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La fotografia under trentacinque è protagonista della nuova edizione di Fotografia europea

La fotografia under trentacinque è davvero protagonista della nuova edizione di Fotografia europea. In particolare il progetto “Azione e immaginario”, che raccoglie tre mostre Activism, Saggio sulla cecità ed Energia Potenziale, a cura di Daniele De Luigi, proposto dal Comune di Reggio Emilia, nell’ambito del festival Fotografia Europea, nel nuovo spazio U30Cinque di piazza Scapinelli, ha raccolto numerosi consensi con circa mille e cinquecento presenze in due giorni (l’accesso è libero) a testimonianza dell’interesse che suscitano le ricerche dei giovani e i nuovi spazi espositivi restituiti alla città per l’occasione.

Il Premio per la Giovane Fotografia Italiana, il progetto dedicato alla scoperta e valorizzazione dei migliori talenti emergenti della fotografia contemporanea italiana promosso da Comune di Reggio Emilia e GAI – Associazione per il Circuito dei Giovani Artisti Italiani del valore di 2mila euro, ieri  nello spazio di p.zza Scapinelli è stato attribuito a Marina Caneve e al suo lavoro Are they Rocks or Clouds? dalla giuria presieduta da Walter Guadagnini (direttore del festival Fotografia Europea), Federica Chiocchetti (fondatrice e direttrice di The Photocaptionist) e Stefania Scarpini (project manager per Peep-Hole, Milano, editor per Humboldt Books), alla presenza del sindaco Luca Vecchi, di Raffaella Curioni assessora a educazione e conoscenza, di Luigi Ratclif Segretario GAI – Associazione per il Circuito dei Giovani Artisti Italiani e del curatore Daniele De Luigi.

“Caneve – recita la motivazione – ha interpretato il tema del premio senza retorica, realizzando un’opera che è al contempo studio del paesaggio, ricerca antropologica e indagine geologica. L’opera di Caneve è una restituzione lucida del territorio antropizzato, una narrazione stratificata che combina immagini sospese nel tempo – cristallizzate dallo sguardo delicato dell’autrice – e materiali d’archivio, memorie individuali e collettive della catastrofe. Catturando il clima di attesa e vulnerabilità in cui vive chi abita luoghi a rischio, Caneve invita a una riflessione sulla fragilità ambientale”.

Il lavoro della Caneve, costituisce un’indagine territoriale nelle Dolomiti che mira, attraverso l’interazione tra osservazione, memoria e scienza, alla costruzione di una conoscenza del rischio idrogeologico. I concetti messi in gioco sono quelli della contaminazione, l’overlayering e la mappa spaziale.

Allontanando la naturale fascinazione per la montagna il progetto osserva con lucidità il territorio, ricercando la possibilità di misurazione del rischio per gli abitanti dei luoghi dove è supposta accadere una catastrofe.

Are they Rocks or Clouds? sperimenta l’utilizzo della fotografia come strumento di osservazione autonomo all’interno di un processo di ricerca interdisciplinare, mettendo in discussione la sua stessa collocazione nei confronti degli altri strumenti.

Le catastrofi naturali hanno tempi di ritorno ciclici. In particolare, secondo alcuni studi geologici, la catastrofe idrogeologica del 1966 avrà un tempo di ritorno di 100 anni, 50 da oggi. I danni stimati saranno 2 o 3 volte superiori. Il progetto nasce in vista di tale evento ed è realizzato in collaborazione con il geologo Emiliano Oddone e l’antropologo Annibale Salsa.

Marina Caneve (Belluno, 1988) è un’artista visiva che lavora con un approccio interdisciplinare. Si è laureata allo IUAV – Università di Architettura di Venezia, 2013 e alla KABK – Royal Academy of Arts, Den Haag, 2017. Il suo lavoro è stato esposto in ambito internazionale in istituzioni quali Fondazione Bevilacqua La Masa, La Biennale di Venezia, la galleria Matèria, ALT.+1000, Svizzera, 2015, Fondazione Benetton di Treviso, Savignano Immagini Festival.

Il dummy Are they Rocks or Clouds? è stato nominato nel 2017 per l’Unseen Dummy Award e La Fàbrica – Photo London Book Dummy. Successivamente è stato esposto ad Amsterdam, e nel 2018 a Londra e Madrid. Con il progetto Bridges are Beautiful è stata nominata per una residenza artistica presso Docking Station, Amsterdam, primavera 2018. Marina Caneve è co-fondatrice di CALAMITA/Á, una piattaforma di ricerca che pone la sua attenzione sui temi delle catastrofi, i grossi cambiamenti, la memoria e la politica. Nel 2016 ha curato la pubblicazione di The Walking Mountain/CALAMITA/Á.

Il lavoro della Caneve è, esposto fino al 17 giugno nella mostra Activism a cura di Daniele De Luigi, realizzata con il contributo di Reire Srl, assieme ai progetti di Alice Caracciolo e Cemre Yesil, Valeria Cherchi, Tomaso Clavarino, Lorenza Demata, Carlo Lombardi, Zoe Paterniani, selezionati tramite la call pubblica indetta dalla sesta edizione di Giovane Fotografia Italiana.


info: www.fotografiaeuropea.it facebook – instagram @culturareggioemilia

















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