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Sanatoria immigrati, a Modena 4.246 domande. Cisl: “Tanti gli obblighi per i datori di lavoro, rivolgersi a operatori qualificati”

Sono 4.246 le domande di regolarizzazione di lavoro presentate a Modena e provincia da stranieri senza permesso di soggiorno o con il permesso scaduto. Le adesioni alla nuova sanatoria decisa dal Governo, i cui termini sono scaduti il 15 agosto, riguardano 3.770 casi di lavoro domestico e assistenza (colf e badanti) e 476 casi di lavoro subordinato in agricoltura.

I dati, diffusi dal Ministero dell’Interno, sono analizzati dalla Cisl Emilia Centrale, che dal 1° giugno al 15 agosto ha offerto assistenza ai cittadini stranieri e ai datori di lavoro per il disbrigo delle domande, l’attivazione dei contratti di lavoro e la consulenza sulle modalità per gestire al meglio la pratica.

«Dopo una prima fase piuttosto convulsa, dovuta principalmente alla carenza di provvedimenti procedurali e alle notevoli difficoltà con cui si potevano inviare le istanze di regolarizzazione, da metà agosto è scattata la cosiddetta “fase 2” con l’istruttoria delle domande e la vera e propria regolarizzazione del rapporto di lavoro – afferma Domenico Chiatto, responsabile delle politiche dell’immigrazione per la segreteria Cisl Emilia Centrale – La regolarizzazione ed emersione dei rapporti di lavoro va certamente nella direzione giusta, ma nella pratica si è data una risposta parziale. Lo dimostra il fatto che, nonostante la proroga dei termini per presentare le istanze (dal 15 luglio al 15 agosto), non è stato comunque raggiunto il numero di domande stimate».

Per il sindacalista Cisl, oltre a colf, badanti e lavoratori agricoli, l’iter avrebbe potuto e dovuto comprendere anche altri settori, come edilizia, logistica e turismo.

«In questo modo sarebbe diventata un’occasione per far uscire dall’invisibilità altre centinaia, se non migliaia di lavoratori stranieri – continua Chiatto – offrendo loro tutele e garanzie lavorative, sanitarie e sociali. Senza contare che la regolarizzazione sarebbe stata un naturale freno al loro reclutamento illegale, una pratica purtroppo utilizzata anche nella nostra provincia».

«Visto lo stato dell’arte, siamo in una fase in cui il datore di lavoro che ha presentato istanza per assumere un cittadino migrante ha due strade percorribili: – aggiunge il responsabile del Caf Cisl Emilia Centrale Franco Saracino  – aspettare la chiamata della prefettura, che potrebbe comportare tempi molto lunghi, con il rischio del venir meno delle condizioni del rapporto di lavoro; oppure, nell’attesa, se intenzionato a iniziare da subito il rapporto di lavoro, procedere alla stesura di un vero e proprio contratto.

Al di là del percorso scelto, consigliamo vivamente di evitare pasticci e complicazioni. Perciò il datore di lavoro si affidi sempre a operatori seri e qualificati come il nostro Caf, che mette a disposizione il suo servizio dedicato “colf e badanti”. Questo per un duplice motivo: – prosegue Saracino – da un lato si tutela il datore di lavoro, visto che proprio questa seconda fase, sulla base delle indicazioni della circolare n. 2399 del 24 luglio 2020, redatta dai Ministeri Interno e Lavoro, pone in capo al datore una serie di obblighi e doveri. Dall’altro lato si tutela lo stesso lavoratore immigrato», conclude il responsabile del Caf Cisl Emilia Centrale.

In Emilia-Romagna sono state inviate 20.208 domande (18.107 riferite al settore domestico e 2.101 riferite al settore agricolo), mentre a livello nazionale le domande sono state 207.542 (176.848 nel lavoro domestico e 30.694 nel subordinato).

Sempre a livello nazionale nel lavoro domestico ai primi tre posti delle nazionalità del lavoratore ci sono Ucraina, Bangladesh e Pakistan, mentre in agricoltura (lavoro subordinato) ci sono Albania, Marocco e India.

Quanto alla nazionalità del datore di lavoro, in entrambi i settori prevalgono nettamente gli italiani, che hanno presentato 164.151 domande di regolarizzazione (quasi l’80 per cento del totale).

















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