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Ai domiciliari esce, picchia la fidanzata e poi la minaccia via Facebook: arrestato a Reggio Emilia

Benché si trovasse domiciliari per rapina è uscito di casa. Ha però incontrato la fidanzata in compagnia di un uomo e ignorando che si  trattava di un cugino della ragazza l’ha raggiunta e aggredita dedicando altrettanta violenza all’uomo intervenuto in difesa della ragazza. Si è quindi allontanato in sella ad una bicicletta per poi tornare alla carica via Facebook attraverso una serie di minacce inviate alla fidanzata tramite l’applicativo messanger. La donna, ricorsa alle cure mediche per un lieve trauma cranico, impaurita per la condotta del fidanzato si rivolgeva ai carabinieri della stazione di Corso Cairoli denunciando quanto accadutole. I militari ricostruiti i fatti, oltre a denunciare l’uomo per evasione, lesioni personali e minacce, segnalavano l’illecita condotta al competente Tribunale di Sorveglianza che recependo le richieste dei carabinieri disponeva revocava i domiciliari al 20enne disponendo la detenzione in carcere dove il ragazzo abitate a Reggio Emilia veniva condotto dai carabinieri. Secondo quanto ricostruito dai militari il giovane, che si trovava ai domiciliari per una rapina compiuta nel 2012, la notte del 21 maggio usciva di casa incontrando la sua fidanzata che passeggiava in via risorgimento in compagnia di un uomo.

Ignorando si trattasse del cugino, il 20enne, probabilmente in preda ad un raptus di gelosia raggiungeva la donna e senza proferir parola le tirava i cappelli sferrandole un pugno. Violenza che non risparmiava il parente della ragazza intervenuto in sua difesa.

Quindi tornava a casa dove covando ancora rabbia, tramite l’applicativo messanger, via facebook incominciava ad inviare alla fidanzata una serie di messaggi minacciosi. Impaurita per la condotta del fidanzato la donna si rivolgeva ai carabinieri della stazione di Corso Cairoli denunciando l’accaduto. I militari al termine degli accertamenti denunciavano l’uomo per evasione, lesioni personali e minacce segnalando la sua condotta al tribunale di sorveglianza che revocava il benefico disponendo l’accompagnamento del giovane in carcere dove veniva condotto dai carabinieri.

















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