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Dagli Smartphone agli Smartwatch: nuovi metodi per controllare il ritmo del cuore

Modena al Congresso Europeo di Cardiologia. Il prof. Giuseppe Boriani, Direttore della Cardiologia del Policlinico di Modena ha rappresentato l’Italia nel team di esperti che ha predisposto le Linee Guida Europee Europee sulla Fibrillazione Atriale e le ha presentate al convegno, che si è svolto nei giorni scorsi per via telematica, come richiesto dalla emergenza coronavirus ed ha registrato un record di partecipazione, coinvolgendo 116 mila partecipanti da 211 paesi, i quali  hanno presentato e dibattuto le più importanti e innovative prospettive nella ricerca e nella pratica clinica nel  settore cardiovascolare.

“Come Task Force abbiamo lavorato per oltre 2 anni,  affrontando tutti gli aspetti di diagnosi e cura della fibrillazione atriale – ha affermato il professor Giuseppe Boriani dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena – e siamo partiti dall’osservazione che questa malattia aumenta con l’avanzare dell’età, essendo presente in un soggetto su 50 nell’età intorno 60-65 anni, ma aumentando poi in modo importante con l’avanzare dell’età,  con un raddoppio ogni decade, fino a essere presente riscontrabile in un soggetto su 10 nelle età superiori agli 80 anni. Questo disturbo del ritmo deve essere appropriatamente ricercato e riconosciuto, in ragione della possibilità di ridurre i rischi delle sue della sua complicanza più temibile, l’ictus, prescrivendo una terapia anticoagulante nei casi a rischio”.
Questa alterazione del ritmo può dare palpitazioni, affaticamento, giramenti di testa, ma può anche presentarsi in forma subdola e senza disturbi e pertanto deve essere ricercata e riconosciuta, in quanto può indurre rischi anche nelle forme asintomatiche.  Oggi sono disponibili e alla portata del cittadino nuove tecnologie, dagli smartphone agli smartwatch, con apposite App che permettono di porre il sospetto di fibrillazione atriale, sempre da confermarsi con un controllo cardiologico ed elettrocardiografico.

“Nelle linee guida europee – aggiunge il prof. Boriani – per la prima volta abbiamo allargato l’interesse a queste tecnologie, definite <<portatili o indossabili>> sottolineando comunque che devono essere utilizzate in modo appropriato, considerando che integrano, ma non sostituiscono i controlli clinici. Infatti, se è indiscutibile che la tecnologia promuove una continua innovazione, va considerato che l’introduzione in medicina deve essere graduale, prudente e sotto controllo medico”. Al Policlinico di Modena esiste un centro specializzato sulla fibrillazione atriale, dove vengono programmati percorsi che vanno dalla definizione del rischio al trattamento con farmaci e ablazione, la tecnica che riduce l’aritmia con interventi mirati in zone critiche all’interno del cuore.   Sono un migliaio le persone seguite al Policlinico per fibrillazione atriale, in vari contesti di cardiopatie, e 200 portatori di dispositivo pacemaker o defibrillatore vengono controllati a distanza, in telemedicina. Inoltre sono in corso valutazioni per definire la quota di pazienti che grazie alla loro confidenza con il mondo digitale potranno essere raggiunti in via telematica, ampliando cosi’ il numero di controlli medici a distanza.

“In conclusione – precisa il prof. Boriani – i pazienti possono essere fiduciosi, perché la fibrillazione atriale non corrisponde a “un cuore matto”, ma può essere ben controllata, consentendo una vita pressoché normale, ponendo in atto i vari trattamenti disponibili. Inoltre, è ora possibile sorvegliare i pazienti a distanza in monitoraggio remoto, con la telemedicina, particolarmente nel caso di pazienti portatori di dispositivi impiantati come pacemaker e defibrillatori, rilevando prontamente l’insorgenza o il peggioramento della fibrillazione atriale “.

















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