle altre istituzioni del territorio e delle parti sociali”.

Per il Pd, Alberto Bignardi ha innanzi tutto auspicato che “l’Assemblea non faccia distinzioni sulla composizione delle famiglie per l’erogazione dei sostegni: non devono esserci famiglie di serie A o serie B”. Quindi ha osservato il valore “del sostegno alle giovani coppie sul fronte del welfare abitativo, alla luce delle difficoltà incontrate da molti cittadini nell’accesso a una casa, a partire dagli affitti”. Vittorio Reggiani ha citato l’importanza di contrastare la povertà educativa “che rappresenta la base di visione del welfare universale: ogni possibile forma di fragilità, infatti, è affrontata un sistema integrato, chiamando quindi in causa l’intera comunità”. Il consigliere ha inoltre parlato del ruolo del Terzo settore: “Nel contesto della governance pubblica, è cruciale il ruolo delle realtà del territorio non solo dal punto esecutivo ma anche sulla co-progettazione”. Ilaria Franchini ha messo l’accento sul carattere “sfidante” del documento sul piano della condivisione dei database tra enti: “Un problema che riguarda l’intero Paese e che anche Modena monitora”. La consigliera ha poi parlato degli strumenti digitali, sperimentati durante la pandemia, a supporto delle politiche sociali “che possono integrare modelli di welfare, consentendo innovazioni e miglioramenti in ambito socio-sanitario”. In sede di dichiarazione di voto Antonio Carpentieri, sottolineando che “PrendiaMoci Cura” è frutto “di mesi di dialogo e confronto con le persone, famiglie, volontari e operatori, che conoscono bene questi temi”, ha dichiarato che la rotta tracciata, appunto anche col contributo della città, “è quella giusta”.

Katia Parisi (Modena civica) si è concentrata sul ruolo del Terzo settore, che rappresenta “una realtà viva, bella e concreta che arricchisce la città e affianca le persone fragili”. Sottolineando l’importanza dell’evidenza pubblica nelle azioni di co-progettazione che coinvolgono appunto il Terzo settore, la consigliera ha invitato a tenere in considerazione “anche le onlus e le associazioni di promozione sociale”.

Riconoscendo “gli obiettivi ambiziosi” e il rispetto dei temi dell’Agenda 2030, con la centralità dell’ambiente, per Paola Aime (Europa verde – Verdi) “non possono realizzarsi sviluppo e rilancio nei campi sociale ed economico se non si considera la transizione ecologica”. In quest’ottica, ha aggiunto, la progettazione degli spazi sociali deve integrarsi con scelte urbanistiche “che includano il verde”.

















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