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Coronavirus: la situazione dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena

Consueto Bollettino con le principali notizie rispetto alle attività organizzative dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena in riferimento all’infezione COVID-19, attuate sempre di concerto e in stretta sinergia con l’Azienda USL di Modena, in un’ottica di sistema.

Il personale impegnato
Dall’inizio del periodo sono 80 le unità fra infermieri, OSS, ostetriche e tecnici di radiologia assunte. Le assunzioni continueranno anche nei prossimi giorni in base all’evoluzione della situazione. Si stanno formalizzando rapporti di lavoro con medici in formazione specialistica in Anestesia e Rianimazione, Malattie dell’Apparato Respiratorio e in Medicina d’Urgenza, come previsto dal Decreto-legge n.14 del 9/3/2020.
Inoltre, grazie anche alla disponibilità degli operatori e alla riduzione di attività programmate, le equipe cliniche ed infermieristiche di reparti non strettamente impegnati in prima linea nella gestione dell’emergenza stanno coadiuvando reparti più direttamente esposti.
Al momento sono 13 i sanitari dell’Azienda Ospedaliera che sono risultati positivi

SITUAZIONE RICOVERI

Attualmente presso l’Azienda Ospedaliero Universitaria sono ricoverati nei due stabilimenti 94 pazienti positivi, dei quali 23 ricoverati nelle Terapie Intensive (18 presso la Terapia Intensiva del Policlinico e 5 nella Terapia Intensiva e Rianimazione di Baggiovara), 46 assistiti presso le Malattie Infettive e 25 in altri reparti COVID.
Quindi 79 al Policlinico e 15 all’Ospedale civile di Baggiovara.

Viene confermato il piano Aziendale di riorganizzazione e potenziamento di letti da dedicare ai pazienti COVID-19 come espresso nel precedente comunicato.

Tutti gli interventi per adattare l’assetto dei due ospedali all’evoluzione del contagio sono inseriti in un più complessiva strategia provinciale in un’ottica di rete provinciale e regionale.

Situazione presidi

Nonostante le difficoltà dei giorni scorsi, le dotazioni disponibili consentono agli operatori di avere a disposizione i dispositivi di protezione individuale coerenti con le più aggiornate indicazioni specifiche, appropriate in base al setting di cura.

Tamponi

Dal momento della attivazione del Laboratorio di Virologia del Policlinico, il 10 marzo, presso lo stesso, sono stati effettuati circa 400 tamponi. Le analisi vengono fatte per i pazienti di tutta la provincia di Modena.

Raccolta fondi
In questi giorni difficili per tutti, molti cittadini hanno manifestato il desiderio di sostenere il Servizio Sanitario pubblico con donazioni. I nostri profili social aziendali sono stati letteralmente investiti da questa volontà. L’Azienda è grata di questa vicinanza e solidarietà che riconosce l’impegno e l’abnegazione di tutto il personale nella gestione della crisi. Tante iniziative quindi che oltre a sostenere incoraggiano profondamente.
Sul sito web dell’AOU di Modena è stata creata una pagina dedicata, dove verranno enumerate tutte le iniziative e verrà mostrato come i professionisti, operativamente, lavorano giorno per giorno per affrontare questa crisi.

Il lavoro quotidiano in terapia intensiva
Nelle aree di terapia intensiva dedicate ai pazienti COVID19 lavorano 24 ore su 24, 7 giorni su 7 medici e personale infermieristico impegnati ad assicurare, ai pazienti che presentano le insufficienze respiratorie più severe, terapie di supporto delle funzioni vitali e terapie antivirali ed immunologiche specifiche. La parte più complessa è quella di gestire in maniera appropriata la ventilazione meccanica secondo una modalità protettiva che include sedazione profonda e prono-supinazione del paziente per 48-72 ore.

 

Risposte alle domande dei giorni scorsi

Se si dovesse arrivare a saturare la Terapia intensiva è vero che si dovrebbero scegliere i pazienti da curare?
La scelta se sottoporre o no un paziente a cure intensive dipende dal beneficio che il paziente può avere da queste cure. Per questa ragione da anni esistono indicazioni precise a livello internazionale e nazionale per evitare l’accanimento terapeutico e proporzionare le cure in base alle condizioni cliniche acute e croniche del paziente. Per quanto riguarda i casi severi di polmonite da COVID, i dati pubblicati sull’esperienza cinese e le prime esperienze Italiane indicano che i pazienti con patologie gravi croniche ed anziani hanno una mortalità molto elevata e non modificata dall’utilizzo delle cure intensive (intubazione e ventilazione meccanica controllata), così come avviene per altre infezioni che determinano gravi quadri di sepsi. Per questa ragione, indipendentemente dalla disponibilità di risorse, ad oggi appare futile sottoporre alcune tipologie di pazienti a cure molto invasive in caso di gravi quadri infettivi come quelli determinati da SARS-COV-2.

Come vengono curati ad oggi i pazienti più gravi?
I pazienti presentano sostanzialmente un quadro di severa insufficienza respiratoria, definita ARDS (acute respiratory distress syndrome), che si associa a disfunzione di altri organi quali il sistema cardiocircolatorio e renale. I trattamenti intensivi sono sostanzialmente supportivi e son volti a mantenere in vita il paziente durante il decorso della malattia limitando i danni indotti da presidi salva vita quali la ventilazione meccanica. Oltre alla convenzionale terapia supportiva, si stanno sperimentando nel mondo approcci multimodali volti a ridurre la massiva risposta infiammatoria causata da SARS-COV-2

Che cosa provoca la polmonite interstiziale?
Come per molte malattie infettive, la polmonite nel caso di infezione da SARS-COv-2 sembra essere causata da una abnorme risposta infiammatoria dell’ospite che vede come bersaglio non solo il polmone, ma anche altri organi.

Quali sono i soggetti più a rischio?
Per quanto riguarda lo sviluppo di quadri respiratori severi, i pazienti più a rischio sembrano essere i pazienti anziani e/o con copatologie quali obesità, diabete ed ipertensione.

Per quante ore al giorno state lavorando?
Invertiamo, il mio gruppo dorme non più di 4-5 ore al giorno da almeno 3 settimane, il resto al lavoro.

Quanti paziente avete seguito dall’inizio della crisi?
Abbiamo ad oggi trattato circa 20 pazienti con ARDS da SARS-COV-2.

Vi coordinate con gli altri centri ospedalieri per scambiare informazioni? Se sì in che modo?
Oltre ai dati già pubblicati in maniera rigorosa dall’esperienza cinese, lo scambio di informazioni con gli ospedali lombardi ed emiliano romagnoli è continuo attraverso teleconferenze e scambio di esperienza e protocolli.

Ci sono state terapie che più di altre hanno prodotto buoni risultati? Se sì quali?

Per quanto riguarda i pazienti più gravi, non abbiamo certezze che esistono protocolli terapeutici vincenti, ma sicuramente sappiamo che la malattia ha un decorso molto lungo (circa 20 gg) ed insidioso. Qualche speranza proviene dall’utilizzo di nuovi antivirali e farmaci specifici in grado di modulare la risposta del paziente all’infezione.

I caschi CPAP sono un supporto utile?

I caschi CPAP (Continuous Positive Airway Pressure) sono un supporto non invasivo alla respirazione di produzione italiana che vengono utilizzati per trattare la i pazienti con insufficienza respiratoria prima che sia necessario ricorrere alla ventilazione meccanica protettiva invasiva oppure dopo la ventilazione meccanica invasiva nei pazienti estubati che presentano ancora una disfunzione respiratoria residua.

(foto: dottoressa Elda Longhitano  – Direttore Gestione Operativa dell’AOU di Modena) 

















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