I redditi dichiarati dalle cittadine e dai cittadini bolognesi sono in leggero aumento: l’ammontare complessivo imponibile ai fini Irpef è passato da 7,326 miliardi di euro nel 2015 a 7,473 miliardi di euro nel 2016. Nello stesso anno il reddito medio ammonta a 25.241 euro lordi per contribuente, contro i 24.955 euro registrati nel 2015. Il reddito mediano (valore che divide esattamente a metà la distribuzione, posizionando il 50% dei contribuenti sopra questa soglia e l’altro 50% sotto) è invece pari a 19.573 euro contro i 19.557 dell’anno precedente.
La fotografia delle dichiarazioni dei redditi delle persone fisiche presentate nel 2017 dai bolognesi con riferimento a quanto percepito nel 2016 è stata scattata dall’Ufficio di Statistica del Comune di Bologna: l’analisi riguarda i redditi imponibili ai fini Irpef per studiarne le tendenze evolutive di medio periodo, influenzate anche dalla crisi economica che ha interessato Bologna così come il resto d’Italia.
“L’andamento dei redditi è un importante termometro per capire ancora meglio la nostra città – afferma l’assessore al bilancio, Davide Conte – e ci dive che la dinamica è complessivamente positiva ma, come accade anche a livello nazionale, aumenta il divario tra i più ‘ricchi’ e i più ‘poveri’ e si confermano le difficoltà dei giovani (la quota di reddito da loro prodotta è in continua riduzione), dei nuclei monogenitoriali e delle famiglie con 3 o più figli. Si tratta di criticità per affrontare le quali il bilancio 2019-2021 prevede alcune risposte: aumento delle risorse sul welfare, maggiori risorse sulle politiche per la casa e per le famiglie e per la realizzazione delle infrastrutture”.
Analisi dei redditi
I dati analizzati si riferiscono a 296.057 contribuenti, di cui 142.533 maschi e 153.524 femmine. A fronte dei 7,473 miliardi di euro di reddito imponibile ai fini Irpef, sono state pagate imposte per complessivi 1,686 miliardi di euro.
Oltre la metà dei contribuenti dichiara cifre inferiori ai 20.000 euro di imponibile, pur detenendo soltanto il 21% del totale dei redditi dichiarati. Se si alza la soglia a 30.000 euro, vi si trovano poco più dei tre quarti dei contribuenti. Solo il 3,3% dei cittadini ha dichiarato un importo superiore a 80.000 euro, ma detiene un quinto del totale dei redditi.
Il 43% della “ricchezza” rimane in tasca agli over 60 e questa quota aumenta nel tempo: era infatti pari al 36,4% nel 2002. Per contro, gli under 30 sono più svantaggiati rispetto al passato: nel 2002 dichiaravano il 6,2% dei redditi complessivi, mentre nel 2016 questa percentuale è scesa al 3,9%.
Aumentano le diseguaglianze nella distribuzione del reddito. Nel 2002 il 20% degli appartenenti alla fascia di reddito più elevata dichiarava complessivamente quasi 16 volte quanto percepito dal 20% più “povero”; nel 2016 tale rapporto è salito a 19,3. La distanza tra “ricchi” e “poveri” dunque aumenta nel tempo, così come a livello italiano.
Distribuzione territoriale
La polarizzazione territoriale appare marcata ed evidenzia che i redditi mediani più elevati si registrano nella zona Colli, a Murri e in tre delle quattro zone del centro storico cittadino (Galvani, Marconi e Irnerio); seguono Costa-Saragozza e Malpighi. La quota di reddito complessivamente riferita a queste sette zone più ricche cala leggermente nel tempo passando dal 39,5% del 2002, relativo al 29,6% dei contribuenti, al 38,6% del 2016 percepito da una analoga quota di dichiaranti.
I redditi mediani più bassi caratterizzano invece le zone della periferia ovest e nord, con i valori minimi in Bolognina e San Donato.
Differenze di genere
Ancora significativa, anche se in riduzione, la distanza tra i redditi di uomini e donne. Il reddito imponibile medio dei maschi a Bologna nel 2016 è pari a 30.331 euro e risulta ancora superiore del 47,9% rispetto al reddito imponibile medio femminile, pari a 20.514 euro. Il reddito mediano è invece risultato per gli uomini di 22.066 euro e per le donne di 17.382 (26,9% in più per gli uomini). Dall’esame del reddito mediano si evidenzia dunque un minore scarto di genere, il che significa che tra i contribuenti maschi vi è una maggiore concentrazione del reddito e cioè una più elevata presenza di percettori di redditi medio-alti e alti.
Analizzando le fasce di reddito, sotto i 20.000 euro di imponibile risultano il 43,9% degli uomini e ben il 58,8% delle donne. Se si considera la soglia dei 30.000 euro le due quote passano rispettivamente a 69,3% e 82,9%. Guardando invece alle fasce di reddito più alte, ha dichiarato una cifra superiore agli 80.000 euro il 5,2% degli uomini (cui appartiene il 27,4% dei redditi), mentre per le donne si scende all’1,6% delle contribuenti, cui si riferisce il 10% degli importi dichiarati.
Pur essendo il divario di genere ancora piuttosto netto, la distanza tra i due sessi si accorcia sensibilmente nel tempo: nel 2002 il reddito mediano degli uomini era infatti del 37,8% superiore rispetto a quello delle donne: 10,9 punti percentuali in più rispetto al 2016.
Dalle dichiarazioni dei redditi è possibile anche evidenziare la ricchezza patrimoniale di natura immobiliare: nel 2016 a Bologna circa il 56% dei redditi da fabbricati si riferisce a contribuenti donne. Questo sostanziale equilibrio di genere nel possesso degli immobili è molto probabilmente legato alla frequente cointestazione degli alloggi e anche a dinamiche di natura ereditaria (a Bologna le donne vivono infatti mediamente oltre quattro anni in più degli uomini).
Confronto tra italiani e stranieri
Nel 2016 il 10,4% dei contribuenti residenti sono stranieri e la percentuale sale al 16,5% tra chi ha meno di 60 anni di età.
Il numero dei contribuenti residenti italiani tra il 2015 e il 2016 è salito da 253.098 a 254.094, quello degli stranieri da 28.634 a 29.544; a titolo di confronto si pensi che questi ultimi erano 10.496 nel 2002, pari soltanto al 3,5% del totale.
I redditi imponibili per entrambe le cittadinanze risultano in aumento, ma il reddito mediano sancisce il divario esistente a sfavore degli stranieri: gli italiani dichiarano in media oltre 21.000 euro, gli stranieri circa 10.600.
Le famiglie
Per la larga maggioranza della popolazione, l’unità di riferimento per valutare il reale grado di benessere socio-economico non è il singolo individuo, ma la famiglia di appartenenza, nella quale spesso si combinano in modo variabile redditi percepiti da due o più persone. Per questo motivo l’analisi è stata completata aggregando i dati relativi alle dichiarazioni dei singoli contribuenti in modo da determinare l’ammontare dei redditi familiari per numero di componenti e tipologie.
Così facendo è stato possibile determinare come a Bologna la posizione più svantaggiata riguardi le famiglie numerose e i nuclei monogenitoriali costituiti da donne con uno o più figli. Al contrario le famiglie più favorite da un punto di vista reddituale risultano quelle formate da coniugi senza figli o al più con un figlio.
Lo studio integrale è disponibile a questo link.