Auto di lusso, vacanze in luoghi esotici, cene nei locali più rinomati della movida milanese, accompagnato da donne dello spettacolo e champagne a fiumi. Tutto dettagliatamente condiviso, con tanto di foto ricordo, sui social più in voga. Il bel vivere ostentato da L.P., 55enne di Reggio Emilia, non è sfuggito ai finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Modena che, avendo incrociato il suo nome nel corso di una precedente indagine, hanno iniziato a monitorare attentamente il suo profilo Facebook.
Il tenore di vita dell’uomo, ben al di sopra delle sue disponibilità dichiarate, ha portato le Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Modena ad approfondire le sue relazioni con la realtà economica emiliana, fino a scoprire, abilmente occultata dietro una fitta rete di prestanome, l’esistenza di una articolata
associazione a delinquere specializzata nell’acquisizione di realtà imprenditoriali operanti a livello locale e nazionale e nella successiva distrazione del patrimonio a danno dei creditori.
Immobili, autovetture e, soprattutto, denaro che, invece di essere utilizzati per corrispondere il dovuto ai fornitori ed alle banche, venivano impiegati dal promotore del sodalizio criminale per finanziare i suoi lussi ed altre iniziative economiche a lui riconducibili. Almeno fino a ieri, fino al suo “ultimo drink”.
Il “capitolo conclusivo” di questa prima fase investigativa è stato scritto alle prime luci dell’alba di oggi, quando i finanzieri modenesi hanno dato esecuzione a 12 ordinanze di misure cautelari nei confronti di L.P., ristretto in carcere, e dei suoi
più stretti collaboratori – tra i quali M.R., 70enne di Casalecchio di Reno (BO), M.V.P., 50enne di Nonantola (MO), S.C., 75enne di Casina (RE), destinatari della misura degli arresti domiciliari e, unitamente ad altri 4 soggetti, anche di una misura interdittiva (divieto temporaneo ad assumere cariche societarie) – ed
hanno effettuato 15 perquisizioni in diverse province del nord Italia.
Il provvedimento, disposto dal G.I.P. del Tribunale di Modena su richiesta della locale Procura della Repubblica, è giunto al culmine di complesse indagini di polizia giudiziaria – coordinate dal Procuratore di Modena, dott.ssa Lucia Musti, e dal P.M. dott. Marco Imperato – durate circa un anno, nell’ambito delle quali
risultano indagati a vario titolo tredici responsabili.
Nel corso delle indagini è stato tra l’altro accertato che L.P., nella convinzione di poter sfuggire, in tal modo, alle responsabilità penali delle sue condotte, aveva fissato formalmente la propria residenza in Portogallo, giurisdizione nella quale aveva anche provveduto a trasferire le aziende, ormai completamente decotte,
utilizzate come bancomat per i suoi interessi personali.
Sulla base delle direttive impartite dal Comando Generale del Corpo, puntualmente adattate alla realtà economica emiliana dal Comando Regionale Emilia Romagna del Corpo, le Fiamme Gialle modenesi, attraverso sia l’analisi della documentazione contabile di alcune società già fallite o in fase di dissesto sia l’esame dei dati emersi dalle indagini telefoniche, telematiche ed ambientali,
hanno ricostruito i meccanismi fraudolenti utilizzati dall’imprenditore e dall’associazione da lui diretta e promossa per autofinanziarsi.
Ne è emerso un quadro allarmante, per la capacità dimostrata dall’associazione di penetrare il sano tessuto economico nazionale tramite l’acquisizione di diversificate attività lecite operanti, principalmente, nel settore della telefonia e dell’hi-tech, impiegate per il riciclaggio del denaro derivante dalle bancarotte fraudolente di imprese attive nei più svariati settori.
Particolarmente remunerativo, infatti, si è dimostrato uno degli schemi illeciti maggiormente impiegato, ovvero il sistematico fallimento di società tramite le quali gli indagati hanno ottenuto crediti commerciali e finanziamenti bancari, utilizzati anche per l’acquisto di macchinari e know-how che venivano poi ceduti,
a prezzi irrisori, ad imprese riconducibili a soggetti compiacenti e compartecipi dei reati.
Nel modenese, ad esempio, sono state individuate due società di cui L.P., attraverso il ricorso al massiccio uso di fatture per operazioni inesistenti e cessioni simulate, è riuscito a distrarre l’intero patrimonio. In più, mediante la presentazione di bilanci artefatti predisposti dal suo contabile di fiducia, è riuscito
ad ottenere rilevanti risorse dal sistema creditizio, anch’esse impiegate per scopi estranei all’impresa.
In diversi casi, poi, i finanzieri hanno accertato che le operazioni commerciali poste in essere dalle citate società, nascondevano vere e proprie operazioni di riciclaggio di proventi derivanti da altri fallimenti dolosi e reati tributari commessi dagli indagati.
La gestione spregiudicata di L.P. ha determinato il fallimento di entrambe le società modenesi oggetto di investigazione, con pesantissimi passivi per un ammontare complessivo vicino ai 100 milioni, di cui gran parte vantati dallo Stato a titolo di imposte evase.
Attraverso i medesimi schemi illeciti, l’articolata associazione a delinquere ramificata in diverse regioni italiane, era riuscita, nel tempo, ad accumulare ingenti disponibilità finanziarie e diversi beni di lusso, tra cui immobili di pregio e autovetture di grossa cilindrata, intestate a società di comodo o a prestanome
per sfuggire ai controlli. In tal senso, determinanti si sono rivelati i molteplici servizi di pedinamento e controllo effettuati, con l’ausilio dei competenti Reparti del Corpo, in diverse regioni italiane, che hanno permesso di appurare l’effettiva disponibilità e conseguente riconducibilità di tali beni ai sodali.
In ragione della pericolosità e gravità dei comportamenti accertati, che hanno permesso all’associazione criminale di accumulare introiti per diversi milioni di euro, di rendere vane molteplici procedure concorsuali a tutela delle aziende
creditrici e di acquisire strutture commerciali formalmente lecite, l’Autorità Giudiziaria modenese, accogliendo le proposte avanzate dai finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Modena, ha ottenuto dal G.I.P. l’emissione di:
- 4 provvedimenti di custodia cautelare, di cui uno in carcere e tre ai domiciliari, nei confronti del promotore dell’associazione e dei suoi più stretti collaboratori;
- 8 misure interdittive nei confronti dei vari prestanome, finalizzate ad interrompere le condotte criminali ed evitare la reiterazione dei reati contestati, cui è stata data concreta esecuzione nella mattinata di oggi, contestualmente a 15 perquisizioni, eseguite tra le province di Modena, Reggio Emilia, Bologna e Milano, che hanno visto impiegati 60 militari e l’unità cinofila “antivaluta” (i cosiddetti “cash dog”) del I Gruppo di Bologna, utilizzato per la ricerca di contanti
occultati dal principale indagato.
L’operazione odierna – che dimostra ulteriormente l’efficacia della consolidata sinergia operativa tra la Procura della Repubblica ed il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Modena – si inserisce nella più ampia lotta al riciclaggio ed alla criminalità economica condotta quotidianamente dal Corpo in forma integrata, tramite le sue proiezione investigative ed operative, anche attraverso operazioni di intelligence che, come nel caso di specie, hanno portato alla disarticolazione del predetto sistema di illecito arricchimento.
L’impegno delle Fiamme Gialle nel garantire la collettività, assicurando alla giustizia i colpevoli di gravi reati economici particolarmente dannosi per le imprese sane, vero volano dell’economia del Paese, è testimonianza della sempre più marcata connotazione sociale che la funzione di Polizia
Economico-Finanziaria del Corpo assume a tutela dell’economia legale e del sano funzionamento del tessuto produttivo.