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Dal Po al Danubio, una nuova soluzione per combattere i “fontanazzi” che mettono in pericolo gli argini dei fiumi

I fenomeni piovosi sempre più intensi – una delle conseguenze del cambiamento climatico – possono mettere in pericolo gli argini del Po e di altri grandi fiumi. Si moltiplicano infatti i casi di erosione interna che portano alla nascita dei “fontanazzi”: sorgenti da cui, attraverso canali sotterranei, l’acqua del fiume fluisce all’esterno degli argini. Per combattere questo preoccupante fenomeno, nasce ora il progetto SandBoil, coordinato dal Dipartimento di Ingegneria Civile, Chimica, Ambientale e dei Materiali dell’Università di Bologna e finanziato con 1,5 milioni di euro dall’Unione Europea all’interno del programma LIFE.

Gli studiosi di SandBoil svilupperanno e testeranno sul campo una tecnologia innovativa, sostenibile ed economica per contrastare la progressione di canali nel terreno di fondazione degli argini. “Il nostro obiettivo è mitigare i fenomeni di erosione retrogressiva che si verificano in maniera sempre più ricorrente sotto gli argini dei fiumi durante gli eventi di piena”, dice Laura Tonni, professoressa dell’Università di Bologna che guida il progetto. “L’asportazione di particelle di sabbia per azione della filtrazione dell’acqua porta alla nascita di canali sotterranei che creano i cosiddetti fontanazzi o sand boils: una dinamica che se non viene contrastata può determinare il collasso dell’argine, con conseguenze ovviamente catastrofiche per l’ambiente circostante”.

Negli ultimi decenni, lungo il Po sono stati censiti più di 130 di questi fontanazzi, alcuni di dimensioni notevoli, che spesso si riattivano in occasione delle piene. Ma il problema coinvolge anche le strutture arginali di altri grandi fiumi in Europa e nel mondo, fra tutti il Danubio e il Mississippi. E le azioni messe in campo fino ad oggi per contrastare questo fenomeno si sono rivelate molto costose e spesso inefficaci.

Trovare nuove risposte a questo problema è l’obiettivo del progetto SandBoil. Gli studiosi realizzeranno infatti un intervento a basso impatto ambientale che non altera il regime delle acque nel sottosuolo: un sistema integrato che comprende sia una specifica tecnologia di contrasto al processo di erosione sotto l’argine, sia un meccanismo di monitoraggio che permette di controllare l’efficacia a lungo termine dell’intervento.

“Il prototipo sarà realizzato prima in scala ridotta nei nostri laboratori e sarà poi testato sul campo in un argine artificiale di dimensioni reali, appositamente costruito per il progetto, nel quale simuleremo le condizioni idrauliche capaci di generare questi fenomeni di erosione”, spiega Michela Marchi, ricercatrice di Geotecnica all’Università di Bologna che collabora al progetto. “Una volta dimostrata l’efficacia della soluzione, e dopo aver definito i criteri di progettazione dell’intervento, le procedure di installazione e le modalità di manutenzione, questa nuova tecnologia sarà montata sia in un argine del fiume Po interessato da frequenti riattivazioni di fontanazzi che in due tratti arginali del bacino del Danubio, in Ungheria”.

I lavori di SandBoil andranno avanti per cinque anni con l’obiettivo di arrivare ad una tecnologia pronta per il mercato e replicabile su vasta scala. Da applicare non solo su tutti i tratti arginali interessati dai fontanazzi lungo il fiume Po e lungo il Danubio, ma anche in altri bacini europei soggetti a questi fenomeni di erosione.

SandBoil (Natural-based solution to mitigate flood risk due to Sand Boils reactivations along the Po River) è un progetto coordinato dal Dipartimento di Ingegneria Civile, Chimica, Ambientale e dei Materiali (DICAM) dell’Università di Bologna e finanziato con 1,5 milioni di euro dall’Unione Europea all’interno del programma LIFE (linea di finanziamento Environment and Resources Efficiency). Insieme all’Università di Bologna sono coinvolti l’Agenzia Interregionale per il fiume Po (AIPo), Officine Maccaferri Italia e il North-Transdanubian Water Directorate (ÉDUVIZIG), un ente ungherese responsabile della sicurezza delle strutture arginali di una porzione del bacino del Danubio. È prevista inoltre una collaborazione con il Dipartimento di Scienze Aziendali dell’Università di Bologna per la valutazione delle ricadute socioeconomiche del progetto.

















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