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Crescono le imprese in Emilia-Romagna

Ritorna la fiducia e crescono le imprese attive (+1.714 unità, +0,4 per cento) interrompendo la tendenza alla riduzione dopo 9 anni. Con riguardo ai settori, si registra un calo nell’agricoltura (-1,1 per cento), nella manifattura (-0,6 per cento) – concentrato nell’industria della moda (-124 imprese) – e nel commercio all’ingrosso (-0,9 per cento), mentre nel dettaglio si evidenzia un aumento (+0,2 per cento). Bene le costruzioni (+1,5 per cento), e gli altri servizi diversi dal commercio (+1,2 per cento). Positivo il dato dei servizi di informazione e comunicazione (+2,1 per cento), determinato da produzione di software, consulenza informatica e attività connesse (+3,8 per cento). In crescita le attività finanziarie e assicurative (+2,3 per cento).

Dalla fotografia della “demografia” delle imprese, nel secondo trimestre del 2021 si registra un’accelerazione delle aperture di nuove attività che tornano verso i valori pre-pandemia, anche se è ancora presto per parlare di ritorno alla normalità.

E’ quanto emerge dall’analisi trimestrale Movimprese, condotta da Unioncamere Emilia-Romagna che ha elaborato i dati del Registro imprese delle Camere di commercio.

Grazie alla volontà di ripartire, alle misure di sostegno introdotte, e all’aumento della fiducia, la base imprenditoriale regionale riprende a crescere in termini tendenziali. E’ un “rimbalzo” che riporta verso i valori dello stesso trimestre del 2019.

L’andamento delle imprese registrate è stato determinato dall’aumento delle iscrizioni, riportatesi ai livelli del periodo 2017-2019, ben superiore a quello delle cessazioni, che pure sono al livello minimo dei precedenti dieci anni.  Al 30 giugno 2021 le imprese registrate in Emilia-Romagna sono risultate 450.966. Rispetto alla fine del trimestre precedente (31 marzo 2021) sono aumentate di 2.536 unità, (+0,6 per cento). Anche tenuto conto del fatto che il secondo trimestre dell’anno risente storicamente di una stagionalità positiva, l’incremento congiunturale rilevato appare notevole, risulta il più ampio degli ultimi dieci anni e più che doppio rispetto a quello rilevato nello stesso trimestre del 2019.

Per quanto riguarda le imprese attive, che costituiscono l’effettiva base imprenditoriale, sono risultate 400.029 e hanno fatto registrare un aumento di 1.714 unità, +0,4 per cento rispetto allo stesso trimestre 2020.

I settori di attività economica. La disaggregazione dei dati permette di evidenziare gli effetti della pandemia, ma anche dei provvedimenti adottati a tutela delle imprese e i segnali della ripartenza, nel raffronto rispetto allo stesso periodo del 2020.

La base imprenditoriale dell’agricoltura, silvicoltura e pesca si è ridotta di 614 unità (-1,1 per cento). Nella manifattura la perdita è stata di 260 imprese (-0,6 per cento), in particolare concentrata nell’industria della moda (-124 imprese). Il commercio all’ingrosso perde 308 imprese (-0,9 per cento), mentre nel dettaglio c’è un lieve aumento (+91 unità, +0,2 per cento). Al contrario, le imprese delle costruzioni hanno rafforzano decisamente la tendenza positiva (+959 unità, +1,5 per cento), beneficiando delle misure di incentivazione governative.

La crescita del numero delle imprese si deve principalmente agli altri servizi diversi dal commercio (+1.766 imprese, +1,2 per cento). In quest’ambito, i contributi positivi maggiori sono venuti dall’immobiliare, dai servizi di supporto alle imprese e dalle attività di direzione aziendale e di consulenza gestionale.

Va sottolineato lo sviluppo dei servizi di informazione e comunicazione (+223 imprese, +2,1 per cento), determinato dal settore produzione di software, consulenza informatica e attività connesse (+140 unità, +3,8 per cento), trainato da smart working e informatizzazione. Pure, va evidenziato l’incremento delle attività finanziarie e assicurative (+211 unità, +2,3 per cento).

Un segnale di ripresa è giunto dai servizi di ristorazione (+323 unità, +1,3 per cento), di fronte alle prospettive conseguenti all’incremento della domanda successivo alle riaperture e alla diffusione della vaccinazione. Stanno ripartendo le attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento (+163 unità, +2,7 per cento).

La forma giuridica. L’incremento tendenziale delle imprese attive al termine del secondo trimestre è stato determinato da un’ulteriore accelerazione della già notevole tendenza all’aumento delle società di capitale (+3.392 unità, +3,6 per cento), che è il più ampio in termini assoluti degli ultimi undici anni, grazie all’attrattività della normativa delle società a responsabilità limitata, semplificata in particolare. Ma la crescita della base imprenditoriale è stata resa possibile anche dal minore andamento negativo delle ditte individuali, in calo di sole 131 unità (-0,1 per cento). La perdita si è sensibilmente ridotta rispetto a quella dello stesso trimestre del 2020 (-3.133 imprese) e risulta la più contenuta degli ultimi quattordici anni. Invece è stato più limitato il rallentamento della tendenza negativa delle società di persone (1.461 unità, -2,0 per cento), che, però, hanno subito il calo più contenuto degli ultimi sette anni. Infine, è apparsa più contenuta la riduzione delle società costituite con altre forme, prevalentemente date da cooperative e consorzi (-0,9 per cento).

















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