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Scuola, i Sindacati ER: “Tanti ancora i nodi da sciogliere”

In Emilia Romagna sono oltre 550.000 gli studenti, ben oltre 80.000 le unità di personale tra docente e ATA, 530 scuole, un indotto (educatori, personale delle mense…) di qualche migliaio di unità, che attendono con ansia la ripartenza dell’anno scolastico, che quest’anno sarà ancora più complicato e incerto del passato.

Ieri abbiamo ricevuto il decreto a firma Azzolina-Gualtieri che distribuisce le risorse economiche alle regioni sulla base degli alunni e delle richieste avanzate dagli uffici scolastici regionali sul quale diamo un giudizio negativo per come è stata decisa la ripartizione. Per l’Emilia-Romagna si tratta di 55  milioni di euro (circa 2.000 posti) che si aggiungono alla prima distribuzione di 65 milioni (circa 3.000 posti), per un totale di 120 milioni di euro e circa 5.000 posti. Suddivisi tra le 530 scuole dell’Emilia-Romagna, vuole dire circa 9,5 posti per scuola. Una vera inezia inadeguata a rispondere alle esigenze più volte da noi denunciate. Avevamo già evidenziato i rischi e chiesto alla Regione un impegno per ottenere una maggiore attenzione verso le scuole del territorio ma purtroppo il risultato atteso non è arrivato. Tra l’altro, cosa molto grave, ad oggi non abbiamo neppure contezza di quanto è stato richiesto dalle scuole e come e quando saranno distribuite queste risorse. Si tratta di posti per il personale a tempo: ciò vuole dire che se le condizioni sanitarie peggioreranno fino a determinare la chiusura della scuola, scatteranno i licenziamenti con buona pace della dignità e dei diritti del personale scolastico.

Apprendiamo poi che per superare i problemi legati agli spazi, molte scuole, in particolare le superiori, faranno ricorso alla didattica a distanza. Lo abbiamo detto e ripetuto: si tratta di uno strumento necessario nelle condizioni di emergenza ma non può in alcun modo sostituire la didattica in presenza. Un’esperienza tra l’altro non regolamentata, che andrebbe addirittura a sopperire alla carenza degli spazi e impatta fortemente sul diritto allo studio degli studenti.

Sui trasporti, altro nodo preoccupante. In attesa di conoscere le decisioni nazionali, ribadiamo che vanno aumentate le corse, effettuati gli scaglionamenti negli ingressi, salvaguardate le regole del distanziamento ed effettuati i controlli sui mezzi. La ripartenza in sicurezza passa attraverso il rigoroso rispetto delle regole e non dal loro aggiramento o addirittura da loro adeguamento alle condizioni date. Troppo facile. L’abbassamento dei limiti di sicurezza comporta necessariamente un aumento dei contagi che potrebbero riportare la scuola nel caos poco tempo dopo la riapertura.

Riguardo ai sierologici, invitiamo il personale scolastico a sottoporsi ai test, sia per ragioni di sicurezza personale e collettiva, sia per ragioni di responsabilità nei confronti di tutta la comunità educante. In tempi brevi, va esteso il monitoraggio anche agli studenti per mappare il livello di eventuali contagi e attivare la prevenzione necessaria con il supporto specifico del medico di comunità presente in ogni territorio e che opera in collaborazione con le scuole, che in questa fase non vanno lasciate sole nelle responsabilità.

Infine, critichiamo aspramente le disposizioni impartite sui corsi di recupero: vanno effettuati senza se e senza ma nel rispetto e non nello spregio del contratto di lavoro.

(FLC CGIL Emilia Romagna – Monica Ottaviani,  CISL Scuola FSUR Emilia Romagna – Monica Barbolini, UIL Scuola RUA Emilia Romagna – Serafino Veltri, SNALS Confsal Emilia Romagna – Gianfranco Samorì, GILDA FGU Unams Emilia Romagna – Rosarita Cherubino)

 

















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