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A Castelnovo in giugno ci sarà un importante evento per ricordare Aldo Moro

Il 9 maggio 1978, in via Caetani a Roma, all’interno del bagagliaio di una Renault 4 rossa, veniva rinvenuto il cadavere di Aldo Moro, ucciso dalle Brigate Rosse dopo 55 giorni di prigionia seguiti all’agguato di via Fani. Momenti che chi c’era non può dimenticare, per il clima di ansia e prostrazione nazionale che si respirava in quei giorni. E la cui memoria è importante tramandare: cade il 40° anniversario del rinvenimento del corpo di Moro, e a Castelnovo questo momento di grande importanza per la storia d’Italia sarà ricordato con un evento di eccezione in programma nel mese di giugno.

Sabato 23 giugno alle 17.30, al Teatro Bismantova, lo stesso Teatro e l’Amministrazione comunale di Castelnovo proporranno un incontro pubblico con la partecipazione Agnese Moro, giornalista pubblicista e figlia dell’onorevole assassinato, Franco Bonisoli, reggiano ex brigatista che fece parte del gruppo di fuoco in via Fani, e Maddalena Crippa, attrice tra le più affermate del panorama italiano.

Questo importante appuntamento non ha l’intento di ripercorrere i drammatici eventi dal sequestro, dalla strage di via Fani al ritrovamento del cadavere del presidente della Democrazia Cristiana, quanto piuttosto raccontare un percorso di giustizia parallela a quella giudiziaria, avviato dal cardinale Carlo Maria Martini prima della sua morte, e proseguito attraverso una serie di incontri tra vittime e responsabili, di diverse estrazioni politiche, della lotta armata negli anni settanta.

È proprio muovendo dalla constatazione che né i processi né i dibattiti mediatici all’insegna della spettacolarizzazione del conflitto sono riusciti a sanare la ferita, che un gruppo numeroso di vittime, familiari di vittime e responsabili della lotta armata ha iniziato a incontrarsi, a scadenze regolari e con assiduità sempre maggiore, per cercare, con l’aiuto di mediatori una via altra alla ricomposizione di quella frattura che non smette di dolere; una via che fa propria la lezione della giustizia riparativa, nella certezza che il fare giustizia non possa, e non debba, risolversi solamente nell’applicazione di una pena.

















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