Improvvisa difficoltà nel parlare, paralisi facciale, rapida perdita di forza in un braccio o in una gamba, sono i sintomi principali dell’ictus. Vanno riconosciuti immediatamente ed altrettanto rapidamente va chiamato il 118. E’ fondamentale, infatti, sciogliere o rimuovere prima possibile il trombo che ostruisce l’arteria cerebrale interessata, per evitare gravi disabilità o la morte.
Gli operatori della Centrale Operativa 118 Emilia Est sanno individuare un paziente con potenziale ictus, grazie ad un protocollo specifico che prevede poche semplici domande, ed attivare così il percorso più tempestivo che dal luogo dell’evento si conclude al Pronto Soccorso dell’Ospedale Maggiore, se il paziente è candidabile alle terapie di riperfusione (trombolisi e/o trombectomia). Se il quadro clinico, invece, pur in presenza di un ictus, non evidenza l’indicazione ai trattamenti trombolitici, il paziente viene trasportato al Pronto Soccorso di uno degli ospedali che compongono la rete stroke metropolitana: Policlinico di S.Orsola, ospedali di Bentivoglio, Porretta Terme e San Giovanni in Persiceto.
Dallo scorso 6 novembre, infatti, il Maggiore è Hub metropolitano per la terapia riperfusiva in fase acuta di questa patologia, al centro di una rete che comprende gli altri snodi stroke attivi al S.Orsola e presso gli ospedali di Bentivoglio, Porretta Terme e San Giovanni in Persiceto.
Dopo la prima valutazione dell’infermiere della Centrale Operativa 118, già sul luogo dell’evento il personale dei mezzi di soccorso procede alla verifica immediata della presenza dei sintomi dell’ictus e condivide in tempo reale, 24 ore su 24, il quadro clinico con il neurologo dello Stroke Team dell’Ospedale Maggiore.
Se la diagnosi è confermata viene attivato il Codice Giallo Ictus ed allertato il Pronto Soccorso del Maggiore che attiva lo Stroke Team, che sarà così pronto ad accogliere il paziente non appena giunto in PS.
All’arrivo al Pronto Soccorso dell’Ospedale Maggiore, il paziente è tempestivamente rivalutato dallo Stroke Team, composto dal neurologo della Stroke Unit, e da un medico ed un infermiere dell’Area Rossa del Pronto Soccorso. Vengono eseguiti tutti gli accertamenti diagnostici necessari, per definire il quadro clinico ed eventualmente procedere con le terapie di riperfusione (trombolisi), che possono avvenire attraverso somministrazione endovena del farmaco trombolitico o con procedura di neuroradiologia interventistica intra-arteriosa (trombectomia). Entrambi i trattamenti, potenzialmente in grado di evitare una grave disabilità o la morte, permettono, rispettivamente, di sciogliere o di rimuovere il trombo che ostruisce l’arteria cerebrale interessata.
Successivamente il paziente viene ricoverato nella Stroke Unit all’8° piano del Maggiore. Nel corso del ricovero verranno eseguiti ulteriori approfondimenti diagnostici utili ad individuare le cause dell’episodio di ictus e a prevenirne quindi il ripetersi in futuro.
Il nuovo percorso metropolitano prevede il rientro del paziente all’ospedale di riferimento, entro 48/72 ore dal trattamento riperfusivo. Agli ospedali della rete stroke vengono accolti anche tutti i pazienti non candidabili ai trattamenti trombolitici per completare il quadro diagnostico e avviare il percorso terapeutico e riabilitativo più vicino a casa.
Un quarto dei pazienti sottoposti a trombolisi o trombectomia viene dimesso in buone condizioni. Gli altri presentano spesso disabilità negli ambiti delle funzioni sensitivo-motorie, cognitive e psicologiche. Per loro, le Aziende Sanitarie offrono percorsi dedicati di recupero presso i nodi della rete stroke, Policlinico di S.Orsola e ospedali di Bentivoglio, Porretta Terme e San Giovanni in Persiceto. Percorsi riabilitativi, inoltre, vengono offerti presso le Medicine Riabilitative del Policlinico di S.Orsola e degli ospedali Maggiore e Bentivoglio e di Villa Bellombra.
La Stroke Unit dell’Ospedale Maggiore
La nuova Stroke Unit, all’8 piano ala lunga del Maggiore, si sviluppa in un’area di oltre 1.200 metri quadrati con 19 posti letto in area Stroke e altrettanti in area geriatrica. Uno spazio totalmente ristrutturato per un investimento, da parte dell’Azienda Usl di Bologna, di circa 1 milione e 700 mila euro.
La ristrutturazione ha consentito di ridisegnare un nuovo reparto di degenza con camere a 2 letti con personal TV flat 32 pollici ad alta risoluzione, climatizzate e dotate di servizi igienici. I materiali utilizzati per le finiture, scelti secondo criteri di soft quality, privilegiano la diversificazione degli ambienti per colore e disegni dei pavimenti, assicurando la facilità dell’identificazione delle funzioni e l’orientamento, oltre a garantire durabilità e manutenibilità.
La rinnovata Stroke Unit ha comportato anche investimenti sul personale. In particolare sono stati assunti 3 neurologi, 1 neuroradiologo, 1 anestesista, 15 infermieri, 3 tecnici di radiologia, 2 fisioterapisti, 1 logopedista e 4 operatori socio sanitari.
La Stroke Unit è dotata di tecnologie diagnostiche di ultima generazione, per un investimento da parte dell’Azienda Usl di Bologna di circa 3 milioni e 200 mila euro, che anticipano i tempi di trattamento. In particolare, una TC volumetrica multistrato a 64 strati in grado di selezionare, tra i pazienti con esordio da ictus non databile con precisione, coloro che potrebbero trarre beneficio dal trattamento endovascolare.
La Stroke Unit del Policlinico di S.Orsola
Al Policlinico di S.Orsola è da tempo attiva presso l’unità operativa di Medicina Interna Zoli una Stroke Unit, modello organizzativo di provata efficacia nel trattamento in fase acuta e post acuta dell’ictus, dotata di 10 posti letto monitorati, attorno a cui ruota un team di professionisti esperti, internisti, infermieri dedicati, neurologi, fisiatri e fisoterapisti, neuroradiologi e chirurghi vascolari.
Dallo scorso 6 novembre sono stati trattati alla Stroke Unit del Maggiore 598 pazienti, il 53% dei quali con ictus ischemici, il 14% con ictus emorragici e i restanti per sintomatologie che suggerivano un probabile stroke non confermato poi dai riscontri diagnostici. Una media di 35 casi alla settimana, l’81% dei quali giunto con mezzi del 118.
119 i trattamenti di riperfusione effettuati. Di questi, 83 trombolisi endovena e 7 trombectomie intra-arteriosa, mentre 29 pazienti sono stati sottoposti sia a trombolisi che a trombectomia.
Si tratta di dati in aumento, soprattutto per quanto riguarda i pazienti sottoposti a trattamento di riperfusione, che testimonia della maggiore efficienza della rinnovata rete interaziendale stroke.
Nello stesso periodo sono stati 145 i pazienti registrati per sospetto ictus al Pronto Soccorso del Policlinico di S.Orsola, 37 dei quali giunti con mezzi propri. 28 pazienti sono stati inviati all’Ospedale Maggiore per essere sottoposti a eventuale trattamento di riperfusione. 81, invece, i pazienti trasferiti dalla Stroke Unit del Maggiore alla Stroke Unit del Policlinico di S.Orsola, per il proseguimento dell’iter terapeutico e riabilitativo.
Cos’è l’ictus e perché si verifica?
L’ictus si verifica in seguito alla riduzione, o all’interruzione, dell’afflusso di sangue al cervello e alla conseguente morte delle cellule cerebrali. Si distinguono due forme, la più frequente delle quali, l’ictus ischemico, si verifica quando un coagulo di sangue ostruisce un’arteria che porta sangue al cervello. L’altra forma, l’ictus emorragico, è causato invece dalla rottura di un’arteria.
L’ictus cerebrale è tra le patologie più frequenti e gravi e rappresenta in Italia la terza causa di morte, dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie, con il 10-12% di tutti i decessi annui. E’ la prima causa di invalidità nelle persone anziane con un rilevante impatto individuale, familiare e sociosanitario, e la seconda causa di demenza.
Ogni anno, in Italia, circa 200 mila persone sono vittime dell’ictus, 9 mila delle quali in Emilia Romagna, 1.800 nella provincia di Bologna. Il rischio di ictus aumenta con l’età, raddoppiando ogni 10 anni a partire dai 45 anni, per raggiungere il valore massimo negli ultra ottantenni.
Negli ultimi anni la prevalenza dell’ictus è quasi raddoppiata, dal 2,7% al 4,9% per l’ictus ischemico e dal 1,0% al 1,9% per l’ictus emorragico. La mortalità, invece, si e ridotta del 20% nell’ictus ischemico e del 25% nell’ictus emorragico.