All’Ospedale Ramazzini di Carpi sono oggi vuoti i “reparti covid”: le uniche due persone positive sono ricoverate nell’area dedicata in Medicina d’Urgenza, mentre le aree della Medicina interna, utilizzate negli ultimi mesi per il ricovero dei pazienti covid che non necessitavano di rianimazione, sono in corso di sanificazione per essere pronte, da lunedì 25 maggio, a riavviare la propria attività, in maniera graduale ed estremamente prudente, a protezione di operatori e cittadini.
Anche in Rianimazione non vi sono più pazienti covid, ma rimangono ancora per tutta la settimana i letti aggiuntivi di emergenza allestiti nel blocco operatorio. All’ingresso del Pronto Soccorso resta attivo il pre-triage, con percorso dedicato per i pazienti con sospetto covid. Mantenute aree filtro per l’isolamento dei pazienti in attesa dell’esito del tampone.
La sinergia tra tutte le figure professionali – dai medici, agli infermieri, tecnici, oss fino agli operatori delle pulizie che hanno curato ogni giorno la sanificazione delle stanze – ha permesso di affrontare l’emergenza: è di circa 210 il totale dei ricoveri raggiunto dal Ramazzini, un volume di pazienti che ha richiesto il coinvolgimento di diversi reparti nell’accoglienza e assistenza.
“Non abbiamo più pazienti covid ricoverati nei reparti dedicati – osserva Carlo Di Donato, direttore dell’Unità Operativa di Medicina Interna del Ramazzini – ora potremo riprendere con la vocazione originaria del reparto, dopo la sanificazione in corso in questi giorni. Desidero ringraziare tutti i colleghi e operatori, anche degli altri reparti, per l’ottimo lavoro, ciascuno ha davvero dato il massimo per affrontare i diversi contesti assistenziali, le situazioni che si modificavano di settimana in settimana, con grande flessibilità e disponibilità”.
Nonostante il covid, la Medicina ha scelto di dedicare personale per mantenere attivo il Day Hospital internistico, separato, per i pazienti critici e urgenti, con l’obiettivo di ridurre per loro il rischio di ventuale ospedalizzazione.
Osserva Vincenzo Ferrari, medico dell’UO e figura di riferimento nella gestione dell’emergenza: “Nel reparto, oltre all’assistenza sanitaria, si è cercato di porre attenzione alla dimensione relazionale, mettendo i pazienti in comunicazione con i propri cari attraverso i tablet. Anche l’aspetto spirituale è stato ‘curato’ grazie a dei medici che hanno portato loro stessi la comunione ai ricoverati che lo richiedevano.
Abbiamo avuto un grande aiuto da parte dei colleghi degli altri reparti: non saremmo riusciti ad affrontare l’emergenza se un esercito di medici del Ramazzini, primari compresi, non si fosse resi disponibili ad affiancarci, anche con i turni di notte e le sostituzioni. Tutti si sono messi in gioco e dobbiamo davvero ringraziarli.
Siamo arrivati ad avere nella nostra UO anche sessanta pazienti ricoverati durante l’emergenza, nessuno di noi può escludere che possa ripetersi una diffusione del virus: noi facciamo la nostra parte – conclude – l’Ospedale rimane punto nodale nella lotta al coronavirus ma anche i cittadini devono fare la loro parte osservando le misure di distanziamento e di prevenzione previste per questa nuova fase”.