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Demenze, al via progetto sperimentale a Formigine e Castelfranco

Affrontare la demenza con un approccio innovativo. Coinvolge due strutture residenziali modenesi per anziani un nuovo studio sperimentale promosso dalla Fondazione Don Gnocchi di Milano in collaborazione con l’Azienda USL di Modena. Protagoniste del progetto – ribattezzato ‘Implementazione delle buone pratiche per la cura delle persone con demenza nelle residenze assistenziali per anziani’ – sono l’Asp ‘Delia Repetto’ di Castelfranco Emilia e l’ ‘Opera Pia Castiglioni’ di Formigine’.

Lo studio – presentato agli ospiti, le famiglie e il personale in un incontro presso l’ ‘Opera Pia Castiglioni’ alla presenza del sindaco Maria Costi, dell’assessore ai Servizi Sociali Roberta Zanni, il Direttore del Distretto sanitario di Sassuolo Federica Ronchetti e il team di ricerca – è coordinato dal Direttore didattico del Corso di Laurea in Infermieristica afferente all’Università di Milano, professoressa Anna Castaldo, in collaborazione con l’Ausl di Modena rappresentata dal dottor Andrea Fabbo, Direttore dell’Unità operativa complessa di Geriatria-Distretti Cognitivi e Demenze dell’Azienda USL di Modena.

 

GLI OBIETTIVI

Lo studio, il primo di questo tipo in Italia, mira a sviluppare una cultura condivisa di accoglienza e una assistenza personalizzata alla persona con demenza che rappresenta una condizione molto frequente nelle strutture per anziani e progressivamente in aumento in rapporto all’invecchiamento della popolazione.

L’obiettivo è migliorare la qualità delle cure e la qualità di vita di ospiti e operatori. Nelle strutture residenziali la percentuale di persone con disturbi cognitivi raggiunge e a volte supera il 70%. L’obiettivo di chi fornisce assistenza è quello di migliorare la qualità di vita degli anziani attraverso modalità di cura che riducano (fino alla vera e propria “eliminazione”) la contenzione fisica e farmacologica, ma al contempo riducano altresì il rischio di caduta e i disturbi comportamentali.

 

LE AZIONI

Lo studio prevede la valutazione di tutti gli ospiti dal punto di vista cognitivo, comportamentale e funzionale, svolta dall’equipe assistenziale coordinata dal geriatra. Saranno valutati una serie di aspetti compreso il benessere e la qualità della vita degli ospiti e di chi assiste. Verranno confrontati 2 modelli: il modello di assistenza tradizionale ed il nuovo modello di assistenza alle persone con demenza in struttura, basati sui principi dell’approccio centrato sulla persona e non sulla malattia (Person Centred Care). Questo approccio ha presentato buoni risultati dal punto di vista scientifico su riduzione dei disturbi del comportamento, calo delle complicanze (quali cadute, decubiti, stati confusionali, infezioni) ed eliminazione della contenzione fisica.

“Il progetto aprirà la strada ad un cambiamento culturale nell’approccio all’anziano con demenza nelle strutture residenziali, che avrà un impatto non solo organizzativo, ma soprattutto sulla qualità della vita degli ospiti e degli operatori che avranno gli strumenti necessari per fare questo – dichiara Andrea Fabbo, Direttore dell’Unità operativa complessa di Geriatria-Distretti Cognitivi e Demenze dell’Azienda USL di Modena -. Vogliamo anche contribuire a combattere l’idea della casa residenza come luogo di tristezza e di morte e soprattutto di inattività, ma ribadire che invece è un luogo di vita e di senso. Mi permetto di citare la professoressa Bartorelli Luisa, una maestra della geriatria italiana che ci invita a considerare questi servizi non ‘luoghi senza tempo in cui le attività sono proposte per riempire il vuoto della giornata, ma uno spazio fisico e relazionale, che protegge e  mantiene la dignità di chi lo frequenta, offrendo una possibilità di essere ancora nel mondo…’”.

“L’epidemia da Covid, il lockdown, l’isolamento e l’impossibilità di poter riabbracciare i propri famigliari ha reso ancora più evidente la solitudine degli anziani nelle Casa Residenze – afferma Barbara Manni, Coordinatrice del Centro Disturbi Cognitivi del Distretto di Sassuolo -. Proprio per questo è necessario un cambiamento culturale in cui la struttura non è solo un luogo di residenza, ma anche una casa in cui occorre ritrovare un nuovo ambiente famigliare. Conoscere la persona che entra, interpretare i suoi bisogni e riuscire a personalizzare le attività e le cure sulla base della propria storia è il principio dell’approccio centrato sulla persona (Person Centred Care) ed è la nuova  identità di cura che vorremmo trasmettere alle strutture del nostro territorio”.

















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