La nuova ondata di maltempo che da martedì si è abbattuta sulla pianura emiliana tra Parma e Bologna – 3 le allerte rosse emanate per criticità idraulica dall’Agenzia regionale per la Protezione civile – e il pericolo di frane e smottamenti in collina, ha messo a dura prova un territorio già colpito pesantemente da temporali, nevicate, mareggiate che si sono susseguiti a ritmo incessante da inizio maggio.
È di otto giorni fa la firma del presidente della Regione della dichiarazione di stato di crisi regionale. Il decreto, in vigore per 180 giorni su tutta l’Emilia-Romagna, dà mandato all’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la protezione civile di svolgere tutti i lavori e gli interventi indifferibili e urgenti, insieme alle misure temporanee di assistenza a nuclei familiari evacuati dalle abitazioni inagibili, assumendo i relativi impegni di spesa nei limiti delle disponibilità dei capitoli del bilancio.
Il presidente poi aveva già inviato nei giorni precedenti al premier Conte la richiesta di deliberazione dello stato di emergenza di rilievo nazionale.
E accanto ai danni ingenti per la viabilità della regione, per i cittadini e le imprese, è l’agricoltura a soffrire ancora pesantemente. In base alle prime stime, dopo l’ondata di maltempo del 12-13-14 maggio erano già un migliaio le imprese agricole colpite, per un totale di più di 80 mila ettari produttivi compromessi e danni che hanno superato 15 milioni di euro per colture e strutture agricole.
Le colture maggiormente colpite sono quelle di foraggio, cereali e frutta, in particolare le colture in maturazione come albicocche e ciliegie e da ultimo anche le produzioni apistiche.
Per questo la Regione raccomanda ancora una volta agli agricoltori e alle imprese agricole di continuare la segnalazione dei danni e la compilazione delle schede, tramite le loro organizzazioni che serviranno per la richiesta al Governo del riconoscimento dello stato di calamità. E nei prossimi giorni continueranno i monitoraggi e le ricognizioni sul campo già avviati dai tecnici regionali.