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Gli effetti dello smart working su bar, ristoranti e negozi Ligabue (Licom): “Decisiva la flessibilità”

Lo smart working, in particolare il fenomeno del cosiddetto ‘house working’ (ovvero il lavoro da casa) sta comportando seri problemi soprattutto per i pubblici esercizi (bar e ristoranti) che puntavano sulla clientela business. Il pranzo fuori casa, vicino all’ufficio soprattutto per chi lavora in centro storico, rappresentava per molti locali una fonte di sostentamento che ora, con lo smart working che prosegue per una quota non residuale di lavoratori, rischiano di dover chiudere i battenti. Anche i negozi soffrono per questa mancata clientela di chi, lavorando o comunque dovendo passare per motivi professionali, ora frequenta con meno assiduità la zona centrale di Modena e comunque anche il resto della città.

“La situazione è complicata per diversi soggetti” conferma la presidente Licom, Cinzia Ligabue. La rappresentante dei commercianti di Lapam prosegue: “E’ innegabile che il centro storico sia in sofferenza sia per lo smart working che per il calo dei turisti, soprattutto naturalmente per quelli stranieri. La riapertura e la possibilità di occupare anche spazi all’aperto è sicuramente importante, ma questo non toglie che chi mantiene vivo il centro storico con attività di carattere commerciale o di ristorazione sia molto preoccupato”.

La presidente Licom segnala però anche qualche caso virtuoso: “In questo momento sta reggendo meglio chi si è ingegnato, e mi riferisco in particolare alla ristorazione, per consegnare pasti direttamente presso le aziende, perché il calo di clientela non è dovuto esclusivamente allo smart working e dunque al restare a mangiare a casa, ma anche da una certa diffidenza che è ancora presente in tante persone. Mentre per quanto riguarda i negozi non sono pochi quelli che stanno applicando orari di lavoro più flessibili, per venire incontro ai flussi delle persone. Mi spiego meglio: se nella fascia della pausa pranzo fino a prima del lockdown c’erano diverse persone che approfittavano dei negozi aperti per fare acquisti, ora essendo calato il giro diventa antieconomico tenere aperti i negozi tutti i giorni con orario continuato. Ecco allora che si assiste a fenomeni di realtà commerciali che a volte chiudono in pausa pranzo o fanno un orario continuato più limitato nel tempo”.

La conclusione è duplice: “Da un lato, nel pensare alle misure di sostegno per le imprese del centro storico, occorre tenere presente questo fenomeno che potrebbe esaurirsi con la fine dell’estate ma che comunque va tenuto in debita considerazione. Dall’altro – termina il ragionamento Ligabue – le parole chiave restano sempre le stesse: flessibilità per un verso e capacità di cogliere e di intercettare le esigenze dei clienti. Solo così sarà possibile reagire a una crisi che rischia seriamente di desertificare alcune aree del nostro splendido centro storico e più in generale delle nostre città”.

















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