«Occorre fare più informazione – e che sia migliore – sui temi legati ai fenomeni migratori e alla cittadinanza» queste le parole del Presidente provinciale delle Acli di Bologna, Filippo Diaco, intervenuto ieri ad un incontro sul tema della legge di cittadinanza ora in discussione, insieme a Yassine Lafram, coordinatore delle Comunità islamica di Bologna, alla Senatrice Francesca Puglisi e al Consigliere comunale Marco Lombardo. «Si fa troppa demagogia su questi argomenti» ha affermato Diaco, mentre «noi facciamo parlare i dati che raccogliamo presso i nostri servizi di Patronato e Caf». È così che emerge come, su quasi 23.000 pratiche effettuate negli ultimi due anni all’Ufficio Immigrati del Patronato Acli di Bologna, solo lo 0,2% riguardino pratiche di minori di 15 anni. Solo 127 gli utenti nati in Italia, di cui 56 minori e 13 neomaggiorenni, quindi potenzialmente interessati dalla riforma. «Di fatto, già ora, al compimento del diciottesimo anno, i nati in Italia possono acquisire la cittadinanza» osserva Diaco. «Anche la legge sullo ius soli prevede, comunque, una residenza stabile del bambino e della famiglia in Italia, mentre passa il messaggio sbagliato che sia sufficiente partorire in Italia perché il neonato e tutta la famiglia siano italiani» osserva Diaco.
«Dal nostro punto di osservazione, vediamo che anche i numeri sono più modesti di ciò che si pensa. La quasi totalità dei cittadini stranieri che si presenta ai nostri sportelli ha fra i 15 e i 40 anni, dunque in età da lavoro e idonei a produrre un reddito». Prosegue Diaco: «Riteniamo comunque necessario apportare delle modifiche alle norme che regolano il soggiorno in Italia di lungo periodo, perché, ad oggi, le limitazioni imposte producono fenomeni di sfruttamento, microcriminalità e criminalità organizzata, mercato nero persino delle residenze e delle assunzioni fittizie per parenti ed amici come lavoratori domestici. Solo una revisione delle norme» prosegue Diaco «e un incrocio di dati, come è stato fatto per il nuovo Isee, può efficacemente contrastare l’insorgenza di tali fenomeni, su cui, per quanto possibile, il Patronato Acli fa educazione, informazione e tenta iniziative apposite» prosegue il Presidente. «Riteniamo che serva la collaborazione di tutti, datori di lavoro, Istituzioni e Terzo settore, per far emergere e contrastare queste criticità: le Acli sono a disposizione di quanti desiderino interpellarci in merito, in ottica sussidiaria. Inoltre» conclude Diaco «la vera integrazione passa per la conoscenza della lingua e un progetto familiare, più che personale: per questo, le Acli si impegnano ogni giorno per sostenere la famiglie in questo percorso».