Con il perdurare delle temperature siberiane abbattutesi sulla provincia in questo anomalo inizio di primavera, aumenta la conta dei danni in agricoltura. E’ quanto afferma Coldiretti Modena nel riferire del resoconto sugli effetti delle gelate in campagna dopo le prime segnalazioni degli agricoltori.
Nella bassa modenese, dove anche questa notte la temperatura è scesa fino a 2-3 gradi sottozero, a pagare le conseguenza sono state oltre a pere, susine e albicocche, anche le fragole e le verdure a pieno campo.
“Se con la gelata della settimana scorsa abbiamo perso quasi l’80% della produzione di pesche, susine e albicocche – racconta Massimiliano Modena, membro della Giunta di Coldiretti Modena e titolare di un’azienda agricola a San Felice – in questi ultimi tre giorni gli effetti sono evidenti anche su altre colture, come le fragole a pieno campo, dove le gelate hanno seccato parecchi piccoli frutti, e varie verdure già in pieno sviluppo vegetativo dopo il clima mite dei mesi scorsi. Per le pere è ancora presto fare una stima delle perdite ma ritengo che sia prevedibile un danno su tutte le varietà di almeno il 60%. Ad aggravare il danno delle basse temperature – sottolinea Modena – è il susseguirsi di più eventi a ripetizione che hanno colpito le fioriture già indebolite dalle gelate precedenti. Se poi aggiungiamo il paradosso che la siccità ci costringe ad irrigare i nuovi impianti già all’inizio di aprile, davvero si prospetta una stagione magra per l’agricoltura”.
Sul fronte del Parmigiano Reggiano non va meglio – continua Coldiretti Modena – la basse temperature e gli sbalzi termici anche di 22/23 gradi tra il giorno e la notte procurano stress alle mucche con conseguente calo di produzione, diminuzione della fertilità, aborti spontanei fino ad arrivare a conseguenze estreme come la moria dei vitelli.
Lo sbalzo termico primaverile ha colpito le campagne dopo un inverno che si è classificato in Italia come il secondo più caldo dal 1800 a livello climatologico facendo registrare una temperatura addirittura superiore di 2,03 gradi rispetto alla media di riferimento che ha favorito il risveglio della natura con l’anticipo delle primizie di stagione che sono andate distrutte. Siamo di fronte alle evidenti conseguenze dei cambiamenti climatici anche in Italia dove l’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma, con una tendenza alla tropicalizzazione che – conclude la Coldiretti – si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi che compromettono le coltivazioni nei campi con costi per oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne.