Piena applicazione della legge 194 del 1978 che riconosce il diritto della donna alla scelta dell’interruzione volontaria della gravidanza, potenziamento della rete dei consultori familiari, ma anche condanna per ogni tentativo di ostacolare l’applicazione della legge e la garanzia che il percorso nei servizi sanitari e territoriali sia svolto nella piena libertà di scelta della donna, senza pressioni da parte di gruppi, pena l’esclusione di tali formazioni dai finanziamenti comunali.
In tal senso si è espresso il Consiglio comunale di Modena a quarant’anni dall’entrata in vigore della legge che “salda insieme il diritto all’autodeterminazione femminile e il diritto alla salute” e considerato che “nel Paese è in corso una campagna di attacco al diritto inalienabile all’autodeterminazione di ciascuna donna e alla rete socio-sanitaria e assistenziale di supporto alla maternità responsabile”.
In una seduta che ha visto presenti oltre un centinaio tra rappresentanti dei movimenti antiabortisti e delle associazioni femminili, il Consiglio comunale ha approvato due ordini del giorno presentati dal Partito democratico e da Sinistra unita Modena, che hanno anche ottenuto il voto favorevole di Movimento 5 stelle, Cambiamodena e Modena Volta Pagina.
Si sono espressi in senso contrario Lega Nord, Forza Italia e Energie per l’Italia che hanno votato a favore di un ordine del giorno per la prevenzione dell’aborto presentato da Luigia Santoro (Lega nord) e non approvato dal Consiglio, che chiedeva di “inserire nel prossimo Bilancio un congruo finanziamento da destinarsi alle associazioni del volontariato che operano nel territorio comunale per aiutare le madri in difficoltà che vorrebbero portare avanti la gravidanza”.
In particolare, l’istanza di Sinistra unita Modena, illustrata Vincenzo Walter Stella ed emendata da Fabio Poggi del Pd, oltre che da Stella e Campana (Sum) esprime “totale dissenso verso tutti i tentativi di depotenziare, sul modello della espressione del Consiglio comunale di Verona, cancellare o rendere più penalizzante e colpevolizzante il percorso informato e consapevole previsto dalla Legge 194/78” e impegna “a rimarcare nelle politiche del Comune la libertà di scelta della donna e a condannare ogni forma di condizionamento violento nel percorso di decisione; a contrastare, con ogni mezzo le sempre più preoccupanti tendenze integraliste e invasive nella libertà delle donne, di alcuni partiti e istituzioni che hanno l’obiettivo di ostacolare la applicazione della legge; ad assicurarsi che il percorso nei servizi sanitari e territoriali sia svolto nella piena libertà di scelta della donna senza pressioni indebite da parte di gruppi di estremismo ideologico o religioso o da associazioni diverse” e “nel caso emergano violazioni di questi principi contenuti nella legge 194/78” l’istanza chiede che “vi sia l’esclusione di tali formazioni da finanziamenti e politiche comunali”.
L’ordine del giorno del Pd, illustrato dalla consigliera Federica Venturelli, impegna la Giunta “ad affermare che la città di Modena informa le sue politiche al principio di laicità ed è città dalla parte delle donne; a proseguire le politiche e pratiche di sostegno alla maternità e paternità responsabile, sostenendo la piena applicazione della legge 194 ed il potenziamento dei servizi socio-assistenziali previsti dalle altre leggi. Inoltre, la mozione, considerato il ruolo del sindaco di presidente della Conferenza socio-sanitaria territoriale, impegna a vigilare affinché la legge 194 sia applicata nelle nostra realtà sanitaria e di rappresentare al presidente della Regione e al Presidente del Consiglio le nostre istanze affinché la 194 venga applicata e garantita su tutto il territorio regionale e nazionale”. Chiede inoltre di “inviare la mozione alla Giunta regionale, sollecitandola a: assicurare adeguati parametri di personale sanitario al fine di garantire la piena applicazione della legge; adempiere ai compiti, di spettanza della Regione, di verificare che le Asl organizzino il controllo e garanzia del servizio di ivg; prevedere una verifica puntuale sulla presenza di ginecologi e anestesisti obiettori nelle singole strutture, di attivarsi affinché anche in Emilia-Romagna vengano garantiti alle donne tutti i diritti della 194, come l’accesso a contraccettivi ormonali nei Consultori”. Inoltre, l’istanza chiede “di valutare valori percentuali sopra i quali la Regione possa decidere, come già fatto dal Lazio, di attuare interventi specifici volti a garantire il pieno diritto di scelta della donna”.