Stop per tre anni a nuovi esercizi commerciali del settore alimentare e di somministrazione di alimenti e bevande, ad attività di internet point, money change, money transfer e phone center e a “compro oro”, e regole chiare sull’esposizione dei prodotti all’esterno dei negozi e sulla cura e la pulizia degli ingressi ai locali vuoti: la giunta Merola, su proposta degli assessori Valentina Orioli (Tutela e riqualificazione della città storica e Progetto candidatura UNESCO dei portici) e Alberto Aitini (commercio) ha licenziato il Regolamento per l’esercizio del commercio nelle aree urbane di valore culturale, provvedimento che, una volta approvato dal Consiglio comunale, diventerà lo strumento fondamentale attraverso il quale esercitare la tutela del patrimonio storico, culturale e artistico del cuore della città.
Il Regolamento infatti riguarda il “Nucleo di antica formazione” della città storica, così come individuato nel Piano Strutturale Comunale (Psc), e cioè l’area delimitata dai viali di circonvallazione, escluse le zone di impianto più moderno. È qui, nel cuore di Bologna, che il Comune intende muoversi nel solco tracciato dal decreto legislativo 222 del 2016, il cosiddetto “Decreto Unesco”, che permette ai sindaci di individuare zone di particolare valore archeologico, storico, artistico e paesaggistico dove mettere paletti ad attività commerciali non compatibili con le esigenze di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale. Una decisione che va a braccetto con l’orientamento formale, assunto dal Comune nei mesi scorsi, di presentare la candidatura dei portici a Patrimonio dell’Umanità Unesco: del dossier di candidatura farà infatti parte anche il contesto storico artistico nel quale i tratti di portici selezionati si trovano, e per la grande maggioranza si tratta proprio del Nucleo di antica formazione della città. Per tutte queste ragioni, il Comune intende promuovere e valorizzare la cura dell’ambiente urbano con un insieme di azioni integrate e coerenti, sia attraverso misure restrittive sulle attività commerciali di alcune tipologie, sia con forma di sostegno e valorizzazione delle attività economiche di vicinato, espressione dell’identità culturale della città. Lo strumento è appunto l’adozione del Regolamento, che viene preceduta, come impone il Decreto Unesco, da un’intesa con la Regione Emilia-Romagna, anch’essa approvata dalla giunta Merola, dal via libera della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, alla quale il provvedimento è stato sottoposto, e sentite le organizzazioni del commercio e dei servizi.
Il Nucleo di antica formazione della città storica di Bologna
Il Nucleo di antica formazione della città storica di Bologna, dove il Regolamento per l’esercizio del commercio sarà applicato, è l’area all’interno dei viali di circonvallazione, escluse le zone di impianto più moderno. Nello specifico, sono escluse: via Marconi, via Lame, via Don Minzoni, via Amendola, tutta la ex Manifattura Tabacchi, la zona del Palasport, via della Grada e via Santa Croce; l’autostazione e tutta l’area compresa tra via Irnerio e i viali, Piazza di Porta San Donato e la parte terminale di via Zamboni, dopo Piazza Verdi in direzione di Piazza di Porta San Donato; via Dante, via del Piombo, Piazza Carducci, l’area a nord di viale Gozzadini e viale XII Giugno; l’area immediatamente dentro Porta Saragozza. Nel caso in cui vengano accertate specifiche esigenze di tutela di altri beni culturali che si trovano al di fuori del Nucleo di antica formazione, la giunta comunale può estendere le disposizioni del Regolamento.
Il Regolamento: limitazioni, divieti, deroghe
Per un periodo di tre anni dall’entrata in vigore del Regolamento, è vietato l’insediamento di nuove attività di: commercio al dettaglio in sede fissa dei generi appartenenti al settore alimentare; somministrazione di alimenti e bevande esercitata in qualunque forma; artigianali/industriali di produzione, preparazione e/o vendita di prodotti appartenenti al settore alimentare; attività di money change, phone center, internet point e money transfer esercitate in maniera esclusiva o prevalente; magazzini e depositi utilizzati per attività commerciali; attività di “compro-oro” all’ingrosso e al dettaglio.
Il Regolamento contiene poi una serie di deroghe. Tra queste, le nuove attività di somministrazione sono ammesse se hanno carattere accessorio (all’interno di teatri, cinema, librerie e musei, per esempio); in tutti i luoghi dove non siano prevalenti (mense aziendali, ospedali, asili, a domicilio); in forma di somministrazione temporanea in occasione di eventi e manifestazioni che si svolgono su area pubblica o che abbiano interesse pubblico. Sono escluse dal divieto di insediamento anche le attività esistenti, nel caso siano oggetto di subentro o di ampliamento.
Dai divieti sono esclusi anche i progetti speciali promossi dall’Amministrazione comunale dopo un confronto con i Quartieri e con le associazioni di categoria, con l’obiettivo della salvaguardia o rigenerazione del contesto urbano, anche attraverso il sostegno all’insediamento di servizi commerciali qualificati in armonia con le diverse funzioni territoriali.
Esposizione dei prodotti in vendita e cura e custodia dei locali vuoti
Il Regolamento introduce delle norme per garantire la qualità nell’esposizione dei prodotti in vendita: devono essere collocati esclusivamente su scaffali e attrezzature e non possono essere disposti a terra. Vietata inoltre l’esposizione della merce sulle parti architettoniche, in particolare colonne, pilastri e catene dei portici e sulle soglie dei locali. Non si possono inoltre lasciare casse vuote o cartoni fuori dal locale, in particolare sotto ai portici (esclusi i casi previsti dalle modalità di raccolta dei rifiuti urbani).
Dovranno fare attenzione anche i proprietari o i titolari di locali commerciali non occupati o di licenze non ancora insediate o sospese: con il Regolamento hanno l’obbligo di mantenere puliti gli ingressi ai locali (serrande e vetrine, in primo luogo); di rimuovere eventuali manifesti, volantini, avvisi vari, fogli di giornale, affissi sui muri di pertinenza dei locali; rimuovere l’impiantistica inutilizzata (come per esempio le insegne luminose).
La salvaguardia delle botteghe storiche
Il Regolamento prevede che la giunta comunale, sentita la Soprintendenza, può individuare i locali nei quali si svolgono attività artigianali e commerciali espressione dell’identità culturale collettiva, per assicurare la promozione e la salvaguardia di questi esercizi storici anche attraverso incentivi e forme di sostegno. Inoltre, per tutelare la permanenza degli esercizi storici, il Comune individuerà i requisiti per determinare il divieto di trasformazione dell’attività.