Sono stati 582 i controlli sugli esercizi commerciali cittadini eseguiti dalla Polizia locale di Modena nei primi sei mesi del 2020, con particolare attenzione nella fase due dell’emergenza sanitaria, dopo la conclusione del lockdown. In questo contesto, le verifiche sulle attività economiche che vendono alcolici sono state incrementate anche sulla base delle segnalazioni dei cittadini e attraverso un maggior utilizzo di agenti in abiti civili per renderle più efficaci anche per quanto riguarda la vendita ai minorenni, che va contrastata a prescindere dalla nazionalità dei gestori.
Lo ha detto l’assessore al Centro storico e Politiche per la legalità Andrea Bosi rispondendo all’interrogazione di Pier Giulio Giacobazzi (Forza Italia) sulla vendita illegale di alcolici ai minorenni. Il consigliere, facendo riferimento “ai negozi gestiti da cittadini extracomunitari, i cosiddetti pakistani”, e agli episodi che di recente, in centro storico, hanno coinvolto “baby gang”, ha chiesto quali siano le contromisure messe in atto dall’amministrazione, “se la vendita di alcolici sia oggetto di controlli specifici da parte della Polizia locale, anche in borghese, quante sanzioni siano state elevate ai negozi di alimentari cittadini negli ultimi due anni e se sia stata presa in considerazione la riduzione generalizzata dell’orario per i negozi etnici o gestiti da extracomunitari”.
L’assessore Bosi ha spiegato che, oltre ai controlli di polizia commerciale che sono svolti in raccordo con le altre forze del territorio, il Comune ha implementato i servizi con stazionamento della polizia locale nelle aree di particolare interesse. “E, poiché il fenomeno della vendita e della somministrazione di alcolici ai minori è un tema di preoccupazione sociale, tra queste ci sono le zone frequentate dai più giovani come, per esempio, piazza Roma e largo San Giorgio, anche con l’obiettivo di prevenire il consumo di bevande alcoliche in area pubblica”. Alle attività di controllo la Polizia locale ha affiancato, inoltre, ha aggiunto l’assessore, un’azione di sensibilizzazione dei titolari delle attività commerciali e dei gestori dei pubblici esercizi distribuendo anche materiale informativo sul corretto consumo di bevande alcoliche da mettere a disposizione dei clienti.
Dopo aver sottolineato che i controlli effettuate dal Comune hanno come obiettivo “la vendita illegale di alcolici da chiunque sia effettuata e che non esiste, e non può esistere, una classificazione normativa per i negozi etnici”, l’assessore Bosi ha riferito che sono state 103 tra il 2019 e il 2020, su un totale di 1.772 controlli, le sanzioni erogate a vario titolo a carico di attività commerciali che rientrano nella categoria di esercizi di vicinato.
IL DIBATTITO IN CONSIGLIO COMUNALE
L’interrogazione sulla vendita di alcolici ai minorenni presentata dal consigliere di Forza Italia Piergiulio Giacobazzi è stata trasformata in interpellanza su richiesta di Antonio Carpentieri (Pd) il quale ha affermato che sul tema alcol e minori “la battaglia da fare è quella sul rispetto delle regole da parte di tutti, senza dare etichette di nazionalità, sociali o culturali. Vendere alcol a un minore è un reato e come tale richiede l’intervento e il controllo non solo della Polizia locale ma di tutte le forze dell’ordine insieme”.
Per Elisa Rossini (Fratelli d’Italia-Popolo della famiglia) la domanda da farsi è se è vero che “i negozi gestiti da stranieri in centro storico vendono più facilmente alcolici ai minori. Magari non hanno capito bene quali sono le regole. Sono razzista se dico questo?”.
Paola Aime (Verdi) ha ribadito che il tema è il rispetto delle regole “che ci sono e valgono per tutti. Non ci interessa chi gestisce i negozi ma che la legge sia rispettata e per questo servono più controlli e maggior rigore”. La consigliera ha aggiunto che il tema va affrontato anche dal punto di vista “dei modelli che gli adulti trasmettono alle nuove generazioni”.
Per Lega Modena, Giovanni Bertoldi ha lanciato un appello ad agire “per contrastare in tutti i modi la cultura dello sballo dei giovani. Anche il Comune dovrebbe fare qualcosa per combattere un’abitudine che mette a repentaglio la salute e l’equilibrio psicologico delle nuove generazioni”.
Nella replica, il consigliere Giacobazzi ha sostenuto che “non si tratta di una questione razziale, sono cose che sono sempre capitate ma oggi succedono perché sono quei negozi a vendere alcol senza chiedere documenti”.