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Falsi contratti di lavoro per permessi di soggiorno: un arresto ed oltre 230 denunce nel bolognese

L’arresto di un geometra e la denuncia di 234 persone: è così che si è conclusa l’indagine ‘Badante fantasma’ dei carabinieri della Compagnia di Vergato relativa a falsi contratti di lavoro finalizzati all’ottenimento di permessi di soggiorno per stranieri e all’indebita percezione dell’indennità di disoccupazione. L’accertamento è nato, appunto, dalla scoperta di alcuni falsi contratti e dell’esistenza di una sorta di ufficio, gestito dall’arrestato, che aiutava le persone anziane a fare pratiche di vario tipo: avendo così la disponibilità delle loro credenziali, venivano denunciate falsamente assunzioni di lavoratori. Secondo l’accusa il geometra avrebbe operato con la complicità di una decina di finti datori di lavoro.

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Nel dettaglio:

Nella mattinata odierna, i Carabinieri della Stazione di Vado hanno eseguito una misura cautelare in carcere a carico di un cittadino italiano, ritenuto responsabile di uso di atto falso e utilizzo di documenti contraffatti necessari per il rilascio/rinnovo del permesso di soggiorno.

A conclusione dell’indagine, condotta dai Carabinieri di Vado e dagli altri reparti dipendenti dalla Compagnia Carabinieri di Vergato, sono state denunciate 234 persone, per lo più extracomunitari, perché ritenuti responsabili di falsità ideologica commessa dal privato in atti pubblici, indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato, favoreggiamento alla permanenza nello Stato Italiano dello straniero clandestino, utilizzo di documenti contraffatti necessari per il rilascio/ rinnovo del permesso di soggiorno.

L’indagine ha avuto spunto da un’attività informativa e ha permesso di individuare un cittadino italiano che svolgendo l’attività di “consulente sindacale” per il disbrigo di pratiche attinenti rapporti col Fisco e con l’INPS, aveva, in alcuni casi con la connivenza di suoi clienti, comunicato fraudolentemente, a mezzo di sistemi informatici, l’avvenuta instaurazione di numerosi rapporti di lavoro subordinati, di fatto mai venuti ad esistere. Il sistema utilizzato e la condotta posta in essere si è rilevata di disarmante semplicità e nel contempo subdola e di non facile individuazione perché messa in atto, da remoto, utilizzando canali di comunicazione informatica.

Come è noto, l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, nell’ambito dei progetti di facilitazione e trasparenza dei rapporti con l’utenza, dal 2011 ha predisposto e attuato una piattaforma informatizzata con la quale concede la possibilità ad ogni cittadino di poter ottenere le credenziali di autenticazioni informatiche e un PIN (Personal Identification Number) col quale, senza presentarsi presso gli sportelli, può accedere ai servizi offerti, avanzare richieste o effettuare comunicazioni obbligatorie o non; tra queste vi è anche la possibilità, in qualità di datore di lavoro, di denunciare/dichiarare l’assunzione di lavoratori dipendenti per l’attivazione della posizione contributiva ed altro. E’ proprio sfruttando indebitamente l’innovativa e vantaggiosa piattaforma messa a disposizione dall’INPS che gli autori dei reati accertati hanno operato. Il principale indagato, al fine di trattare le pratiche di molti dei suoi clienti, ha avuto da loro il codice PIN e utilizzandolo fraudolentemente ha formalizzato le assunzioni[1] di centinaia di soggetti (quali collaboratori domestici/badanti), in maggioranza stranieri, in alcuni casi con la complicità del fittizio datore di lavoro, nella stragrande maggioranza comunicando l’assunzione dei lavoratori a carico di soggetti ignari. La messa in scena dei contratti di lavori, poi, non era fine a se stessa, ma era fatta a scopo di:

  • consentire ai soggetti extracomunitari di poter ottenere il rilascio o il rinnovo del permesso/carta di soggiorno, ovvero domandare l’ottenimento della cittadinanza;
  • richiedere e ottenere un’ingiusta indennità di disoccupazione a cittadini italiani o extracomunitari;
  • documentare fraudolentemente il possesso dei requisiti necessari per ottenere dei prestiti finanziari presto istituti di credito.

L’utilizzo dei finti contratti di lavoro, quindi, ha indotto in errore alcuni uffici della Questura, che hanno rilasciato o rinnovato  permessi/carta di soggiorno a soggetti che altrimenti non avrebbero riunito i requisiti, come lo stesso INPS che è stato tratto in inganno laddove ha erogato, per più soggetti, l’indennità di disoccupazione per un ammontare di circa 500.000,00 Euro. Situazioni già singolarmente segnalate per la risoluzione ad entrambe le Amministrazioni.

Si è appurato, infine, che il principale indagato intascava, da ogni finto lavoratore, fino a circa 1.000,00 Euro, e i 15 falsi datori di lavoro conniventi, qualche centinaia di Euro.

Si è potuto accertare tali anomalie, spie di irregolari assunzione, solo con accertamenti diretti, e ciò ha permesso agli indagati di passare inosservati, nelle loro illegali condotte, ai sistemi informatici dell’Istituto di previdenza.

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[1] utilizzando, anche in modo itinerante (es: internet-point – dispositivi portatili) qualsiasi strumento informatico con accesso alla linea dati.

















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