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Coronavirus: la situazione dell’AOU di Modena aggiornata al 16 aprile

Consueto Bollettino con le principali notizie rispetto alle attività organizzative dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena in riferimento all’infezione COVID-19, attuate in stretta e costante sinergia con l’Azienda USL di Modena, nell’ottica di garantire un’azione di sistema.
Situazione ricoveri casi sospetti e accertati
Come si può vedere dal grafico, continua il calo dei casi ricoverati in degenza ordinaria (colore blu) e in Terapia Intensiva (colore rosso), frutto delle misure di isolamento sociale finora attuate.

La situazione di stamattina vede nel complesso ricoverati in Azienda Ospedaliero Universitaria 188 pazienti COVID positivi: 68 all’Ospedale Civile e 120 al Policlinico. Di questi, sono in terapia intensiva 34 pazienti, dei quali 13 nella terapia intensiva del Policlinico di Modena e 21 presso l’Ospedale Civile, e 9 pazienti in sub intensiva, distribuiti tra i due ospedali. In degenza ordinaria sono seguiti 145 pazienti, 44 all’Ospedale Civile di Baggiovara e 101 al Policlinico.
 

Il supporto psicologico ai dipendenti

Dott.ssa Paola Vandelli, Direttore Servizio Formazione, Ricerca e Innovazione:

Nell’attuale contesto sanitario, i nostri operatori sono largamente impegnati a fronteggiare e gestire l’emergenza, dovendo fornire, da un lato, risposte adeguate alla crescente e complessa domanda assistenziale e di cura (intesa sia come agire tecnico-scientifico che come agire relazionale) e, dall’altro dovendo anche tutelare la propria salute psicofisica e quella dei propri cari. I professionisti in questo periodo si trovano spesso ad operare in particolari condizioni di tensione emotiva e di stress e sono sempre più chiamati a fare appello alle proprie risorse personali per affrontare il dolore, la paura o la solitudine dei pazienti ricoverati e dei loro cari. Il rischio è quello di sviluppare, nel tempo, sintomi di “burnout”, di “compassion fatigue” o di “Stress traumatico secondario (STS)” (“trauma vicario”), tutti fenomeni, questi, che hanno a che fare con il carico emotivo o con l’impatto psicologico che il vissuto del paziente può avere sui professionisti. Per questa ragione, nell’ambito dei percorsi di consulenza psicologica, già presenti all’interno della nostra Azienda ed effettuati in collaborazione con il Servizio di Sorveglianza Sanitaria, si è ritenuto opportuno avviare, da subito, un servizio di consulenza e supporto psicologico ad accesso diretto (in presenza o a distanza), gestito direttamente dagli Psicologi del lavoro afferenti al Servizio Formazione, Ricerca e Innovazione, con l’obiettivo di supportare i professionisti impegnati in questa delicata fase e prevenire l’insorgenza, laddove possibile, di questi fenomeni.

Gli interventi stanno riguardando tutte le categorie di lavoratori, sia quelli in attività sia quelli in isolamento domestico perché risultati positivi al Coronavirus. In generale, dagli operatori emerge, oltre ad una certa fatica fisica (turni, vestizione/svestizione, la necessità di porre un’attenzione quasi ossessiva ai gesti fino a quel momento considerati routinari), anche una fatica psicologica legata all’incertezza per la durata dell’epidemia, alla complessità nella gestione dei familiari delle persone ricoverate, all’angoscia sperimentata in alcune situazioni emotivamente coinvolgenti, alla gestione della grande solitudine in cui versano i pazienti lontani dagli affetti familiari, fino alla paura di essere contagiati o alle condotte di “auto-isolamento” messe in atto per evitare il rischio di contagio dei propri cari. Riscontriamo, però, in modo molto positivo anche importanti fattori protettivi di salute, come la capacità di regolare le emozioni, l’ottimismo, la robustezza psicologica (hardiness), una empatia forte e determinata dal bisogno di aiutare l’altro, la capacità di adattamento al cambiamento, sia individuale che di équipe. Tutte queste caratteristiche rappresentano già nella normale pratica clinica le assi portanti delle professioni di aiuto, il fatto che siano presenti anche in un momento di così grande incertezza e di emergenza sono una riprova dell’alta professionalità dei nostri operatori.

Al fine di prevenire stress e burnout, nonché promuovere la salute psicologica dei nostri professionisti, risulta di fondamentale importanza intercettare i segnali e monitorare i fattori di rischio psicosociale legati alla situazione emergenziale in atto. L’intento nei prossimi mesi sarà quello di implementare le misure messe in campo dall’Azienda in tema di prevenzione e promozione della salute psicologica degli operatori, da un lato aumentando la disponibilità degli interventi individuali e di gruppo, dall’altro, attraverso la programmazione, a medio-lungo termine, di protocolli di ricerca dedicati ed interventi formativi e di supervisione di gruppo rivolti, in prima battuta, ai professionisti direttamente coinvolti nella gestione dell’emergenza in atto.

 

La ricerca clinica sul COVID19

Dott.ssa Paola Vandelli, Direttore Servizio Formazione, Ricerca e Innovazione:

In considerazione di quanto disposto dal DL 17 marzo 2020 n.18 all’Art. 17 (comma 5) relativo a Disposizioni urgenti in materia di sperimentazione dei medicinali per l’emergenza epidemiologica da COVID, l’Agenzia Italiana Farmaco (AIFA) ha adottato procedure straordinarie e semplificate per la presentazione e l’approvazione delle sperimentazioni e per la definizione delle modalità di adesione agli studi e di acquisizione dei dati. Con l’entrata in vigore di questo Decreto-Legge (18/2020) all’Agenzia Italiana del Farmaco e alla sua Commissione Tecnico Scientifica (CTS) è stato attribuito il compito di valutare i protocolli degli studi clinici dei farmaci utilizzati nei pazienti affetti da COVID-19, così come è stato identificato il Comitato Etico Unico nazionale presso l’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma. La celerità e la metodologia condivisa dei processi di approvazione rappresentano le basi di uno strumento di ricerca innovativo, in grado di coniugare la garanzia del trattamento in sicurezza dei pazienti con il necessario rigore scientifico, anche e soprattutto in un contesto di emergenza.

 

Vediamo adesso qual è lo stato dell’arte delle sperimentazioni in AOU:

il numero complessivo di ricerche attive è di 12 così suddivise:

2 studi clinici interventistici con farmaco che studiano due diverse molecole (Studio clinico interventistico: qualsiasi studio sull’uomo finalizzato a scoprire o verificare gli effetti clinici, farmacologici e/o altri effetti farmacodinamici di uno o più medicinali sperimentali, e/o a individuare qualsiasi reazione avversa ad uno a più medicinali sperimentali, e/o a studiarne l’assorbimento, la distribuzione, il metabolismo e l’eliminazione, con l’obiettivo di accertarne la sicurezza e/o l’efficacia. Questa definizione include le sperimentazioni cliniche effettuate in un unico centro o in più centri, solo in Italia o anche in altri Stati membri dell’Unione europea (D. lgs. 211 del 24 Giugno 2003)

  • 1 Profit con il farmaco Sarilumab dal titolo: “Studio adattativo di fase 2/3, randomizzato, in doppio cieco, controllato verso placebo, per valutare l’efficacia e la sicurezza di sarilumab in pazienti ospedalizzati affetti da COVID-19” Promotore: Sanofi-Aventis
  • 1 non profit con il farmaco Tocilizumab dal titolo: “TOCIVID-19 –Studio multicentrico su efficacia e sicurezza di Tocilizumab nel trattamento della polmonite da COVID-19” Promotore l’Istituto Nazionale Tumori, IRCSS, Fondazione G. Pascale di Napoli

 

2 Programmi di uso terapeutico di Novartis Farma per due diversi farmaci (Programma di uso terapeutico, anche detto «expanded access program»: impiego di medicinali nell’ambito dell’uso compassionevole in piu’ pazienti, sulla base di un protocollo clinico definito e identico per tutti i pazienti (DM 7 settembre 2017 – GU n.256 del 2-11-2017):

  • “Programma di uso terapeutico del Canakinumab nella sindrome da rilascio di citochine in pazienti con polmonite indotta da COVID-19”. Si tratta di un farmaco utilizzato per il trattamento della febbre periodica autoinfiammatoria, della malattia di Still e dell’artrite gottosa. Lo studio valuta come il farmaco agisce bloccando il gene che attiva la produzione di mediatori infiammatori.
  • “Ruxolitinib Managed Access Program (MAP) per pazienti con diagnosi di COVID-19 e con patologie polmonari gravi/molto gravi” Ruxolitinib è un inibitore della via di trasmissione del segnale mediata da Jak, con effetti antinfiammatori legati all’inibizione del rilascio di citochine e quindi potrebbe essere in grado di mitigare gli effetti di una severa reazione infiammatoria (sindrome da rilascio di citochine) che può verificarsi in corso di COVID-19.

8 studi attivi no profit sia osservazionali che interventistici senza farmaco che riguardano pazienti COVID+

Il numero di ricerche in corso di approvazione è altro 14 così suddivise:

  • 2 studi interventistici con farmaco, profit, in valutazione preliminare presso la Commissione Tecnico scientifica di AIFA che coinvolgeranno l’AOU come centro partecipante per i quali saremo in grado di dare più informazioni in un comunicato successivo;
  • 2 studi interventistici con farmaco, no profit, in valutazione preliminare presso la Commissione Tecnico Scientifica di AIFA con Promotore l’AOU di Modena.

 

10 studi no profit sia osservazionali che interventistici senza farmaco in fase di valutazione o presso il Servizio Formazione, Ricerca, Innovazione o presso il Comitato Etico di Area Vasta Emilia Nord che riguardano sempre pazienti COVID+ e che vedono la presenza di promotori diversi.

Ricordiamo che la conduzione degli studi clinici deve essere gestita secondo principi di buon senso, nella massima tutela dei partecipanti agli studi e mantenendo l’adeguata supervisione da parte degli sperimentatori principali (PI).

 

La ricerca clinica sul COVID19 – la parola all’infettivologo su Tocilizumab e Sarilumab

Prof.ssa Cristina Mussini, Direttore Malattie Infettive:

l Tocilizumab è un farmaco biotecnologico, già in uso soprattutto per il trattamento dell’artrite reumatoide, e dell’artrite idiopatica giovanile sistemica, una grave forma di artrite reumatoide dei bambini. Esso è un inibitore specifico dell’interleuchina 6, una citochina che gioca un ruolo importante nella risposta immunitaria ed è implicata nella patogenesi di molte malattie in cui vi è una importante risposta infiammatoria, in particolare le malattie autoimmuni. Ebbene, nelle più gravi polmoniti da COVID19, quelle che hanno la prognosi più severa, si è notato che il problema principale non è il virus ma l’abnorme risposta del sistema immunitario che produce una risposta infiammatoria esagerata, la così detta “tempesta citochinica”, responsabile del danno polmonare. Ebbene, questa eccessiva risposta immunitaria è in parte governata dalla interleuchina 6e la sua inibizione può quindi ridurre questa risposta immunitaria abnorme con eccessiva

Stiamo avendo risultati importanti sia su questo studio sia sullo studio relativo al Sarilumab che è un farmaco che agisce in modo analogo al Tocilizumab.

È fondamentale ricordare che è necessario selezionare i pazienti da sottoporre a queste terapie che possono avere effetti collaterali sulla presenza di altre infezioni diverse dal COVID19. Non tutti i pazienti, inoltre, reagiscono allo stesso modo. Il protocollo AIFA è stato condiviso con tutta la Provincia.

Stiamo mettendo in campo tutte le azioni necessarie per offrire ai nostri pazienti le terapie migliori a disposizione. Il nostro obiettivo è non solo far guarire le persone ma anche ridurre il più possibile il tempo in cui vengono sottoposti a terapie di supporto respiratorio invasivo opere ridurre i tempi di riabilitazione.

















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