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Firmata oggi a Bologna la “Carta dei diritti fondamentali dei lavoratori digitali nel contesto urbano”

Far crescere le piattaforme digitali senza abbassare le tutele dei lavoratori. È questo lo spirito della “Carta dei diritti fondamentali dei lavoratori digitali nel contesto urbano” che oggi a Bologna viene firmata dal Sindaco Virginio Merola e dall’assessore al Lavoro Marco Lombardo, da Riders Union Bologna, dai segretari di Cgil, Cisl e Uil e dai vertici di Sgnam e Mymenu, marchi della nuova società Meal srl.
La Carta nasce dalle sollecitazioni che Riders Union ha rivolto all’Amministrazione Comunale nel dicembre 2017 e dalla convinzione di aprire un tavolo cittadino che il Sindaco Virginio Merola ha espresso ai lavoratori nel primo incontro avuto lo scorso 12 gennaio.

“Abbiamo tutto l’interesse – sottolinea il Sindaco di Bologna Virginio Merola – come cittadini, come lavoratori e come società civile che il lavoro conservi la sua dignità. Tutto può cambiare nel lavoro, tranne questo: le condizioni di sicurezza del lavoro e la dignità del lavoratore, qualunque sia il tipo di lavoro che queste piattaforme promuovono. Quello che possiamo fare come Amministrazione lo faremo, segnalando quali piattaforme aderiscono alla Carta, il resto dipende dalla sensibilità dei cittadini e delle imprese e dai riders che hanno dimostrato che non sono condannati a correre da soli e  che le cose si possono fare insieme in un cammino condiviso”.

Dopo un lavoro istruttorio che ha visto in campo diversi assessori, Matteo Lepore, Marco Lombardo, Irene Priolo e Alberto Aitini, è stata proposta una prima bozza della Carta che è stata oggetto di confronto con Riders Union, Cgil, Cisl e Uil e le piattaforme che hanno accettato l’invito alla discussione sui contenuti della Carta. Il testo finale è quindi il frutto di un lavoro di negoziazione intenso che ha portato al primo accordo metropolitano in Europa sui temi della gig economy, con un’applicazione sperimentale nel campo del delivery food. Questo tipo di economia, detta anche “dei lavoretti”, si fonda su algoritmi che governano il lavoro, un sistema che quindi non esisterebbe se non si basasse sulle gambe, le pedalate, le biciclette o gli scooter di persone in carne e ossa.

Come racconta l’assessore al Lavoro Marco Lombardo: “Questa Carta, che è il primo accordo territoriale metropolitano europeo sulla gig economy, nasce dall’ascolto delle rivendicazioni dei Riders e dal percorso che ha convolto il Consiglio comunale e la Giunta per stendere una prima bozza di negoziazione con le piattaforme e con le organizzazioni sindacali. Si tratta di un primo passo: cercheremo di estendere la Carta ad altri settori del lavoro digitale, di fare leva sul consumo responsabile per far capire alle altre piattaforme l’importanza dei diritti dei lavoratori e di estendere questi standard di tutela alle altre città italiane. Questa Carta vuole contribuire così a promuovere una nuova cultura del lavoro digitale in Italia”.

La Carta è quindi un passo dal presente al futuro. Ha l’ambizione di definire un codice fondante per un mondo ancora disarticolato e inesplorato.
Sgnam e MyMenu, prime firmatarie dell’accordo, rappresentano circa 300 lavoratori in Italia, duecento dei quali a Bologna. La Carta è ovviamente aperta e il Comune confida che anche le altre piattaforme che hanno partecipato ai negoziati possano in futuro firmare. Allo stesso tempo la Carta è a disposizione di altre città per allargare la discussione a livello nazionale con l’obiettivo di avere tutele sempre uniformi.
Il Comune di Bologna è orgoglioso di avere intrapreso con successo questa iniziativa nella consapevolezza che la definizione di regole, tutele (come l’assicurazione per questi lavoratori), garanzie (come il riconoscimento una basa retributiva), diritti (come quelli sindacali o quelli legati alla privacy) sia indispensabile per le stesse piattaforme digitali, per il loro sviluppo armonico nella società, per il riconoscimento del loro ruolo. E perché il profitto non può mai essere sfruttamento.
Il Comune di Bologna intende anche far leva sul concetto di consumo responsabile in capo ad ogni consumatore e segnalerà  sul proprio sito istituzionale le piattaforme che hanno aderito alla Carta perché i cittadini sappiano che si sono impegnate a garantire standard minimi di tutela per i lavoratori, indipendentemente dalla qualificazione giuridica del loro rapporto di lavoro.

















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