Venerdì 7 luglio, in occasioni delle celebrazioni per i martiri di piazza Vittoria, va in scena in piazza Prampolini (ore 21,30) con “Che fine hanno fatto gli indiani Pueblo? Storia provvisoria di un giorno di pioggia” di e con Ascanio Celestini insieme a Gianluca Casadei (suono Andrea Pesce. Produzione Fabbrica srl). L’evento, promosso e curato da Arci Reggio Emilia con il contributo del Comune di Reggio Emilia, è uno studio di spettacolo, un progetto in divenire che Ascanio Celestini porta in scena per la prima volta a Reggio Emilia.
il cui senso sta nel ribadire ancora una volta che i linguaggi dell’arte e della cultura sono il tramite con il quale stimolare riflessioni su temi cardine della società e del contemporaneo e lo si fa con uno dei più grandi narratori italiani. Lo spettacolo, a ingresso libero, è promosso nell’ambito delle celebrazioni del 7 Luglio 1960, in collaborazione con Cgil e Istoreco.
«Questa è la storia di un giorno di pioggia. Questa è la storia di una barbona che non chiede l’elemosina e di uno zingaro di otto anni, della barista che guadagna con le slot machine e di un facchino africano, ma anche di un vecchio che chiamano Giobbe. Questa è la storia del Cinese, di una madre che fa la zuppa liofilizzata, e di un paio di padri che non conosco il nome. Questa è la storia di una giovane donna che fa la cassiera al supermercato e delle persone che incontra».
Inizia così il nuovo spettacolo di Ascanio Celestini secondo capitolo di una trilogia iniziata l’anno scorso con lo spettacolo Laika e destinata a concludersi nei prossimi anni.
Imponenti masse d’acqua che si spostano sulla superficie del mare provocano onde sismiche che vanno a incrociarsi con i movimenti delle profondità marine.
Questo incontro scatena un fenomeno straordinario: un suono planetario senza fine che è facile ascoltare se stai dalle parti delle fasce di Van Allen, a 20mila chilometri dalla superficie terrestre così come lo sentono gli indiani Pueblo che scendono dalle finestre delle loro case.
Battono i piedi sulla terra e arrivano i nonni, così chiamano le nuvole. E comincia a piovere. E l’acqua gira tra il cielo e la terra facendola vibrare come una gigantesca campana che corre nello spazio a 100mila chilometri all’ora.
Ascanio Celestini è un attore, regista, scrittore e drammaturgo o più semplicemente (e magnificamente) è un cantastorie, un narratore abilissimo che racconta la Storia attraverso le persone che la vivono, estraendo i singoli individui dal calderone degli anni e degli eventi. E’ uno che ha “la capacità di cantare attraverso la cronaca la storia di oggi come mito e viceversa”, come dissero di lui quando ricevette il Premio Ubu Speciale nel 2002.
E mito e cronaca si intrecciano anche in questo spettacolo, presentato dall’autore stesso come uno studio incompiuto e da perfezionare ma in fondo già perfetto così. Le storie raccontate da Celestini, sul palco insieme al fisarmonicista Gianluca Casadei, sono quelle di coloro che vivono ai margini della realtà urbana; non c’è bisogno di collocarli in una città precisa perché essi si trovano ovunque, consumati da una società che li ignora e li disprezza al contempo, le loro vite sono legate le une alle altre senza che essi se ne accorgano, diventati ormai pezzi interscambiabili di uno stesso meccanismo senza fine.
Lo spettacolo è possibile grazie al contributo di Boorea, Coopservice, Ccfs, Kopia service.