“Urge un cambio forte nelle politiche sull’uso dei pesticidi in Emilia Romagna e nel bacino padano ed una veloce trasformazione a pratiche agricole meno impattanti”. E’ questo il segnale netto lanciato oggi da Legambiente durante la presentazione del proprio dossier “Pesticidi in Emilia Romagna” a cui ha partecipato anche il vicepresidente del CONAPI nazionale Giorgio Baracani e il presidente di Legambiente Emilia Romagna Lorenzo Frattini.
E purtroppo l’uso di queste sostanze non si limita al solo comparto agricolo ma se ne fa spesso abuso anche in aree urbane.
I fitofarmaci, sostanze spesso molto dannose anche per l’uomo, si ritrovano in modo generalizzato e spesso massiccio nelle acque superficiali della regione, con un numero elevato di sostanze contemporaneamente. Una situazione di pressione ambientale e sanitaria che si somma all’emergenza dell’inquinamento atmosferico, che analogamente caratterizza la Pianura Padana.
Un tema sulla cui importanza l’Unione Europea ha avviato politiche specifiche volte a tutelare gli ecosistemi e le acque e su cui l’Italia è ancora in ritardo. Lo testimonia il fatto che mancano purtroppo report aggiornati e sistematici, che descrivano la situazione dei pesticidi, soprattutto a livello locale: l’ultimo rapporto ISPRA (nazionale) si riferisce a dati relativi al 2012. Sul Glifosato, l’erbicida oggi al centro del dibattito nazionale ed europeo, manca addirittura il rilevamento della presenza nelle acque.
Proprio per stimolare una crescita in questo senso Legambiente ha lavorato ad un proprio dossier regionale che cerca di fare il punto su problematiche e strategie da seguire.
L’elaborazione effettuata sui dati 2014, disponibili sui siti regionali, conferma una situazione allarmante: si rintracciano presenze di pesticidi nella maggior parte dei campioni di acque superficiali analizzati, numerosi sono i superamenti dei limiti di legge e delle soglie cautelative, si riscontra la presenza di più principi attivi contemporaneamente (effetto cocktail). Fonte di ulteriore preoccupazione è anche il permanere di queste sostanze nell’ambiente a distanza di anni: l’analisi ha rilevato la presenza di sostanze, tra cui Atrazina e Duron, messe al bando da diversi anni.
Alcuni numeri:
- 65 sono i diversi principi chimici rilevati nelle analisi
- 80% è la percentuale dei punti monitorati che evidenziano la presenza di pesticidi
- 60% sono i prelievi in cui si riscontrano sostanze fitosanitarie (un dato in crescita rispetto al 2012)
Va inoltre ricordato come anche nei punti di prelievo in cui non si evidenziano superamenti dei limiti di legge annuali si riscontrano però singoli picchi di concentrazione molto elevate. Nonostante tali picchi superino di diverse unità il limite di 1 µg/l, questi vengono “normalizzati” nel calcolo della media annuale dai risultati dei prelievi svolti durante l’inverno, quando di norma non si effettuano trattamenti fitosanitari importanti. Valutazioni eseguite seguendo questa modalità possono portare a sottovalutare i rischi che alte concentrazioni di sostanze possono causare all’ambiente e alla salute.
I problemi maggiori sono localizzati nella zona del modenese e del ferrarese. I superamenti del limite di legge per quanto riguarda la media annua di concentrazione di pesticidi totali si riscontrano infatti nel bacino del Secchia (MO) e in quello della Burana navigabile (FE). Ulteriori anomalie si rilevano nel bacino Po di Volano (FE), nel bacino del Reno (BO-RA) e in quello dell’Uso (RN).
Un tema cruciale legato all’uso dei pesticidi è la tutela delle api, insetti che sono eccezionali bioindicatori da cui dipende peraltro l’impollinazione di molte piante e quindi la salute stessa di agricoltura ed ecosistemi. Già da diversi anni in numerosi paesi, tra cui l’Italia, vengono segnalati fenomeni di mortalità e spopolamento delle colonie di api. Le ricerche svolte fino ad ora sul territorio nazionale hanno messo in evidenza diversi fattori di rischio per la sopravvivenza di questi insetti. Tra questi risultano particolarmente critici e rilevanti i trattamenti fitosanitari effettuati in primavera-estate nelle aree a coltivazione intensiva, in special modo quelle coltivate a mais.
Anche in ambiente urbano occorre portare avanti la lotta all’uso dei pesticidi. E’del 2014 l’appello, rimasto inascoltato, del gruppo “Pesticidi No Grazie”, che comprendeva numerose associazioni dell’Emilia-Romagna, con il quale si chiedeva ai Comuni della regione di vietare l’impiego di qualsiasi prodotto fitosanitario e biocida nelle aree non agricole, e di affiancare a metodi di controllo biologico misure informative per prevenire gli effetti dannosi di un uso eccessivo e indiscriminato dei pesticidi.
Al fine di limitare il livello di pressione inquinante sul territorio regionale, Legambiente chiede:
- che si istituisca un report annuale per tenere monitorata la condizione delle acque e l’uso agricolo dei pesticidi. Tale studio deve tenere conto del maggior numero possibile di sostanze pericolose per la salute, come ad esempio il Glifosato che, anche se ampliamente diffuso, non viene ad oggi registrato nelle analisi;
- che le sostanze più dannose vengano bandite in agricoltura;
- che si attuino politiche di riduzione dei pesticidi in aree urbane, arrivando alla completa eliminazione dei diserbanti;
- che l’agricoltura biologica e di qualità (che non usa la chimica anche senza il marchio bio) venga aiutata sia sul versante degli incentivi economici che su quello normativo, che garantendo ai cittadini una corretta informazione sui prodotti che acquistano e sulle caratteristiche delle diverse pratiche agricole.
Sul tema si può fare molto, sia a livello di Comuni con propri regolamenti, che a livello Regionale. Il Piano di Sviluppo Rurale è infatti il principale strumento finanziario in mano alla Regione. Uno strumento che secondo i dettami europei mette a disposizione fondi pubblici per supportare giustamente il mondo agricolo, ma al contempo per trasformarlo in settore che partecipa a risolvere i problemi ambientali ed evolve sempre più su pratiche sostenibili. Un cammino che questa regione dovrà attuare nei prossimi anni di attuazione del PSR.
Il dossier integrale “Pesticidi in Emilia Romagna” è scaricabile a questo link:
http://www.legambiente.emiliaromagna.it/wp-content/uploads/2016/03/Dossier-Pesticidi-in-Emilia-Romagna.pdf