Dopo l’annuncio del Ministro Minniti sull’avvio di una stagione di tolleranza zero sul terreno dei respingimento dei migranti e sulla necessità di aprire un CIE in ogni regione, le notizie e le anticipazioni di questi giorni danno quasi per certa la riapertura del CIE di Modena.
Nella più totale confusione, la ricetta proposta è quella, vecchia e fallimentare, della riapertura dei Centri di Identificazione ed Espulsione, come se questa fosse la panacea in grado di risolvere e contrastare i problemi legati all’immigrazione e alla sicurezza.
La battaglia degli anni scorsi per la chiusura del CIE di Modena, è stata una conquista su cui non ci può nessun arretramento: quella chiusura è una storia che non si può e non si deve riaprire.
A Modena, dopo numerose denunce e segnalazioni, il CIE è stato chiuso definitivamente nel 2013, in seguito ad un importante lavoro di mobilitazione e di pressione che ha visto il coinvolgimento di tanti: Istituzioni, Parlamentari, Associazioni, Organizzazioni Sindacali, che hanno condiviso la necessità di porre fine ad un’esperienza sbagliata e fallimentare.
Modena, come qualunque altra città, non ha certamente bisogno di un CIE, esperienza chiaramente fallimentare e luogo, dove sono stati continuamente violati i diritti umani e la dignità delle persone, che produce solo una lunga e inutile detenzione senza risolvere il problema dell’identificazione.
Ricordiamo, infatti, che senza il riconoscimento e la conferma da parte dei paesi di presunta origine, le persone non si possono rimpatriare: tornare indietro a strumenti come i CIE, non fa altro che alimentare in modo strumentale odio e creare problemi e tensioni nei territori che li ospitano.
Per Cgil, Cisl, Uil di Modena il ritorno ai CIE è una strada impraticabile, oltre che inutile al contrasto dell’immigrazione irregolare, estremamente e inutilmente costosi, e che troppo spesso e in tante situazioni hanno foraggiato illegalità e ruberie, da parte di chi le gestiva.
L’unica strada possibile è quella di attivare una risposta e un coinvolgimento Europeo attraverso politiche sociali innovative che sappiano guardare al futuro dell’Europa, mentre nel nostro paese c’è bisogno di progettare l’accoglienza e non di gestire solo lemergenza.
Servono percorsi di inclusione e interventi innovativi e responsabili in grado di dare risposte concrete al tema delle povertà, per il diritto al lavoro dignitoso, per la piena cittadinanza.
Chiediamo che si completi la chiusura definitiva di tutti i CIE presenti in Italia e si organizzi una fase di accoglienza, ascolto e di accompagnamento dei profughi che entrano nel nostro paese. L’impegno condiviso e il senso di comunità sono stati i punti cardine delle azioni messe in campo in questi anni nella nostra regione a tutti i livelli istituzionali, con il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali, del mondo dell’associazionismo, del volontariato e della cooperazione. La riapertura del CIE sarebbe un passo indietro rispetto ad un modello virtuoso costruito faticosamente e attraverso cui si è riusciti a garantire un alto livello di civiltà e dignità.
Per queste ragioni il nostro è un No chiaro e definitivo all’ipotesi di riaprire il CIE di Modena e sul quale chiediamo una presa di posizione netta da parte di tutti i soggetti del territorio.
Infine, per illustrare le nostre posizioni e convinti che su questi temi sia necessario un rapporto stretto tra forze sindacali, sociali e istituzioni, annunciamo la richiesta di un incontro urgente al Prefetto e al Sindaco di Modena.