La FP/CGIL ha sempre sollevato in diversi momenti, con comunicati sindacali e a mezzo stampa, con convegni e audizioni con gli amministratori del territorio montano, la questione del Punto Nascite dell’ospedale di Pavullo.
Il sindacato ha sempre sostenuto in tutti i documenti la presa in carico della maternità a 360 gradi, come obiettivo primario di programmazione sanitaria aziendale, in particolare in ambiti territoriali che per caratteristiche di ampiezza e difficoltà di trasporto, come la montagna, necessitano di risposte specifiche.
“E’ importante – afferma Claudio Pasquesi della Fp/Cgil di Pavullo – che venga salvaguardato il percorso della nascita per garantire alle giovani coppie condizioni di vivibilità in montagna”.
“Abbiamo più volte ribadito e sollecitato – continua il sindacalista – l’attivazione di un’area omogenea di ostetricia/pediatria, sollecitando l’integrazione tra i punti nascita dell’Ospedale di Pavullo e dell’Ospedale di Sassuolo. Proposta che a nostro avviso avrebbe mantenuto gli standard di sicurezza e valorizzato le competenze degli operatori e il servizio per i cittadini”.
Nel documento protocollato il 4 ottobre 2016 e presentato al neo eletto sindaco di Pavullo e inviato a tutti i Sindaci del distretto del Frignano, Cgil e Uil hanno indicato all’Ausl di adoperarsi per valorizzare al meglio alcuni percorsi come l’idropuntura che si pratica solo a Pavullo e al Policlinico, il parto in acqua (oggi si pratica solo il travaglio), il rafforzamento dei percorsi pre e post parto che possono essere funzionali a mantenere livelli di nascite accettabili all’interno e con il supporto della rete ospedaliera provinciale.
In effetti, per le sue peculiarità e il tipo di servizio ofefrto, al Punto nascite di Pavullo si rivolgevano non solo le donne del nostro Appennino, ma anche quelle di altri distretti sanitari.
Si è passati in due anni dai 340 parti (di cui oltre un centinaio provenienti da altri distretti) nel 2014, a 194 parti del 2016. Su questo calo hanno influito diversi fattori: da un consistente calo delle nascite a problematiche di carattere sanitario che non è più possibile trattare a Pavullo, ma anche una scarsa o quanto meno sporadica attenzione dedicata al Presidio Ospedaliero da parte degli amministratori del territorio.
Questo vuoto ha determinato negli anni scorsi la nascita di Comitati per la salvezza dell’ospedale di Pavullo e ha contribuito non poco a rafforzare la vulgata popolare che l’ospedale di Pavullo stesse chiudendo intaccando in questo modo quel rapporto fiduciario che nel caso delle partorienti è fondamentale per la tranquillità della scelta che devono operare.
Sempre in quel documento Cgil e Uil avevano illustrato al Sindaco Biolchini diversi punti di sofferenza: lavori fermi da diversi mesi, il ritardo dei preannunciati lavori per il rifacimento delle sale operatorie, necessità di un rifacimento integrale del Pronto Soccorso. Quest’ultimo deve tendere a risolvere, in modo definitivo, la questione delle Osservazioni Brevi Intensive che oggi sono impropriamente in appoggio ad altro reparto internistico, generando un problema di sicurezza per il paziente oggetto di osservazione.
Altro tema posto era un utilizzo specialistico dell’area omogenea di chirurgia/ortopedia e un sottoutilizzo della nuova TAC istallata a fine 2015 nel Reparto di Radiologia di Pavullo.
“Nei prossimi giorni saremo ricevuti dal Sindaco del Comune di Pavullo – commenta Pasquesi – ma sarebbe utile un coinvolgimento dell’intera Unione tramite la presenza del Presidente: problematiche e ragionamenti così complessi dovrebbero essere affrontati in un ottica distrettuale, a maggior ragione quando questi processi riguardano l’intera provincia. In quell’incontro continueremo a chiedere di costruire risposte per salvaguardare una rete di servizi sanitari di qualità per la nostra zona”.