“Stiamo vedendo con piacere che la maggioranza delle sigle sindacali mediche sanitarie, comprese CGIL CISL e UIL, sono in fermento per denunciare le difficoltà del sistema sanitario nazionale il cui punto nevralgico è apertamente legato alle risorse.
Sicuramente il recente studio proiettivo ANAAO – Associazione sindacale Medici Dirigenti – che valuta il fabbisogno in proporzione ai pensionamenti al 2025 restituisce un quadro reale dell’emergenza in cui siamo già ed in cui entreremo pesantemente nei prossimi mesi ma, come abbiamo sempre gridato ai tavoli, riteniamo che il lavoro di ricognizione debba partire dal basso.
Il problema nasce dagli anfratti aziendali in cui si annidano importanti disallineamenti di risorse che incidono gravemente sul lavoro”. Così Vittorio Dalmastri FPCGIL Medici e Dirigenti Sanitari Emilia Romagna, Marisa Faraca CISL Medici Emilia Romagna e Massimo Romanelli UIL FP Medici Emilia Romagna.
“Come FPCGIL CISL e UILFP Medici regionali abbiamo di recente, assieme ad altre sigle, promosso tavoli tecnici-sindacali in ambiti aziendali regionali al fine di registrare con precisione, partendo dai servizi particolarmente in difficoltà, specifici item di sofferenza del personale.
Il tutto riflette un implicito ma palese incremento dei rischi per gli operatori ed anche per gli utenti.
Il risultato è che sono stati rilevati difetti anche superiori al 20% di effettiva presenza di risorse nella pianta organica delle unità operative rispetto al minimo da garantire, tutto questo anche in regioni ove risulta una ottima copertura del turnover”.
“Questi errori di calcolo riteniamo siano una concausa che negli anni ha indotto la pesantissima discrasia tra necessità reale e messa a disposizione di borse di specializzazione da parte del Ministero e per questo ci sembra ormai inaccettabile sentire il costante rimbalzo delle responsabilità tra le regioni ed il Governo.
Anche in Emilia Romagna i cittadini stanno cominciando a percepire che la copertura sanitaria pubblica sta barcollando, i medici del SSN non ce la fanno e non ne possono più di politiche sanitarie di facciata che non entrano nel merito dei problemi.
E’ necessario invertire il paradigma secondo cui da tempo le Aziende sanitarie calcolano il fabbisogno di personale su base economicista e lo dimostra il fatto che il rapporto medici/abitanti che nei paesi sviluppati dovrebbe essere tra i 250 ed i 300 ogni 100.000 è in caduta libera assestandosi al momento attorno ai 180.
Si aggiunga la emendata norma sullo sblocco del tetto di spesa sul personale che ha tagliato definitivamente le gambe a chi ogni giorno lavora in condizioni di disagio per curare i cittadini congelando la situazione al 2018 dopo oltre 10 anni di tagli selvaggi.
Visto tutto questo al momento è completamente inutile cercare sofismi sui sistemi di calcolo del fabbisogno in quanto, lavorando da tempo in disavanzo, occorre anzitutto una fotografia servizio per servizio per valutare se le prestazioni in corso sono necessarie e in che modo sono coperte dal personale.
La Regione Emilia-Romagna rimane capofila nazionale nella declinazione della tutela della sanità pubblica ed i protocolli regionali che sono stati licenziati negli scorsi anni con il nostro contributo ne sono una evidenza lampante ma dobbiamo accelerare questo lavoro perché la declinazione non risulti un declino.
FPGIL CISL E UILFP Medici andranno a breve in Regione per riaprire questa discussione e mettersi a disposizione per lavorare velocemente prima che sia veramente troppo tardi”.
(Vittorio Dalmastri FPCGIL Medici e Dirigenti Sanitari Emilia Romagna – Marisa Faraca CISL Medici Emilia Romagna – Massimo Romanelli UIL FP Medici Emilia Romagna)
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“Come sempre, la Regione Emilia-Romagna è disponibile al dialogo per trovare soluzioni condivise ai problemi. E’ un invito, quello dei sindacati, che colgo volentieri. Ma non esiste che si dica che in Emilia-Romagna si fanno politiche sanitarie di facciata. E oltre 10.000 assunzioni negli ultimi 3 anni sono fatti concreti, non di facciata”. E’ l’assessore regionale alle Politiche per la Salute, Sergio Venturi, che replica alla nota sindacale diffusa da Cgil, Cisl e Uil. I sindacati, nel loro documentano, lanciano l’allarme organici nelle strutture sanitarie.
“Davvero si fa fatica a comprendere certi toni- spiega Venturi- quando abbiamo da poco firmato intese con le stesse Organizzazioni sindacali di dirigenza medica e comparto per rafforzare ulteriormente il piano delle assunzioni e l’innovazione, intese che garantiscono nuove possibilità di impiego un futuro certo a chi già opera nel Servizio sanitario dell’Emilia-Romagna”.
“Voglio ricordare – prosegue l’assessore alla salute – alcuni numeri: nella sanità dell’Emilia-Romagna abbiamo un turn over da record, mediamente del 120% e con punte superiori al 150% per gli infermieri e 131% per i medici. Le assunzioni nei primi 3 mesi del 2019 toccano le 1.200 unità, con una media di 400 al mese; le stabilizzazioni, in prosecuzione degli accordi sottoscritti con le organizzazioni sindacali, sono 303. E anche l’età media dei medici si abbassa: nel 2009, quelli con meno di 44 anni erano il 30%, a fine 2018 sfiorano il 40%. E il loro numero complessivo è passato da 9034 del 2015 a 9308 di oggi, che vuol dire un +3%”.
“E questo è un dato – continua Sergio Venturi – che consolida una tendenza che ha visto il 2018 chiudersi con 4.223 assunti a tempo indeterminato, di cui 1.746 stabilizzazioni, per un triennio, dal 2016, con 9.106 assunti, compresi 3.204 usciti dal precariato. Vogliamo parlare di totali? Alla fine di marzo si contano 10.342 fra medici, infermieri, ostetriche, tecnici e operatori assunti a tempo indeterminato, di cui 3.507 stabilizzati, nelle aziende sanitarie da Piacenza a Rimini”.
“Ora- conclude l’assessore Venturi- è sempre vero che si può fare meglio, ma qui in Emilia-Romagna non siamo stati con le mani in mano. Da parte mia, confermo la mia disponibilità, come sempre, al confronto. Ma nessuno può dire che fino ad oggi siamo stati a guardare. E non lo dico io, lo dicono i numeri”.