«Dare risposte ai giovani entrati nel mondo del lavoro dopo il 1° gennaio 1996. Se non interveniamo correggendo le attuali norme sulle pensioni, infatti, essi saranno fortemente penalizzati, mettendo a rischio la coesione sociale dei nostri territori».
Lo hanno chiesto i quadri e delegati di Cgil Cisl Uil, riuniti ieri a Roma per dialogare sulla cosiddetta “fase 2” del confronto con il governo sulla previdenza.
Un problema ovviamente molto sentito anche a Modena, dove i pensionati sono circa 160 mila, l’importo medio delle pensioni da lavoro è 1.150 euro, i pensionati con meno di mille euro al mese sono il 31,5 per cento del totale e sono 48 mila le pensioni minime di vecchiaia (501,89 euro).
«Nella “fase 1” del confronto con il governo abbiamo fatto un buon accordo che ha dato risposte concrete ai lavoratori precoci, che svolgono lavori pesanti e hanno avuto gravi difficoltà che hanno reso difficile per loro proseguire il lavoro – spiega, di ritorno da Roma, Andrea Sirianni, componente della segreteria Cisl Emilia Centrale – L’accordo ha attenuato le rigidità della legge Fornero, ha dato ai giovani la possibilità di miglioramenti sui riscatti dei contributi, ha aumentato le quattordicesime per i pensionati a basso reddito. Ora vogliamo correggere ulteriormente la legge Fornero e rendere più equo il nostro sistema pensionistico, facendo proposte che tengano insieme giovani e anziani in un’ottica di solidarietà tra le generazioni».
I sindacati chiedono il congelamento e la correzione dell’aumento automatico dell’età di pensione legato all’aspettativa di vita, di rivedere i coefficienti di calcolo, di liberare e creare posti di lavoro aggiuntivi per i giovani, di fare chiarezza sulla spesa per le pensioni depurandola dai costi per assistenza e tfr.
«Chiediamo la rivalutazione dell’importo delle pensioni, ormai fermo da anni, e un potenziamento della previdenza complementare – aggiunge il segretario generale della Fnp Cisl Emilia Centrale Adelmo Lasagni – Chiediamo anche che sia riconosciuto il grande valore sociale del lavoro che tanti pensionati modenesi (in grande parte donne) fanno prendendosi cura di familiari non autosufficienti. Bisogna prevedere forme di premialità per queste persone le quali, con il loro lavoro, consentono allo Stato di risparmiare miliardi di euro che, altrimenti, – conclude il segretario dei pensionati Cisl di Modena e Reggio – dovrebbero essere spesi per assistere e curare i non autosufficienti».