Venerdì 22 marzo alla Fondazione Collegio San Carlo di Modena (via San Carlo, 5) proseguono le conferenze dedicate al tema Ambiente. Tra natura, storia e cultura, ideato dal Centro Culturale. L’incontro di venerdì, dal titolo Grammatica del paesaggio contemporaneo. La fotografia come documento e come opera d’arte sarà tenuto da Angela Madesani, storica e critica d’arte, che collabora con l’Accademia di Belle Arti di Brera e l’Istituto Europeo di Design di Milano. Madesani ha curato l’allestimento di numerose mostre presso istituzioni pubbliche e private italiane e straniere, dedicando particolare attenzione ad artisti quali Mimmo Jodice, Giulio Paolini, Luigi Ghirri e Gabriele Basilico. Tra i suoi interessi di ricerca si segnalano la relazione tra le arti visive e le trasformazioni del paesaggio contemporaneo e il rapporto tra arte e mercato, oltre che la storia delle gallerismo e del collezionismo italiano tra fine Ottocento e Novecento. Oltre alla cura di molti cataloghi, ha pubblicato: Storia della fotografia (Milano 2008); Le intelligenze dell’arte. Gallerie e galleristi a Milano, 1876-1950 (Busto Arsizio 2016).
A metà degli anni Settanta si è tenuta la mostra dei New Topographics, che proponeva un modo nuovo di guardare il paesaggio e che ha influenzato tutto quello che ne è seguito. «Credo che le immagini di paesaggio possano presentarci tre verità: la verità geografica, quella autobiografica e quella metaforica. La geografia di per se stessa è a volte noiosa, l’autobiografia spesso banale e la metafora può essere equivoca. Ma presi insieme, come nelle opere migliori di artisti quali Alfred Stieglitz e Edward Weston, questi tre tipi di informazione si rafforzano a vicenda e alimentano ciò che tutti cerchiamo di mantenere intatto: l’attaccamento alla vita», scrive Robert Adams in La bellezza in fotografia, in cui è delineato il mutamento del processo estetico di quegli anni. Nei suoi lavori, Adams propone immagini di un nuovo paesaggio americano, ormai largamente antropizzato e specchio di una società inesorabilmente in subbuglio. Non ci troviamo più di fronte solo a una mera fotografia di documentazione, ma in ogni immagine è presente un’implicazione emotiva molto forte: l’uomo non appare mai direttamente, ma attraverso le conseguenze del suo operato nei confronti della natura. Ad esempio, la figura umana compare in Our Lives and Our Children, una serie di istantanee scattate in un centro commerciale, nelle quali emerge il concetto di “non luogo” coniato da Marc Augé, che popola la moderna cultura fotografica. Molte sono le referenze culturali di Adams – spiega Madesani – prima fra tutte la pittura e, in particolare, quello che a mio parere può essere considerato il più rivoluzionario dei pittori dell’Ottocento: Paul Cézanne. L’immagine è memoria del soggetto che l’ha realizzata e non è più possibile considerarla in senso puramente oggettivo. Attraverso le sue considerazioni, Adams ha anticipato alcune riflessioni di natura filosofica sul senso del digitale, sulla sua natura e sui suoi scopi: la perversa invenzione dell’immagine e ancora la passione nei confronti del mezzo più che per la ricerca stessa.
La conferenza si tiene nel Teatro della Fondazione, con inizio previsto alle ore 17,30. L’incontro sarà trasmesso anche in diretta web collegandosi al sito www.fondazionesancarlo.it. La conferenza, come tutte le altre del ciclo, sarà inserita nell’archivio conferenze presente sullo stesso sito, dove sarà accessibile gratuitamente. A richiesta si rilasciano attestati di partecipazione.