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Esami fittizi per permessi di soggiorno, la Polizia di Stato smonta sistema corruttivo

La Polizia di Stato, su delega della Procura della Repubblica di Modena, nelle prime ore di oggi ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare con cui il G.I.P. del locale Tribunale ha disposto la misura in carcere per L.F., romano del 1978, oltre agli arresti domiciliari per sua moglie, P.S. padovana del ’72, ed altri 3 correi (la piacentina P.S. del ’70, il tunisino A.T del ’74 ed il marocchino S.M. del ’60). I predetti sono accusati di vari reati fra cui corruzione, falsità ideologica, truffa, contraffazione di documenti necessari al fine di determinare il rilascio di carta di soggiorno per lungo periodo ed indebita percezione di erogazioni ai danni dello Stato.

L’attività d’indagine svolta dalla Squadra Mobile modenese, nella quale risultano indagate ad oggi altre 25 persone, ha fatto luce su un sistema che faceva capo ad un “Centro di Formazione Linguistico” accreditato presso l’Università per Stranieri di Perugia, per il rilascio, a seguito d’esame, dell’attestato di conoscenza della lingua italiana da parte dei cittadini stranieri che ne facevano richiesta, ai fini del rilascio del permesso di soggiorno di lungo periodo. Esame che, attraverso telecamere installate all’uopo dagli uomini della Squadra Mobile, è stato dimostrato essere assolutamente fittizio, visto che gli stranieri venivano forniti delle risposte già compilate da cui copiare o, comunque, venivano aiutati dalla commissione compiacente.

Nel corso delle sessioni di esami, grazie alle attività tecniche, è stato riscontrato in più occasioni l’accesso in aula di soggetti non iscritti, con il preciso compito di ricopiare gli appunti o di compilare le schede d’esame per conto dei candidati non in grado nemmeno di scrivere i propri dati anagrafici in lingua italiana.

Le sessioni di esame “farlocche” tenutesi nei mesi di luglio e settembre 2018, avevano d’altra parte prodotto il risultato del 100% di promossi, mentre l’ultima prova, quella tenutasi nel mese di novembre, quando l’Ateneo perugino, in accordo con gli organi inquirenti, ha sostituito il giorno stesso i fascicoli di esame, ha prodotto la bocciatura di tutti i candidati.

È stato altresì riscontrato che, nel corso delle sessioni, gli stranieri producevano delle risposte corrette a domande che avrebbero dovute ascoltare tramite riproduzione di files audio che mai sono stati a loro sottoposti.

Nel corso dell’indagine, è stato riscontrato che, alcuni cittadini stranieri hanno sostenuto le prove d’esame all’interno del phone center modenese o in altri luoghi non idonei per poi essere falsamente inseriti in elenchi di prove di esame sostenute presso i centri autorizzati dall’Università, in palese contrasto con le normative previste.

Si ritiene che il giro di affari del centro di formazioni linguistico, che risulta avere sedi d’esame sparse in diverse città del nord Italia, fra Lombardia, Veneto, Trentino Alto Adige ed Emilia Romagna, ha coinvolto più di 6000 stranieri i quali, a fronte del pagamento di svariate centinaia di euro, rigorosamente in denaro contante (da 450 a 700 euro), richiedevano ed ottenevano, pur non ricorrendone i requisiti, l’ambito certificato “CELI” (certificato di lingua italiana) da cui è derivato il nome dell’Operazione di Polizia.

















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