Periferico Festival, promosso dal collettivo Amigdala, realizzato in collaborazione con Fondazione Cassa di Risparmio di Modena nell’ambito di Andante, Comune di Modena e Consorzio Attività Produttive e con il patrocinio della Regione Emilia-Romagna, è un festival che, negli anni, è diventato un punto di riferimento nel panorama nazionale dello spettacolo dal vivo, un luogo stabile di confronto e di sperimentazione sulle pratiche partecipative e site-specific legate al riuso degli spazi e all’immaginazione di nuove forme di attraversamento dei territori.
Il programma dell’undicesima edizione propone, dall’8 al 12 maggio, un progetto di direzione artistica plurale, affidando a 6 artisti l’incarico di declinare il proprio intervento all’interno del Villaggio Artigiano di Modena Ovest, lo storico quartiere di case-officine, attive o dismesse, dove Amigdala opera da quattro anni. A ogni artista è stata assegnata una giornata da programmare con la propria cura e direzione, scegliendo di ospitare altri artisti, pensatori, interventi per esprimere al meglio quanto emerso nella relazione tra il loro sguardo e il quartiere al termine di una residenza. Un progetto unico e originale nel panorama culturale italiano, che assicura una notevole diversità di forme ed espressioni artistiche.
Gli artisti chiamati a progettare un intervento di curatela artistica sono Dewey Dell (8 maggio), Effetto Larsen (9 maggio), Enrico Malatesta (10 maggio), Leonardo Delogu con Valerio Sirna (11 maggio) e Isabella Bordoni (12 maggio) in collaborazione con l’associazione Archivio Architetto Cesare Leonardi.
«Latitudine e longitudine di un granello di sabbia parte dall’idea di rendere il senso di un incontro tra un artista e un luogo, senza definirlo a priori. Come in una scatola che si apre per consentirci insieme di osservarne il meccanismo, gli artisti si faranno trovare nel momento stesso in cui si interrogano sul loro fare, nel mezzo di un colloquio in tensione tra la loro ricerca e il reale di un luogo specifico» secondo la dichiarazione della direzione artistica che prosegue «Dewey Dell, Effetto Larsen, Enrico Malatesta, DOM-/Leonardo Delogu e Valerio Sirna, Isabella Bordoni e Archivio Architetto Cesare Leonardi curano una programmazione verticale, dove ogni giornata è nominata dalla propria firma: le loro opere – performance, concerti, installazioni – saranno alternate a momenti di espressione del proprio immaginario grazie alla presenza di ospiti chiamati a intervenire pubblicamente, in un’articolazione di cinque giornate che sono cinque spiragli da cui osservare la pratica artistica di “relazione con lo spazio” che ciascuno di loro porta».
Il programma di mercoledì 8 è affidato a DEWEY DELL, compagnia di danza formatasi nel 2007 a Cesena dall’unione di Agata, Demetrio, Teodora Castellucci ed Eugenio Resta. Nel corso degli anni Dewey Dell ha creato numerose performance presentate in Italia e all’estero e originali forme di live concert e musica elettronica. Attualmente divisa tra Berlino, Cesena e Vilnius la compagnia sta lavorando a nuove forme di sperimentazione legate alla danza che possano coinvolgere diverse forme d’arte.
Dewey Dell presenteranno il loro programma all’interno di una delle officine artigiane del Villaggio Artigiano di Modena Ovest, dove il pubblico sarà condotto con partenza dal Circolo Piazza in via Piazza 72, dove si trova anche la biglietteria del festival.
Inaugura la serata, alle 18.30 la performance, prodotta dalla Societas, della compagnia Deriva Traversa, un solo di danza di Teodora Castellucci, accompagnato da un coro di voci eseguito dal vivo su musiche di Demetrio Castellucci. La performance è una riflessione sulla solitudine, aspetto costituente del mestiere del pastore che gli permette un’immersione interiore totale, in cui gli animali da custodire diventano l’unica possibilità di cura o di affetto. Quando i pastori cantano, per intonarsi imitano il vento o il belato della pecora o della mucca e, attraverso la poesia cantata, trasmettono una storia passata, tramandando la cultura in modo orale, generazione dopo generazione.
A seguire alle 19.15, Dialogo tra Roberta Ioli, studiosa del pensiero antico presso l’Università di Bologna e di Roma Tor Vergata, e Dewey Dell. Roberta Ioli ha pubblicato vari contributi sul mondo classico, soprattutto su epica, scetticismo antico e sofistica.
Alle 21.00 Ginevra Panzetti ed Enrico Ticconi in Jart, performance in cui due figure vagano in un paesaggio immaginario, costantemente trasformato dai loro gesti, esaminano e plasmano l’intorno imbarcandosi in una prova di forza tra loro e ciò che li circonda. Jart, radice della parola francese ‘jardin’, evoca l’immagine del giardino come luogo di ideale rigoglio e bellezza, benessere e serenità, culminante in un’eco nostalgica che richiama il Giardino dell’Eden. Ginevra Panzetti ed Enrico Ticconi vivono tra Berlino e Torino e lavorano insieme dal 2008, dopo aver frequentato la Stoa, scuola di movimento ritmico e filosofia diretta da Claudia Castellucci. La loro ricerca si sviluppa nell’ambito della danza, la performance e l’arte visiva, approfondendo tematiche legate all’unione tra comunicazione, violenza e potere, e attinge ad immaginari antichi, costruendo figure o immagini ibride tra storia e contemporaneità.
Ultimo spettacolo della serata alle 21.30 Dewey Dell in Cinquanta urlanti, quaranta ruggenti, sessanta stridenti, interpretato da Sara Angelini, Agata Castellucci e Teodora Castellucci, che ne cura anche la coreografia, su musiche originali di Demetrio Castellucci. I cinquanta urlanti, i quaranta ruggenti e i sessanta stridenti sono nomi di alcuni venti che spirano nei mari dell’emisfero meridionale, vicino all’Antartide. Dal momento in cui la nave lascia il porto nasce un unico corpo oscillante, e il rumore delle corde che stridono, gli scricchiolii del legno bagnato, il suono degli oggetti imbarcati che rispondono al rollio della nave sulle onde si amalgamano alle voci dei marinai, alle urla dei comandi del capitano. Un magma oscuro diventa il respiro generale: il suono di un universo dove l’uomo, il vento, la nave e il mare, uniti inscindibilmente, formano l’unico protagonista possibile. La conclusione della serata di mercoledì è affidata al dj set di Demetrio Castellucci, presso il Centro Festival, alle ore 22,00.
È targata EFFETTO LARSEN la curatela artistica di giovedì 9 maggio. La compagnia nasce a Milano nel 2007 da un’idea di Matteo Lanfranchi, attore, regista e autore, e crea progetti di ricerca, estremamente originali, sui linguaggi performativi, mettendo al centro del proprio lavoro l’essere umano e i rapporti interpersonali, osservati da diversi punti di vista. Dal 2013 si dedica a progetti site-specific e partecipativi a livello internazionale e, dal 2015, collabora intensamente col network europeo In Situ, dedicato all’arte nello spazio pubblico. Effetto Larsen lavorerà presso OvestLab (via Nicolò Biondo 86) reinterpretandone lo spazio attraverso il loro intervento artistico.
La serata si apre alle 19 con una Conversazione e dialogo aperto con Alessandra Frigerio, psicologa e ricercatrice, e Federico Zanfi, architetto urbanista. Alessandra Frigerio, docente presso il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università degli studi di Milano Bicocca, lavora come psicologa sociale e cognitiva. Ha collaborato con diversi istituti di ricerca estera e si è occupata di attività formative, corsi di specializzazione e workshop di ricerca sui temi della psicoanalisi e delle relazioni sociali. Federico Zanfi, architetto urbanista, lavora come professore associato in Urbanistica presso il Dipartimento di Architettura e Studi urbani del Politecnico di Milano. La sua attività di ricerca si concentra sulle forme dell’urbanizzazione italiana del secondo Novecento, con particolare attenzione al patrimonio residenziale e agli spazi del lavoro.
Al termine (a partire dalle 20 presso OvestLab), Effetto Larsen presenterà Tracce – Una questione di identità, installazione partecipativa con l’ideazione e conduzione di Matteo Lanfranchi e Laura Dondi e con le musiche di Roberto Rettura. Nata in co-produzione con Periferico festival 2019, Tracce si propone di indagare il rapporto tra ambiente e identità, prendendo spunto dalla trasformazione di cui è stato oggetto nel tempo il Villaggio Artigiano di Modena Ovest, attraverso un’installazione generata dal pubblico per accumulo di segni e materiali.
È tutta dedicata alla musica la giornata di venerdì 10 maggio, per la direzione di ENRICO MALATESTA, percussionista attivo in ambiti sperimentali e di ricerca posti tra musica, performance e pedagogia. La sua pratica esplora le relazioni tra suono, spazio e movimento con particolare attenzione alle modalità di ascolto.
Attraverserà le strade del Villaggio Artigiano, a partire dalle 10,00 fino alle 17,00 Ascolta, workshop sulle implicazioni dell’ascolto inteso come pratica, esperienza e risorsa, progetto formativo articolato in fasi distinte a cura dei componenti del collettivo MU, un’organizzazione indipendente che cura l’ideazione e la presentazione di attività volte alla sperimentazione in ambiti quali musica, ecologia e pedagogia. In particolare a Periferico saranno presenti, oltre a Malatesta stesso, Lucia Palladino e Clio Casadei, in un lavoro che parte dall’ascolto del paesaggio del Villaggio Artigiano per riflettere con i partecipanti sulle dinamiche compositive già esplorate dal movimento di musica sperimentale di New York negli anni 70 che ebbe John Cage tra i suoi massimi esponenti, indagando inoltre la pratica dell’ascolto come occasione di formazione per la cultura dell’individuo (workshop gratuito a posti limitati, iscrizione obbligatoria).
Al termine del laboratorio, presso OvestLab, si susseguono due sessioni di ascolto con conferenza curate da Roberto Rinaldi (ore 18.30) e Attila Faravelli (ore 19.30).
Renato Rinaldi conduce Voicescapes La voce nel paesaggio, il paesaggio nella voce: con un passato da musicista per Giovanna Marini e Banda Osiris, ha poi creato installazioni video e sonore e realizzato documentari e reportage radiofonici per la RAI e Radio France. In campo strettamente musicale si interessa alla libera improvvisazione e alla composizione, con particolare attenzione al rapporto suono/ambiente. In Voicescapes il suono del paesaggio alpino, trattenuto nella registrazione delle voci degli ultimi abitanti di monti isolati e delle loro azioni quotidiane, ritorna vivo nella proiezione acustica grazie alle percussioni. Si definisce così un nuovo paesaggio, in cui silenzio e gesto sonoro si sovrappongono. Attila Faravelli, sound artist e musicista elettro-acustico che esplora le relazioni che intercorrono tra suono, spazio e corpo, al festival presenterà Field recordings monoaurali, sessione di ascolto e conferenza con una proiezione sonora, da un unico altoparlante, di registrazioni monofoniche. Più che un ritorno alle origini della musica concreta (pratica di composizione musicale attraverso l’uso di suoni reali), l’utilizzo del mono è un tentativo di esplorare la possibilità di percepire il suono reale registrato in modo non prospettico, panoramico e paesaggistico.
Alle ore 21.30 presso una bottega ceramica del Villaggio Artigiano (biglietteria e partenza per il pubblicodal Circolo Piazza, via Piazza 72) un concerto in tre sessioni con gli interventi musicali di Enrico Malatesta, Rudimenti – concerto per tamburo rullante, Giovanni Lami, Bias e RENATO GRIECO – kNN, Composizione di retorica. Giovanni Lami, originale figura di sound-artist e musicista, si occupa di ricerca elettroacustica occupandosi in particolare di registrazioni ambientali e di segnali da processare in tempo reale. La sua ricerca quotidiana è orientata verso ciò che potrebbe essere considerato “rifiuto sonoro”: processi di degradazione, zone liminali e grezze dell’ascolto. Sempre indispensabile è l’interazione con lo spazio ospitante, proponendo un’esecuzione mai frontale rispetto ad un pubblico che potrà decidere liberamente dove collocarsi. kNN è il progetto solista di Renato Grieco, compositore e performer portatore di una stravagante poetica, capace di mettere in relazione suoni provenienti da universi apparentemente idiosincratici con una semantica assolutamente originale, piena di humor e senso tragico. Composizione di retorica è un lavoro ispirato al volume Composition de réthorique, stampato da Tristano Martinelli in singola copia nel 1601. Il libro è composto di circa settanta pagine in cui alcuni personaggi della commedia dell’arte vengo presentati in una lingua incomprensibile, miscuglio di latino, volgare, francese e spagnolo, con una forte connotazione comico-grottesca. Così come l’Arlecchino si prende gioco della parola e della narrazione, in Composizione di retorica lo strumento si fa libro bianco all’interno del quale sfilano delle maschere archetipiche estratte da un immenso archivio, e manipolate in tempo reale attraverso l’uso di un complesso dispositivo ibrido, fatto di nastri magnetici, di microfoni e di dispositivi elettroacustici così come di astrazione numerica, parti logiche e trattamenti numerici.
È curata da DOM- la penultima giornata del festival, sabato 11 maggio. DOM-, progetto nato nel 2013 dalla collaborazione tra gli artisti Leonardo Delogu, Valerio Sirna ed Hélène Gautier, indaga il linguaggio delle performing arts, con una particolare attenzione alla relazione tra corpo e paesaggio, e si impegna nella trasmissione di peculiari pratiche di abitazione, legate allo spazio e al tempo della creazione artistica, attraverso l’ideazione di eventi performativi, seminari, camminate, installazioni, video, reportage fotografici. Leonardo Delogu, ricercatore sul movimento e il paesaggio, è performer e formatore, e negli anni ha curato molti progetti culturali come ideatore e organizzazione tra cui Associazione demetra/Centro di Palmetta, Ternifestival e Nutrimenti. Valerio Sirna, ricercatore e performer, lavora in qualità di performer con diverse compagnie teatrali, fra cui Teatro Valdoca, Muta Imago, Strasse, Deflorian/Tagliarini e nel 2017 è sul set del film Capri-Batterie, con la regia di Mario Martone.
Leonardo Delogu e Valerio Sirna utilizzeranno diversi spazi del quartiere, in un attraversamento molteplice dei suoi paesaggi.
La giornata inizia alle ore 10,00 presso la palestra della Fratellanza con una pratica di body training dal titolo Il corpo liminale e la comunità spontanea in cui saranno affrontate la questione dello stato liminale, come condizione del corpo, postura aperta attraversata dalle forze invisibili che abitano lo spazio. Alle 15,00, al Centro Festival, DOM- condurrà un talk, Pennichella post-antropocentrica, con letture e visioni che possano essere condivise quale supunto per orientare il lavoro artistico nell’epoca delle grandi inquietudini e delle narrazioni catastrofiche sulla sesta estinzione.
Segue una camminata nel quartiere del Villaggio Artigiano, un viaggio dentro una drammaturgia di spazi in grado di inventare nuovi scenari a partire dall’incontro/scontro tra la percezione somatica del contesto e il milieu culturale del nostro tempo (Camminare come prefigurazione, ore 16,30, partenza dal Circolo Piazza). Il progetto si mostra come una vera e propria dedica allo storico quartiere di Modena, articolandosi in una visita guidata tra le officine e le case, il verde e le strade, affiancandosi al limite della Massicciata.
Si terrà a OvestLab, alle 21,00, la proiezione del video L’uomo che cammina, film creato da Studio Azzurro, alla presenza di Leonardo Delogu e Alberto Danelli a partire dalla performance omonima allestita a Milano nel 2018.
Alle 21,30, Leonardo Delogu diagola con uno dei più importanti autori viventi della nostra letteratura, Antonio Moresco: Il Grido/Comizio, incontro-performance con Antonio Moresco, autore di opere narrative, teatrali e di saggistica. Moresco ha pubblicato a 46 anni la sua prima raccolta di racconti, Clandestinità (Bollati Boringhieri 1993). Da allora sono numerosissime le opere pubblicate con i più diversi editori. Il Grido (SEM, Milano 2018) si concentra sulla questione dell’estinzione della specie, ovvero sul tracollo che l’uomo attraverso le proprie azioni sta causando a se stesso e al proprio habitat, alterando le sue stesse condizioni di vita; un pamphlet che, citando l’autore «assume via via la forma di un’invocazione, di una risata e di un grido». La scrittura di Moresco, feroce e lucida, ci mette di fronte a un orizzonte estremo di realtà, interrogandoci direttamente sulle nostre responsabilità e chiamando in causa l’intelligenza individuale dii ognuno di noi.
Il tema prosegue nel finale di giornata in forma ribaltata: un party (ore 22.30, Centro Festival) dal titolo Reinvetare la specie che grazie alla musica vuole celebrare la metamorfosi e l’incontro con le alterità vegetali, animali, cyborg, mutanti, aliene, divine e con tutto ciò che ancora non possiamo immaginare.
Domenica 12 maggio, ultima giornata di festival, è a cura di ISABELLA BORDONI, in collaborazione con l’ARCHIVIO ARCHITETTO CESARE LEONARDI.
Originale figura di artista, Isabella Bordoni dà vita a piattaforme collaborative nella relazione tra arti, luoghi, forme dell’abitare, archivi della contemporaneità, con «osservatori» e pratiche di «cittadinanza poetica». È curatrice del «spostamento variabile» art residency + publishing project e dell’Associazione IMAGONIRMIA di Elena Mantoni, che nel 2019 si innesta a Modena sulle sinergie artistiche e la cooperazione tra Amigdala / Festival Periferico / OvestLab / Archivio Cesare Leonardi, nell’ex villaggio artigiano Modena Ovest.
CODE_syntax error_congedo dalla figura 22, installazione e performance di Isabella Bordoni con Matteo Di Cristofaro, linguista, Christian Mastroianni, compositore, Nicola Fumo Frattegiani, sound designer e Alessandro Perini, sound artist (ore 18,30) riassume tutto il materiale audio del progetto, curato dall’artista per Periferico 2018, F.O.N.D.E.R.I.A. presso Fonderia Ponzoni al Villaggio Artigiano: 21 ore e 48 minuti di discorso sono processati da programmi di conversione della parola, da orale a scritta. Questo trasferimento sposta il tema della presenza al mondo a quello della lingua, entrambi i testi vengono in seguito analizzati secondo parametri linguistici e sonori che inseriscono l’errore nello spazio interpretativo.
L’archivio Architetto Cesare Leonardi, associazione culturale nata con l’obiettivo di preservare, tutelare e divulgare l’opera del celebre architetto modenese, rendendola accessibile attraverso la catalogazione dei materiali presenti nell’archivio e nella biblioteca privata, condivide la curatela della giornata, avviando con l’occasione la settimana di presentazione della nuova Scuola Archivio Leonardi: il 12 maggio, infatti, verrà lanciata la call di partecipazione per il corso di formazione dedicato agli insegnamenti e all’opera di Leonardi.
Alle 10,00, presso la Fondazione de Mitri la giornata comincia con la visita guidata all’allestimento Cesare Leonardi. Un ripasso, realizzato presso la Fondazione de Mitri (posti limitati, prenotazione obbligatoria).
Parallelamente, negli spazi di OvestLab, si terranno due workshop dedicati allo studio degli alberi leonardiani: Carpinus betulus 16×3, è infatti la reinterpretazione disegnata dell’opera fotografica Carpinus betulus (C. Leonardi, 1962-63), con gli artisti Marino Neri (ore 10.00) e Filippo Partesotti (ore 14.00) presenti in qualità di tutor (costo 20€, prenotazione obbligatoria).
Alle 17,00 Andrea Cavani, architetto co-fondatore di Archivio Leonardi, presenterà a OvestLab la scuola Archivio Leonardi con un incontro dal titolo Il valore della “scuola” per un rinnovamento culturale. L’incontro sarà anche l’occasione per il lancio della call di iscrizione alla Scuola Cesare Leonardi.
Alle ore 21:00 presso OvestLab spazio alla performance di Giacomo Cossio, artista il cui lavoro è ispirato dalla volontà di ristrutturare la realtà oggettiva attraverso stratificazioni, sovrapposizioni, assemblaggi di materiali diversi. In Contronatura, performance e installazione presentata al festival, si compirà, davanti al pubblico, un atto di verniciatura di un gruppo di piante con uno smalto sintetico, che vengono trasformate in una selva vegetale e monocroma. L’opera, una volta terminata, viene mantenuta e monitorata. Col tempo, alcune piante, sotto l’azione degli smalto, muoiono, ma la maggioranza, invece, continua incredibilmente a vivere, fiorendo e germogliando, lasciando come residuo, le parti verniciate, quasi fossero “pelle morta”. L’installazione prevede una preventiva raccolta di piante donate dal pubblico (la donazione sostituisce il costo del biglietto) che verranno poi monitorate dallo staff di OvestLab e ce le restituirà ai proprietari nel corso dell’autunno.
Uno sguardo trasversale arricchirà ulteriormente il programma del festival: la redazione di Fionda, rivista semestrale del Villaggio Artigiano di Modena Ovest, si riunirà quotidianamente per compiere un nuovo rito immaginativo: se si possono rigenerare le cellule, gli spazi, i mercati, perché non dare nuovo senso alle parole? L’antico gioco del vocabolario si trasformerà in un percorso di approfondimento e incrocio tra le esperienze e le competenze dei membri della redazione – e di chi vorrà parteciparvi – e le visioni proposte dal festival. Una sorta di laboratorio di pensiero e scrittura che troverà spazio sul prossimo numero della rivista. Durante le sessioni di lavoro, sono previsti incontri con alcuni giornalisti che possano stimolare e contribuire il divertimento e i contenuti del gioco.
Per il programma completo visionare il sito www.perifericofestival.it – 059.8777673 / info@perifericofestival.it La prenotazione è sempre consigliata.
I biglietti si acquistano in loco.
Tutti gli appuntamenti, ad eccezione di quelli indicati appositamente, si svolgono presso officine, case private, imprese e spazi sociali del Villaggio Artigiano di Modena Ovest.
Biglietteria e punto di partenza per il pubblico si trovano presso il Circolo Piazza, via Piazza, 72 – 41126 Modena (Mo), da lì verranno date le indicazioni per raggiungere i diversi luoghi di attività.