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10° Osservatorio sull’economia e il lavoro in provincia di Modena

A seguire la sintesi del 10° Osservatorio sull’Economia e il Lavoro (OEL) in provincia di Modena, curato da Ires Emilia-Romagna per conto della Camera del Lavoro di Modena e presentato stamane in conferenza stampa.

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L’Osservatorio sull’economia e il lavoro in provincia di Modena – curato da Ires Emilia-Romagna per conto della Camera del Lavoro di Modena e giunto quest’anno alla decima edizione – fornisce annualmente un quadro aggiornato sull’andamento dei principali indicatori economici e delle dinamiche occupazionali e demografiche a livello provinciale, con confronti in serie storica e con i livelli regionali e nazionali.

Ciò che emerge è sicuramente un quadro che vede consolidarsi la ripresa, che sembra ormai essere diffusa a buona parte dei settori economici di attività, pur persistendo segnali di incertezza e di difficoltà, come di seguito evidenziato.

Se si guarda al Pil e al valore aggiunto, la provincia di Modena mostra – soprattutto grazie alle esportazioni e al traino dell’industria in senso stretto – tassi di crescita superiori anche a quelli dell’Emilia-Romagna, attestata ai primi posti fra le regioni italiane, davanti anche a Lombardia e Veneto.

L’industria in senso stretto vede nel 2017 proseguire l’andamento positivo, con il fatturato che raggiunge livelli non toccati negli ultimi sei anni e che chiude con un +6,2% medio annuo, la produzione in aumento del 5,2% medio annuo; risultano altresì in crescita gli ordinativi dall’Italia e dall’estero.

Per le costruzioni, dopo anni pesantemente negativi, nel 2017 si registra un leggero aumento del volume d’affari e le previsioni indicano un incremento del valore aggiunto nel 2018 (+0,8%), in ulteriore rafforzamento nel 2019 (+1,3%).

Va tuttavia aggiunto che dall’indagine congiunturale emerge come l’andamento positivo del volume d’affari delle costruzioni sia profondamente differenziato per classe dimensionale delle imprese. Infatti, nel 2017 esso è in realtà rimasto sostanzialmente invariato per le piccole (+0,1%) e per le medie imprese, mentre l’incremento (+2,3%) riguarderebbe essenzialmente quelle di grandi dimensioni, più orientate all’acquisizione di commesse pubbliche.

Il commercio, invece, registra anche nel 2017 un segno negativo per le vendite: nonostante un incremento nell’ultimo trimestre, il dato rimane in territorio negativo, come già nella seconda parte del 2016 e il 2017 chiude con una variazione media annua delle vendite del –0,3%.

Le esportazioni si confermano trainanti e decisive; sono in crescita del 5,3% rispetto al 2016, risultato tuttavia inferiore al +6,7% dell’Emilia-Romagna. Si tratta di un ulteriore incremento che si va a cumulare a quelli registrati negli anni precedenti, tanto che rispetto al 2008 il valore delle esportazioni provinciali risulta in espansione del 16% circa.

Si osserva un buon andamento per autoveicoli, rimorchi e semi-rimorchi – settore che concentra circa un quarto dell’export provinciale – in crescita del 13% e per macchinari e apparecchiature nca, oltre un quinto dell’export provinciale e in crescita del 12%. Per i prodotti della lavorazione dei minerali non metalliferi, che comprendono le piastrelle, l’aumento è assai più contenuto (+3%).

Nel corso del 2017 è proseguita la contrazione del tessuto imprenditoriale della provincia di Modena (in particolare per le imprese artigiane e quelle di minori dimensioni e meno strutturate). Infatti, il numero di imprese attive al 31 dicembre 2017 risulta pari a 65.184, con un calo dell’1,4% – dunque più consistente del –0,4% registrato fra il 2015 e il 2016 e anche del –0,7% medio regionale. Il dato di quest’anno prosegue e rafforza una tendenza negativa ormai di medio periodo. Basti ricordare che negli ultimi cinque anni il numero di imprese attive nella provincia è calato di oltre 2mila unità (–3,0%); rispetto al 2009 di quasi 3mila imprese (–4,3%).

Per quanto concerne il mercato del lavoro, studiato dall’Osservatorio facendo riferimento a diverse fonti, fra il 2016 e il 2017 si assiste a un ulteriore crescita dell’occupazione provinciale, così come di quella regionale e nazionale. Gli occupati nell’ultimo anno sono aumentati di circa 2mila unità rispetto all’anno precedente, corrispondenti in termini relativi a un +0,6%, decisamente inferiore rispetto alla crescita di circa 13mila unità (+4,3%) che si era osservata fra il 2015 e il 2016, ma che contribuisce ulteriormente all’allontanamento rispetto al periodo pre-crisi.

Come conseguenza dell’espansione degli occupati, si registra un miglioramento del tasso di occupazione, che passa dal 68,8% del 2016 al 69,1% del 2017, posizionandosi così al di sopra del tasso dell’Emilia-Romagna, che a sua volta cresce dal 68,4% al 68,6%.

Il miglioramento dell’ultimo anno si va ad aggiungere a quello assai più consistente registrato fra il 2015 (65,9%) e il 2016 (68,8%) e con ciò, sebbene il tasso sia ancora distante da quel quasi 71% del periodo pre-crisi, costituisce il valore più alto dal 2009 in avanti.

L’incremento dell’occupazione registrato nell’ultimo anno per la provincia di Modena è quasi esclusivamente determinato dalla componente femminile della forza lavoro. Infatti, mentre le donne nell’ultimo anno mostrano un incremento dell’1,3% – e del 3,6% fra il 2008 e il 2017 – la componente maschile registra una quasi stabilità (+0,2%) nell’ultimo anno e una leggera flessione (–0,6%) nel medio periodo.

Dinamiche contrapposte si osservano poi fra lavoratori dipendenti e indipendenti. Nel 2017, rispetto all’anno precedente, i primi sono aumentati di oltre 14.500 unità (+6,2%), mentre i secondi hanno continuato a diminuire (–12.340,–15,2%). Se poi si considera l’intero decennio 2008-2017, i lavoratori autonomi si sono ridotti di un quinto (–20%), mentre i dipendenti sono aumentati del 9,3%.

È sicuramente da evidenziare la dinamica peculiare della provincia di Modena rispetto alle persone in cerca di occupazione: nel 2017, mentre a livello regionale e nazionale si registra una flessione dei disoccupati – a rafforzare una tendenza in atto da diversi anni – a Modena si assiste a un nuovo incremento delle persone in cerca di occupazione, la cui numerosità aumenta del 7,6% (circa 1.700 persone in più), a fronte del –6,1% regionale e del –3,5% nazionale.

Vista la flessione che si era avuta nel biennio precedente, con questo nuovo aumento, il dato provinciale torna sui livelli del 2015, mentre quello emiliano-romagnolo risulta ben al di sotto (–14,4%).

Resta da evidenziare che fra il 2008 e il 2017 nella provincia di Modena il numero di disoccupati è aumentato de 125,2%, in Emilia-Romagna del 115% e in Italia del 74,7%.

Il tasso di disoccupazione provinciale passa così dal 6,6 del 2016 al 7,1% del 2017, superando quello regionale, che scende invece dal 6,9 al 6,5%.

Il tasso provinciale del 2017 è decisamente più elevato non soltanto di quello del periodo pre-crisi – quando non superava praticamente mai il 4% e in alcuni anni era inferiore al 3% – ma anche rispetto alla prima fase della crisi: fra il 2009 e il 2011 il tasso era attestato attorno al 5%.

Va precisato che il tasso provinciale è più critico – cioè più elevato – di quello regionale solo per la componente femminile (10,4% contro 8,0%), ma non per la componente maschile (4,2% contro 5,3%), in miglioramento da diversi anni (si consideri che il tasso di disoccupazione maschile provinciale è il più basso dal 2009 in avanti).

Si deve infine aggiungere che l’aumento nel 2017 della disoccupazione non si ritrova nel tasso di disoccupazione giovanile, in miglioramento, soprattutto per la fascia dei 15-24enni più che per quella dei 25-34enni.

L’espansione complessiva del numero dei disoccupati è senza dubbio da associare all’incremento delle persone attive (la forze lavoro provinciale aumenta nel 2017 di circa 4mila unità). Con buona probabilità, il consolidarsi della ripresa economica ha riportato molte più persone, prima sfiduciate, alla ricerca di un lavoro. Tale aumento non è stato però interamente assorbito dal mercato del lavoro e pertanto, oltre al numero degli occupati, sono cresciute anche le fila delle persone in cerca di occupazione.

Va comunque sottolineato che una quota di popolazione in età lavorativa rimane scoraggiata (persone in età lavorativa che, pur privi di un’occupazione, non sono alla ricerca attiva di un lavoro ma che sarebbero disposti a lavorare). Se ai disoccupati ufficiali rilevati dall’Istat si aggiungono questi cosiddetti scoraggiati, si ottiene il cosiddetto tasso di mancata partecipazione, che risulta a Modena pari a 11,5%, superiore all’11,1% medio regionale.

Dall’analisi dei dati di origine amministrativa del Silrer relativi a tutti i movimenti di assunzione, proroga, trasformazione e cessazione dei rapporti di lavoro, si osserva per il biennio 2015-2016 una notevole crescita delle posizioni lavorative dipendenti (saldo fra avviamenti e cessazioni destagionalizzato), da ascriversi in gran parte, soprattutto nel 2015, ai contratti a tempo indeterminato a tutele crescenti introdotti dal Jobs Act e dunque favoriti in maniera determinante dalla decontribuzione (prevista dalle leggi finanziarie degli anni 2015 e 2016), con conseguente superamento del numero di occupati e lavoratori dipendenti oltre i livelli del 2008.

Se è vero che anche nel 2017 è proseguita l’espansione delle posizioni lavorative (avviamenti – cessazioni), è altrettanto vero che si tratta principalmente di creazione di lavoro a tempo determinato.

Un segnale di miglioramento della situazione sul mercato del lavoro locale si può trovare anche analizzando ai dati relativi al ricorso alla cassa integrazione guadagni. Nel 2017 le ore complessive di cassa integrazione ordinaria, straordinaria e in deroga autorizzate nella provincia di Modena sono state 4,570 milioni, quasi il 66% in meno dei 13,270 milioni di ore autorizzate nel 2016, ammontare a sua volta inferiore, dopo la crescita registrata fra il 2015 e il 2016, a quello del 2014 (oltre 14,3 milioni di ore di cassa autorizzate) e ancora di più del 2013 (17,6 milioni di ore autorizzate) e degli anni ancora precedenti (si ricorda che il picco si raggiunse nel 2010, con oltre 26,7 milioni di ore autorizzate).

Il settore delle costruzioni continua, in termini relativi, a ricoprire un ruolo di primo piano, raccogliendo quasi il 15% delle ore complessivamente autorizzate nella provincia di Modena. Va tuttavia precisato che dietro questi valori percentuali stanno, come sopra evidenziato, ore autorizzate in netta flessione, per cui anche per questo settore si assiste a una contrazione delle ore di cassa, intorno a 1,2 milioni nel 2014 e nel 2015, vicine ai 2 milioni nel 2016 e pari a neanche 668mila ore nel 2017.

Nell’industria, la maggioranza delle ore autorizzate è concentrata nella meccanica, con oltre 2,16 milioni di ore, valore comunque più che dimezzato (–61,3%) rispetto a quello del 2016.

Relativamente alle dinamiche demografiche, al 1° gennaio 2017 si contano 702.949 persone residenti nella provincia di Modena.

Dopo la flessione del 2016, nel 2017 si rileva un nuovo, minimo, incremento (+0,3%) che riporta la popolazione sui livelli del 2014, ma ancora al di sotto del picco raggiunto nel 2013 (oltre 706mila abitanti). Si ricorda che nell’ultimo anno, anche a livello regionale si è avuto una espansione minima della popolazione residente, mentre in Italia è proseguita la diminuzione (–0,13%).

Se si considera il medio periodo, si registra per la provincia di Modena un incremento della popolazione residente del 9,9%, pressoché in linea con quello dell’Emilia-Romagna (10,4%). Tale crescita non è stata però omogenea sul territorio – più marcata in pianura (+10,8%), meno in collina (+9,4%) e soprattutto in montagna (+2,5%) – per distretti socio-sanitari e per fasce d’età (sono aumentati soprattutto gli anziani e i minorenni, mentre diminuisce la fascia giovanile della forza lavoro, quella compresa fra i 18 e i 39 anni).

Queste dinamiche demografiche sono in parte determinate da quanto si rileva per la componente straniera della popolazione residente.

Al 1° gennaio 2017 i residenti stranieri in provincia di Modena sono quasi 91mila e costituiscono il 12,9% della popolazione residente totale. Il dato, in calo da quattro anni, risulta comunque superiore a quello emiliano-romagnolo (11,9%) e a quello nazionale (8,3%).

L’analisi condotta sui bilanci demografici resi disponibili da Istat consente di guardare ai saldi demografici (naturali e migratori), distinguendo anche fra cittadini italiani e stranieri. È così possibile osservare che nel 2016 (ultimo dato disponibile, ma dinamiche pressoché identiche si evidenziano in tutti gli ultimi anni), nella provincia di Modena, per gli italiani il saldo naturale (nascite – decessi) è altamente negativo (quasi 3mila persone in meno, come saldo, in un anno), mentre rimane positivo quello della popolazione straniera, più giovane e con tassi di fecondità più elevati.

Se si considera poi il saldo migratorio (iscritti in anagrafe da altre province o dall’estero – cancellati per trasferimento in altre province o all’estero), per gli italiani si osserva un dato altamente positivo (quasi 3.900 persone in più), a evidenziare anche la notevole attrattività di questa provincia (e del resto dell’Emilia-Romagna), mentre per gli stranieri il saldo è negativo, in parte per le acquisizioni di cittadinanza ma anche per il decremento degli arrivi dall’estero e l’incremento del numero di coloro che lasciano il territorio.

 

















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