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Un convegno per i 40 anni dall’avvio dei lavori di restauro alla Rocca Estense di San Martino in Rio

Era la fine di ottobre del 1977 quando il Consiglio comunale di San Martino in Rio approvava all’unanimità il progetto redatto dall’Architetto Mauro Severi per il restauro della Rocca Estense. Cade quindi in questi giorni la ricorrenza dei 40 anni dall’avvio di una serie di interventi che hanno reso l’edificio di origine alto medievale un punto di riferimento per l’arte, la cultura, la conoscenza e il turismo non soltanto per il territorio sammartinese. Un passo avanti fondamentale, visto che nel corso dei secoli, prima di questa azione di restauro, la Rocca era arrivata a svolgere anche semplici funzioni abitative, che non ne valorizzavano affatto il pregio e il rilievo storico.

L’importante anniversario sarà ricordato sabato mattina, 11 novembre, a partire dalle ore 10 negli stessi locali della Rocca, con un convegno dal titolo “1977-2017: 40 anni dall’inizio del recupero. Il bene culturale: tutela e sviluppo”. Sono previsti gli interventi del Sindaco di San Martino in Rio, Paolo Fuccio, dell’Architetto Valentina Olivierio, Segretariato Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Emilia-Romagna, dell’Architetto Mauro Severi, dell’Assessore alla Cultura Matteo Panari. Contestualmente al convegno, verrà allestita anche una mostra fotografica e documentaria che inaugurerà sempre sabato 11 novembre, e rimarrà visitabile fino al 31 gennaio 2018 ogni sabato dalle 10 alle 12.30, la domenica e i festivi dalle 10 alle 12.30 e dalle 15 alle 18.30 (info 0522 636709, cultura@comune.sanmartinoinrio.re.it).

“Dopo l’approvazione in quella storica seduta del Consiglio comunale, il 23 ottobre 1977 – spiega il Sindaco Paolo Fuccio – il progetto di restauro della Rocca Estense vide l’avvio degli interventi concreti nel 1981, finanziati principalmente dalle Amministrazioni comunali che si sono succedute, con contributi della Regione Emilia-Romagna su leggi relative alla valorizzazione del patrimonio architettonico, e legati agli eventi sismici del 1987, 1996 e 2012. Per quarant’anni la Rocca è stata oggetto di grande attenzione, per arrivare a farne il polo culturale e artistico che oggi rappresenta un elemento distintivo e una ricchezza invidiabile per San Martino”.

Un recupero non semplice se si pensa alla storia della Rocca, molto complessa e articolata: edificata nell’alto medioevo, fu distrutta da Federico Barbarossa nel 1167, poi ricostruita con torri poderose prima di passare ai Roberti di Reggio Emilia. Verso il 1420 passò sotto il dominio degli Estensi, dal 1501 a un ramo cadetto di casa Este e, dalla seconda metà del XVIII secolo, ai Rango d’Aragona.

Il periodo più tribolato per l’edificio fu negli anni della guerra e immediatamente successivi: fu sede del comando tedesco, con conseguenti usi impropri e danni al complesso, e anche sede di diverse abitazioni civili. In quegli anni difficilissimi sia i residenti che i soldati per la necessità di legna da ardere utilizzarono diverse assi o travi della struttura, anche di soffitti dipinti. Dopo la Liberazione, l’ala sud in precedenza “Casa del fascio” fu devastata, e in seguito ospitò alcuni uffici comunali. Altri locali divennero sede delle scuole elementari e poi delle scuole medie, sedi di partiti politici, e di associazioni locali. Un’alternanza di usi che portò a ridipinture e modifiche degli ambienti. Una situazione che proseguì fino agli anni ’70 inoltrati, per arrivare nel ’77 alla scelta di restaurare lo stabile e farne un polo culturale, anche sull’onda di una sensibilità e affezione al luogo che nei sammartinesi non era mai venuta meno.

La Rocca del resto è un edificio di grande pregio: la struttura a pianta quadrangolare conserva intatta una torre angolare con merlatura ghibellina. Al pianterreno ospita il Museo dell’Agricoltura e del Mondo Rurale. Nell’interno, gli ambienti più significativi sono la Cappella di S. Giovanni (XV secolo) e alcune stanze con cassettoni dipinti, affreschi e stucchi risalenti ai secoli XV-XVIII. Al I piano (piano nobile) ospita la Biblioteca, l’Archivio aperto Henghel Gualdi e la Pinacoteca Coppelli.

 

















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