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La GdF di Bologna scopre articolata frode fiscale milionaria da parte di soggetti di origine cinese

Guardia-FinanzaI Finanzieri del Comando Provinciale Bologna hanno svolto attività di polizia tributaria e – su delega e con il
coordinamento della Procura della Repubblica di Bologna – di polizia giudiziaria nei confronti di soggetti di origine cinese, autori di una frode fiscale attuata tramite la creazione di una serie di società “apri e chiudi” intestate
a prestanome che hanno utilizzato fatture per operazioni inesistenti ed hanno omesso sistematicamente il pagamento delle imposte sui redditi e dell’IVA.L’operazione, denominata “chinese boxes”, ha portato al sequestro preventivo, disposto dal GIP del Tribunale
di Bologna, di n. 5 beni immobili (3 a Bologna e 2 a Milano), n. 2 autovetture e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di circa 1,5 milioni di euro.
Si tratta del primo sequestro compiuto a Bologna nei confronti di soggetti di etnia cinese, che di solito risultano formalmente nullatenenti. In questo caso, grazie alle indagini svolte, è stato possibile individuare ed aggredire dei beni che erano stati fittiziamente intestati a soggetti terzi.
Le indagini sono state avviate a seguito di una verifica fiscale eseguita dal II Gruppo di Bologna nei confronti di una ditta con sede nella provincia bolognese, esercente l’attività di confezionamento di capi di vestiario. Il minuzioso esame dell’impianto contabile della società sottoposta a controllo aveva permesso di rilevare un’evasione fiscale di oltre 1.500.000 di euro perpetrata con la contabilizzazione di fatture false utili per azzerare i ricavi derivanti dalle prestazioni rese ad una nota azienda italiana operante nel settore dell’abbigliamento.

Le risultanze dell’attività ispettiva avevano inoltre consentito di ipotizzare che i reali proprietari ed amministratori di fatto dell’impresa fossero due coniugi cinesi, avvalsisi, per sottrarsi alle responsabilità di carattere fiscale e penale per le illecite condotte, dello “schermo” di società di comodo e prestanome.
Al fine di avvalorare detta ipotesi sono state svolte dalle Fiamme Gialle bolognesi, su delega della locale Procura della Repubblica, attività di polizia giudiziaria, anche attraverso indagini tecniche, che hanno permesso di acquisire rilevanti elementi di prova in ordine alla riconducibilità alla coppia della titolarità di fatto di ben 16 aziende, aventi sede nel medesimo stabile, tutte formalmente intestate a cittadini di origine cinese “prestanome”, che nel corso degli anni sono state coinvolte nel sistema di frode.
Sono poi state eseguite una serie di perquisizioni nel corso della quali è stata sequestrata copiosa documentazione contabile delle società coinvolte, rilevando, allo stato, l’utilizzazione a partire dal 2010 di fatture false per oltre 15 milioni di euro.
L’operazione sviluppata dalla Guardia di Finanza di Bologna, in coordinamento con la Procura della Repubblica felsinea, si inquadra nella linea di azione volta a rafforzare ulteriormente l’attività a contrasto dei fenomeni illeciti più gravi ed insidiosi, con l’individuazione dei reali beneficiari delle frodi e l’aggressione del relativo patrimonio, così tutelando più efficacemente l’erario e l’economia legale dalla concorrenza sleale delle imprese che con artifici si sottraggono agli obblighi impositivi.

















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